Il liceo continua a essere la via maestra ma, come già avvenuto dodici mesi fa, sembrano fare effetto le campagne di promozione dei percorsi tecnici e professionali, specie in ottica lavorativa. A settembre 2024, oltre la metà degli studenti delle prime classi delle superiori (55,63%) frequenterà un indirizzo liceale, ma l’anno scorso erano il 57,10%, quindi in calo di circa un punto e mezzo percentuale. Di contro, il 31,6% andrà in un Istituto Tecnico mentre il 12,72% ha scelto un Istituto Professionale. Comparti, questi, entrambi in crescita rispetto al 2023/24: i Tecnici erano al 30,9% (-0,7%), i Professionali al 12,1% (-0,6%). Eccoli i primi dati sulle iscrizioni scolastiche 2024/2025, diffusi dal Ministero dell’Istruzione e del Merito.
Il liceo Scientifico si conferma la prima opzione - Entrando più nel dettaglio dei vari indirizzi, al primo posto si conferma il liceo Scientifico: sommando le sue varie articolazioni (tradizionale, scienze applicate, sportivo) ha ottenuto i favori di oltre 1 studente su 4 (25,59%), comunque in calo di oltre mezzo punto percentuale. In seconda posizione si piazza il tecnico Amministrazione, Finanza e Marketing (9,23%), in salita di oltre lo 0,5%. Terzo gradino del podio per il liceo Linguistico: con il 7,86% di iscrizioni è uno dei pochi licei a crescere ancora, seppur di poco (+0,16%). Il liceo Classico, invece, si ferma al 5,34% (nel 2023 era al 5,80%).
La situazione cambia parecchio a seconda dell'area geografica - E, poi, va detto che l’appeal dei licei non è uguale dappertutto. A fronte di regioni in cui si viaggia verso numeri altissimi - come nel Lazio (69,3% di iscritti), in Abruzzo (62,7%), Sicilia (60,8%), Molise (60,5%), Campania (60,3%) - ci sono alcune aree in cui meno della metà degli studenti “crede” ancora nel potere del diploma liceale: è il caso dell’Emilia Romagna (appena 45,2% di preferenze), del Veneto (45,9%), a cui va aggiunto il Friuli Venezia Giulia (50% tondo).
La "licealizzazione" dell'Italia sta per finire? - Anche se è ancora prematuro per parlare della fine della “licealizzazione” del nostro Paese. Un trend iniziato ormai oltre dieci anni fa e, con alcune flessioni in tempi più recenti, ancora molto evidente. Nel 2012/13, ad esempio, nelle classi dei licei sedeva solamente il 45,7% degli iscritti al primo anno. Da quel momento in poi la curva ha sempre avuto un andamento crescente. Con un picco del 57,80% nel 2021/22. Dopodiché, l’anno successivo, in tanti già parlarono di una parziale crisi per i licei: nel 2022/2023 il dato scese al 56,60%. Salvo poi ricredersi a distanza di dodici mesi, visto che nel 2023/24 i numeri tornarono a salire fino al 57,10%. Ora si riscende, come sulle montagne russe. Non è detto, dunque, che si stia aprendo una fase. Solo le iscrizioni del 2025 potranno dircelo.
Nuovi tecnici e professionali e Liceo del Made in Italy: qual è stato il riscontro? - Tornando al presente, quest’anno c’era un motivo di interesse in più attorno alle scelte dei ragazzi, considerando le due nuove opzioni a disposizione in uscita dalla terza media: la filiera tecnico professionale “4+2” (che peraltro permette di arrivare al diploma in quattro anni) e, soprattutto, il tanto discusso liceo del Made in Italy. Il rumore è stato tanto, ma gli studenti non si sono mostrati particolarmente attratti da entrambi i percorsi: i nuovi tecnici e professionali hanno registrato 1.669 iscrizioni, i licei del Made in Italy appena 375 candidature (0,08%).
Il punto di vista del ministro Valditara - Il Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, si è però detto almeno in parte soddisfatto del riscontro: “La filiera del 4+2 - ha sottolineato il numero uno di Viale Trastevere - ha registrato un interesse significativo da parte delle famiglie, è un risultato importante e non scontato. Gli studenti da settembre potranno contare su un percorso e dei programmi fortemente innovativi e una maggiore sinergia con il mondo produttivo. Il Made in Italy è la nuova offerta formativa messa in campo dai licei che avevano già attivo l’indirizzo Scienze Umane – opzione Economico-sociale, pensata per una formazione tesa a valorizzare le eccellenze italiane riconosciute a livello internazionale. Un’opzione che dal prossimo anno potrà rafforzarsi nell’alveo dei licei più tradizionali”. In ogni caso, per Valditara, è già un punto d’orgoglio “aver ampliato l’offerta formativa a disposizione degli studenti italiani venendo incontro alle esigenze e alle nuove sfide del mondo del lavoro, è la strada giusta per una scuola di successo per i nostri ragazzi”.
L'ampliamento dell'offerta formativa può cambiare gli equilibri - “È ancora presto per capire se la riforma dell’istruzione tecnico e professionale permetterà di rilanciare questo comparto formativo che, da quando è entrata in vigore la riforma Gelmini, ha perso ‘quote di mercato”: basti pensare che al nastro di partenza dell’anno scolastico 2012/13 gli iscritti al primo anno di un indirizzo liceale erano solo il 45,7% del totale. La riforma ha infatti moltiplicato l'offerta dei licei, rendendola molto più vicina a quella dei tecnici. Nel contempo, i professionali sono diventati molto più simili ai tecnici, perché di fatto non permettono di raggiungere una prima qualifica in tre anni come avveniva in passato; a quell’obiettivo ora ci pensano i corsi di formazione regionale. La nuova filiera del 4+2 e una maggiore cura per le attività di orientamento - con l’introduzione di un monte orario obbligatorio per ogni anno di scuola media - possono sicuramente dare un contributo a riequilibrare una situazione che negli ultimi anni ha alimentato un clamoroso paradosso: a fronte di una crescita sostanziosa dei liceali - obbligati quasi fisiologicamente a proseguire con gli studi dopo il diploma - non ha fatto seguito un corrispondente incremento dei laureati. E tanti liceali senza laurea loro malgrado hanno finito per ingrossare l’esercito dei NEET”, commenta così i dati ministeriali Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net.
La piattaforma Unica promossa quasi all'unanimità - Da segnalare, infine, l’apprezzamento delle famiglie del nuovo sistema di iscrizione online, quest’anno gestito attraverso la piattaforma ministeriale Unica: il 92% circa degli utenti ha affermato di ritenere efficiente il funzionamento del servizio offerto, il 93% degli stessi ha gradito la semplicità di utilizzo del servizio.