FRAME RATE... DA VOLTASTOMACO!

Usa: ricercatrice fa funzionare Doom grazie a dei batteri intestinali

Lo sparatutto di Bethesda e id Software dimostra ancora una volta di poter essere installato su qualsiasi cosa

© Ufficio stampa

Doom è uno dei videogame più amati di sempre. Da anni, lo sparatutto è al centro di una serie di esperimenti che vedono giocatori di tutto il mondo impegnati a eseguirlo su oggetti e dispositivi di ogni genere, dai registratori di cassa ai test di gravidanza: l'ultima trovata è quella di una ricercatrice di biotecnologie americana, la quale è riuscita a far funzionare il videogame tramite dei batteri intestinali.

Lauren Ramlan, ricercatrice presso l'università di ricerca statunitense Massachusetts Institute of Technology (MIT), non ha fatto girare il gioco su una simulazione digitale di batteri, ma ha trasformato dei batteri reali in pixel per visualizzare la schermata dello sparatutto lanciato trent'anni fa.

In particolare, la ricercatrice ha creato un display con una risoluzione di 32x48 pixel all'interno di una parete cellulare fatta interamente di batteri Escherichia coli (E. coli), per poi dosare questi batteri con delle proteine fluorescenti per farli illuminare proprio come se fossero dei pixel digitali. I microrganismi si sono dunque combinati per agire come un piccolo (anzi, minuscolo) monitor, che è riuscito a riprodurre il gameplay dell'amato sparatutto diventato ormai un cult del panorama retrogaming.

È bene sottolineare che Ramlan non è riuscita a rendere effettivamente giocabile questa particolare "versione" di Doom: la ricercatrice ha dovuto scontrarsi con problemi dati da un frame rate ingestibile. I batteri non sono certo nati per visualizzare videogiochi in 3D, e impiegano circa 70 minuti per illuminare un fotogramma del gioco (senza considerare le altre otto ore necessarie a tornare allo stato iniziale).

Ciò si traduce in quasi nove ore per ciascun fotogramma, il che significa che sarebbero necessari centinaia di anni per visualizzare una sequenza effettiva di gioco. Nonostante gli enormi problemi tecnici affrontati, però, gli sforzi della scienziata vanno senz’altro premiati, annoverando questo tentativo tra i più bizzarri che abbiano coinvolto il gioco di Bethesda e id Software negli ultimi anni.