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Tutti pazzi per i licei, ma dopo proseguire gli studi è quasi obbligatorio

Meno di un diplomato liceale su 10, a un anno dal titolo, riesce a iniziare una carriera lavorativa. Spesso accontentandosi di una posizione poco qualificata. Discorso diverso per i diplomi tecnici e professionali: qui le chance di trovare un impiego si moltiplicano. 

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Non c’è molta scelta per chi sceglie un liceo: dopo il diploma il percorso di formazione deve continuare, pena un ingresso nel mondo del lavoro dalla porta di servizio. Eppure gli studenti italiani continuano a preferire di gran lunga questa tipologia di studi. I dati sulle iscrizioni all’anno scolastico 2024/25 lo confermano: oltre il 55% degli alunni di terza media il prossimo settembre inizierà un percorso liceale.

Col diploma di liceo il lavoro immediato è un'utopia

La speranza è che, in fase di orientamento, qualcuno li abbia avvertiti che, quasi sicuramente, dovranno continuare a studiare e che all’università quasi la metà delle matricole non arriverà alla corona d’alloro. Quest’anno il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha provato se non altro a chiarire meglio cosa c’è dopo il diploma attraverso la piattaforma Unica, la stessa dove avveniva la procedura di iscrizione online. Proprio lì, analizzando i dati disponibili, come ha fatto il portale Skuola.net, si scopre che per i liceali ci saranno ben poche opportunità di lavoro (e poco qualificate) con il solo diploma in mano: al termine dell’a.s. 2020/21, solo l’8,8% ha trovato un’occupazione stabile entro un anno dal titolo.

Tutti gli altri? In qualche modo hanno dovuto proseguire gli studi, all’università o in percorsi equivalenti: il 62,5% in via esclusiva, l’11,9% associando studi e lavoro. A cui va aggiunto un 16,8% che non ha preso una strada precisa: è il caso, ad esempio, di chi ha scelto di prendersi un anno sabbatico oppure di chi sta cercando lavoro senza riuscirci o, ancora, di chi ha mollato muovendo i primi passi nel mondo dei Neet, quei giovani che non studiano né lavorano.

Inoltre, come si diceva, quei pochi che hanno trovato un’opportunità nella maggior parte dei casi non fanno i salti di gioia. Il 59,4%, infatti, è impegnato nella generica categoria “Professioni qualificate nelle attività commerciali e nei servizi”, all’interno della quale c’è un po’ di tutto, dalla commessa al cameriere, dalla segretaria all’impiegato base. E’ andata anche peggio all’11,6%, che si è dovuto accontentare di mansioni “non qualificate”, come i servizi di pulizia, di manovalanza nei settori edilizio o agrario, o di supporto vario all’interno di uffici e negozi. Solo l’11,3% svolge compiti “esecutivi”, appena il 6% di carattere “tecnico”.

Occupati e soddisfatti dopo la Maturità? Più facile per i diplomati di istituti tecnici e professionali 

Decisamente più roseo, almeno sulla carta è invece l’immediato avvenire per chi frequenta un istituto tecnico e, ancor di più, un istituto professionale e vuole fermarsi al diploma di Maturità. Nel primo caso, quello dei tecnici, la quota degli occupati precoci sfiora il 30% (per la precisione è al 29,6%) e, considerando anche quelli che provano a continuare a studiare mentre lavorano (10%) si arriva attorno al 40%. Nel secondo caso, quello dei professionali, il tasso di occupazione sale addirittura al 42,9% che, aggiungendo gli studenti-lavoratori (4,7%), si avvicina al 50%.

Peccato che questi percorsi facciano ancora fatica a uscire dal torpore in cui sono precipitati negli ultimi anni: sebbene in lieve crescita rispetto al recente passato, per il 2024/25 li ha preferiti, rispettivamente, solo il 31% e il 12% degli studenti in uscita dalle medie.

In più, le opportunità che riescono ad agguantare questi ultimi diplomati spesso e volentieri potrebbero essere il primo gradino di carriere soddisfacenti. Per quanto riguarda i maturati “tecnici”, quelli impegnati nelle professioni “Professioni qualificate nelle attività commerciali e nei servizi” restano i capofila, ma si riducono al 30%. Ben il 16,6% ha compiti “esecutivi” in lavori d’ufficio, superando di poco quelli che al contrario svolgono lavori “non qualificati” (16,4%). L’11,2% fa l’operaio specializzato, il 9,6% ha compiti “tecnici”.

Nel mezzo, quanto a qualità della posizione ricoperta, si pongono i diplomati “professionali”: le “professioni qualificate nelle attività commerciali e nei servizi” sono al 46,4%, le “professioni non qualificate” al 16,9%, le “professioni esecutive nel lavoro d'ufficio” all’8,6%, ancor prima si piazzano “artigiani, operai specializzati e agricoltori” (11,6%).

Lo spettro Neet riguarda tutti indistintamente

A onor del vero, però, va detto che questa coppia di percorsi apparentemente gratificanti nasconde delle insidie. Non tutti gli indirizzi hanno lo stesso livello di assorbimento da parte del mercato del lavoro. Ecco perché, gli stessi tecnici e professionali, presentano un tasso medio di potenziali Neet - ragazze e ragazzi al momento né occupati né studenti - rispettivamente del 32,9% e del 42,2%. I diplomi più richiesti oggi? Come sottolinea Unioncamere - che attraverso il Sistema Informativo Excelsior ha fornito i dati in questione alla piattaforma Unica - sono quello in Amministrazione, Finanza e Marketing (tecnico) e quello che forma addetti alla Ristorazione (professionale), seguiti da quelli con focus nella Trasformazione Agroalimentare (tecnico) e nel Turismo, Enogastronomia e Ospitalità (professionale).

Anche quest’anno, dunque, gli esiti delle iscrizioni alle classi iniziali delle scuole superiori dimostrano che non tutti gli studenti hanno contezza di ciò che davvero “funziona” nel mondo del lavoro. O di come minimizzare i rischi qualora ci si volesse fermare al diploma. Perché, ad esempio, un istituto tecnico offre un buon compromesso tra formazione specialistica e quella di base, consentendo agli studenti una doppia opzione studio/lavoro che per i licei è impossibile. E in ambito lavorativo, oltre il 40% delle assunzioni di diplomati previste dalle aziende attiene a figure di difficile reperimento.

Per sviluppare questa consapevolezza, la stessa Unioncamere ha messo i suoi studi non solo nella mani dei genitori, che accedono alla piattaforma Unica, ma anche degli studenti, attraverso il portale Skuola.net. Proprio qui, infatti, gli studenti possono oggi trovare in modo semplice la risposta alla domanda che spesso molti si pongono: "Che ci faccio col diploma?".

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