Una delle promesse dell’ingegneria aerospaziale a livello mondiale è una giovane gelese, trapiantata a Darmstadt (in Germania), lì dove opera l’Agenzia Spaziale Europea. Chiara Cocchiara è stata infatti inserita lo scorso anno nella lista dei 20 professionisti under 35 che guideranno il settore spaziale nei prossimi anni, elaborata da Space and Satellites Professional International (Sspi), il più grande network internazionale e interdisciplinare di individui e aziende del settore spaziale.
In occasione della Giornata internazionale delle donne e delle ragazze nella scienza, che quest’anno ricorre l’11 febbraio, il portale Skuola.net l’ha intervistata per capire come la sua storia possa ispirare gli studenti ma soprattutto le studentesse verso lo studio delle discipline STEM. La risposta, facile immaginarlo, potrebbe venire proprio dal portare le stelle fra i banchi di scuola come lei stessa sta provando a realizzare con la sua iSpace School.
Ingegnere aerospaziale e donna: quanto è stato difficile vincere gli stereotipi di genere nel suo cammino?
“Sebbene la situazione stia migliorando, le differenze di genere nel settore spaziale sono ancora molto visibili. La maggior parte dei colleghi con cui lavoro io, ad esempio, è di genere maschile e solo una parte più piccola sono donne. Ma basta osservare le statistiche per accorgersene: tra gli iscritti a ingegneria aerospaziale dell’Università di Pisa, nel 2022, oltre 7 su 10 erano uomini e solo il resto donne. Più che di stereotipi di genere, quindi, si parla di dati reali che attestano queste differenze”.
Ma, in base alla sua esperienza, quali sono i principali ostacoli che una donna incontra negli ambiti tecnici?
“Penso siano il frutto di una combinazione tra i problemi tipici di una normale carriera professionale e le difficoltà collegate proprio alle differenze di genere. Queste ultime, in particolare, si accentuano nel confronto fra generazioni diverse. Oggi, per fortuna, la percezione di una differenza tra un uomo e una donna è molto minore. Ciò è dovuto, probabilmente, anche al fatto che le donne contemporanee stanno crescendo in una società che è molto più aperta, anche in questi ambiti. Così, sebbene siamo un netta minoranza in termini percentuali, tante politiche vengono adesso adottate per favorire l’inserimento e la crescita delle donne in questo settore”.
Però, ancora oggi, nei settori delle cosiddette materie STEM le ragazze fanno più fatica a sognare un futuro rispetto ai ragazzi: qual è la ragione di fondo, secondo lei?
“Già in generale, purtroppo, le materie STEM sono considerate più difficili rispetto alle altre. Nonostante, a livello universitario, il numero degli iscritti in discipline, ad esempio, ingegneristiche, non sia poi così basso. Piuttosto, è nell’età scolastica che risulta difficile incontrare degli studenti che si appassionano a queste materie. E tra le ragazze questo “distacco” si avverte ancora di più. Se uniamo poi questo dato allo stereotipo che queste discipline siano più adatte a un ragazzo, la conseguenza è che le ragazze vengono allontanate sempre di più da queste materie, portandole a intraprendere percorsi molto diversi”.
Lei è arrivata a collaborare a missioni internazionali per, ad esempio, l’ESA (l’Agenzia Spaziale Europea) e l’EUMETSAT (l’Ente per la gestione dei satelliti meteo): qual è stato il “segreto”?
“Per arrivare a quei livelli, oltre all'impegno e alla conoscenza tecnica, che chiaramente sono richieste, bisogna continuare a sognare. La passione è davvero il motore più importante per la crescita di uno studente, sia dal punto di vista personale che dal punto di vista professionale. Sono sicura che ognuno di noi ha qualcosa in cui crede che sogna di diventare. Nel fare questo ci poniamo degli obiettivi da raggiungere, e i miei obiettivi ruotavano e ruotano ancora oggi attorno alle missioni spaziali. Devo dire che ogni volta che assisto ad un lancio di un satellite o che parlo di missioni spaziali e di un evento nel mio lavoro quotidiano, quando vado all'Agenzia spaziale per svolgere il mio lavoro, mi emoziono ancora pensando che nel mio piccolo sto contribuendo a qualcosa di immensamente grande”.
Come pensa sia possibile ispirare le nuove generazioni a seguire orme come le sue?
“Far nascere e far crescere un sogno è secondo me la maniera più semplice, divertente ed efficace per spingere le nuove generazioni verso carriere come la mia. Le materie STEM, proposte in modo “freddo”, sono difficili da amare. Ma parlando di spazio, di satelliti, di astronauti, di missioni su Marte e sulla Luna, si può arrivare a toccare il cuore e le menti degli studenti. In questo modo si impara ad amare, e studiare, queste discipline”.
Ecco perché ha deciso di dare vita ad iSpace School, il progetto che porta nelle scuole il mondo dello spazio, cercando di renderlo coinvolgente?
“Esattamente. Il progetto iSpace School ha proprio l’obiettivo di educare ispirando le nuove generazioni. Materie ingegneristiche, con nozioni di fisica e matematica, vengono applicate allo spazio e alla vita degli astronauti. Gli studenti hanno così modo di confrontarsi con le loro sfide all’interno della stazione spaziale internazionale, imparando a conoscere le difficoltà dell’ambiente spaziale e le differenze con la vita sulla Terra. Lo spazio, in generale, ha ormai un impatto enorme sulle nostre vite e gli esperimenti che vengono svolti lassù hanno un forte impatto anche su altri settori, dalla biologia alla medicina all’agraria”.
Ma come funziona, in concreto, iSpace School?
“Le materie legate all’aerospazio vengono presentate agli studenti tramite percorsi formativi online, che vengono accompagnati da confronti con esperti del settore. Infine, verrà data la possibilità di partecipare ad Hackathon spaziali. Eventi in cui gli studenti vengono divisi in gruppi, si sfidano con idee innovative e progetti spaziali, venendo poi giudicati da una giuria di esperti. Molte scuole in Italia e nel mondo hanno già aderito al progetto e davvero hanno regalato agli studenti un'opportunità unica di crescita e di conoscenza”.
Che tipo di “risposta” ha potuto notare da parte dei ragazzi?
“Ho avuto l'opportunità di parlare con alcuni di loro, i quali mi hanno detto di essere rimasti davvero entusiasti di questo corso. Molti di loro adesso sognano addirittura di diventare astronauti. Io personalmente auguro a molte più scuole di aderire al progetto e di permettere a un numero sempre maggiore di ragazze e ragazzi di imparare e crescere sognando con lo spazio”.