LE PRIME ESIBIZIONI DEI BIG

Festival di Sanremo 2024, le pagelle della prima serata: Negramaro e Diodato, che classe

Esibizioni di buon livello nonostante emozione e qualche problema tecnico, bene anche Angelina, Annalisa, The Kolors, Mahmood e Irama 

di Massimo Longoni

© IPA

E' iniziato il Festival di Sanremo 2024 con l'esibizione dei 30 Big in gara in una prima serata che ha visto Amadeus affiancato da Marco Mengoni in veste di co-conduttore. Qualche problema tecnico e qualche scherzo giocato da tensione ed emozione del debutto non hanno comunque inficiato più di tanto le esibizioni che si sono tenute di buon livello. Diodato e Negramaro hanno impressionato per classe e interpretazione, Angelina protagonista di un'esibizione veemente, ma bene anche Annalisa,, The Kolors, Irama e Mahmood. Con possibilità di crescita Loredana Bertè.  

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Clara, "Diamanti grezzi" -

 Tocca a lei rompere il ghiaccio e non è facile tanto più che l'attacco su tonalità basse non l'aiuta. A dare una bella spinta ci pensa la canzone con un ritornello che decolla in maniera convincente e la sua esperienza attoriale che la sostiene per tenere il palco con sicurezza. 6,5 

Sangiovanni, "Finiscimi" -

 Un nuovo look e un nuovo percorso musicale che prende il via da un brano sofferto che per lui è un pezzo di vita vissuta. L'impressione è di un passo ancora in mezzo al guado, non pienamente compiuto. 5,5

Fiorella Mannoia, "Mariposa" -

 Anche per lei una veste piuttosto inedita, almeno in ambito sanremese. Per un testo impegnato sulla condizione della donna si è scelto un vestito musicalmente leggero e sinuoso, latinamente danzante (e molto vicino a "Dolcenera" di Fabrizio De André). Il pubblico l'accompagna battendo le mani e lei supera la tensione che all'inizio sembra condizionare anche una della sua esperienza. 7-

La Sad, "Autodistruttivo" -

 Di sicuro l'impatto visivo potrebbe sconcertare il pubblico più tradizionalista di Sanremo, in realtà sono molto meno fuori contesto di quanto si potrebbe pensare. Il pezzo è un pop punk forse un po' fuori tempo massimo ma con un bel tiro melodico (Zanotti si sente) e un testo su un tema delicato, che trova la sua esplicitazione nei tre esponenti del Telefono amico sul palco che mostrano cartelli con messaggi di ragazzi che si sono suicidati. 6,5

Irama, "Tu no" -

 Si presenta con un brano difficile, un continuo saliscendi dinamico tra piani e forti e poi fortissimi. Un equilibrio delicato da mantenere ma lui ci riesce dominando emozione e grinta. 7+

Ghali, "Casa mia" -

 Arriva a Sanremo per recuperare un po' di smalto e lo fa con un brano che lo porta in territori decisamente pop e orecchiabili. Il testo è bello e, come sua abitudine, impegnato sul tema migranti, ma con questa veste danzereccia il rischio è di non prestarci la dovuta attenzione. 6  

Negramaro, "Ricominciamo tutto" -

 Quando esperienza e personalità fanno la differenza. Giuliano Sangiorgi e compagni si mangiano il palco tirando fuori il meglio da una canzone che è un crescendo emozionale con un finale di grande effetto. E se la melodia non fa presa al primo colpo, i prossimi ascolti faranno il loro dovere. 7,5 

Annalisa, "Sinceramente" -

 Presentarsi con i crismi della favorita numero uno non è facile e di gente entrata papa ed uscita cardinale è piena la storia. Ma il brano è accattivante, furbo quanto basta e mescola efficacemente 70's, Raffaella Carrà e synth pop, anche se paradossalmente ha un ritornello che sembra meno forte di ciò che lo precede. Lotterà fino alla fine e comunque la canzone avrà vita lunga. 7-

Mahmood, "Tuta gold" -

 Il palco di Sanremo per lui è una sorta di vitamina che non gli fa sbagliare un colpo. Finora ne è sempre uscito vincitore, e proprio questo rende (sulla carta) impossibile una nuova affermazione. Ma il pezzo c'è, con le sue melodie esotiche, i beat urban e anche i break furbi che tanto hanno funzionato in passato. 7+

Diodato, "Ti muovi" -

 Classe e calore. Diodato interpreta in maniera impeccabile una ballad ricca di soul con un arrangiamento sontuoso. Concede anche qualcosa allo spettacolo con un corpo di ballo che entra sullo special strumentale dove l'orchestra si esalta. 7,5

Loredana Bertè, "Pazza" -

 A 73 anni ci pensa lei a portare una ventata di rock sul palco dell'Ariston. Peccato che alcune imprecisioni non rendano giustizia a un brano che avrebbe tutte le carte in regola per arrivare molto in alto. 6,5

Geolier, "I p' me tu p' te" -

 Urban e neomelodico. Un mix potenzialmente esplosivo, come dimostrano i numeri con cui arriva a Sanremo a furor di popolo. La canzone ricorda quella di Lazza dell'anno scorso, ed è un complimento, anche se rispetto alla versione in studio l'esecuzione di Geolier sembra un po' trattenuta. Avrà modo di crescere nel corso delle serate. 6,5

Alessandra Amoroso, "Fino a qui" -

 Per quanto Alessandra Amoroso non sia nuova a calcare il palco dell'Ariston, per lei è la prima volta in gara. Ed è un'altra cosa. Ne esce un'esibizione tirata, emotivamente ricca ma dove il brano non riesce a esprimere completamente tutto il suo potenziale che, soprattutto nel ritornello, è di un certo peso. Da risentire. 6,5

The Kolors, "Un ragazzo una ragazza" -

 Dopo un successo come "Italodisco" che si fa? Si gioca la carta della fotocopia o si dimostra che si è anche altro? Stash e soci si affidano al funky, alle radici black, a tutto quello che ha contribuito a formare il loro sound. La pecca? Forse più estiva che adatta a questo contesto, ma la mancanza di calcolo è un punto a favore. 7-

Angelina Mango, "La noia -

 Angelina non solo interpreta ma scrive anche, e a questo giro lo fa insieme a Madame e Dardust. Ne esce una canzone profondamente mediterranea nella strofa che si trasforma in una cumbia scatenata nel ritornello. Lei la esegue in maniera veemente, ballando e interpretando come un'artista navigata. 7,5  

Il Volo, "Capolavoro" -

 Il trio sta cambiando pelle: i tre cantanti si presentano con look diversi a esprimere tre diverse personalità e la vocalità lirica si limita al minimo sindacale per fare presa sul pubblico che li segue da sempre. Però le coordinate melodiche sono quelle che hanno fatto la loro fortuna. E potrebbero farla ancora. 6

Big Mama, "La rabbia non ti basta" -

 Anche la cantante avellinese fa sua la lezione di Lazza dell'anno scorso con un ritornello che "cenereggia" non poco. In un Sanremo così affollato e a trazione "dance" rischia di passare sottotraccia a dispetto di un testo di affermazione personale e sarebbe un peccato. 6-

Ricchi e Poveri, "Ma non per sempre" -

 Di sicuro non difettano di autoironia, come lo dimostra la trovata scenica di presentarsi sul palco "impacchettati" con un bel fiocco. Convince molto meno l'affidarsi a una scrittura che ricalca formule "giovanili" e mood danzante. 5 

Emma, "Apnea" -

 La metamorfosi di Emma è quasi completa. Si diverte e questa cosa passa anche attraverso una canzone che mescola i suoni di Fred again con melodie vagamente ispirate al pop italiano dei primi anni 80. E poco importa se l'impressione è che la gara per i piani alti si giochi su altri tavoli: a Emma interessava portare anche in questo contesto una nuova versione di sé, più sicura e leggera, e ci è riuscita perfettamente. 6/7

RengaNek, "Pazzo di te" -

 Alla coppia tocca la quota "tradizionale" del Festival. L'impasto vocale è impeccabile ma il brano sembra venire da un altro Sanremo con la macchina del tempo. 5 

Mr Rain, "Due altalene" -

 Tradizione e contemporaneità nell'accoppiata pianoforte/vocoder, dolcezza e teatralità. Esibizione di sicuro effetto con un hook destinato a fare presa in un attimo, anche se il pericolo déjà-vu è dietro l'angolo. 6+

Bnkr44, "Governo punk" -

 Il collettivo toscano porta una canzone divertente che bene aderisce all'immagine da boyband alternativa ma che, a dispetto del titolo, in realtà di punk non ha nulla. Pochino per emergere nel mucchio.  5/6

Gazzelle, "Tutto qui" -

 La quota indie è occupata a pieno diritto dal cantautore romano con una ballad romantica e delicata che ha il pregio di distinguersi in mezzo alle sonorità dominanti di questo festival. 7

Dargen D'Amico, "Onda alta" -

 Testo a tema serio (migranti) su musica techno/dance. La ricetta funziona anche perché il ritornello è di grande efficacia. Deve anche fare i conti con problemi tecnici agli auricolari ma questo non inficia la sua esibizione conclusa con un appello pacifista a "cessare il fuoco". 7+

Rose Villain, "Click Boom" -

 Una canzone strana, quasi un film a episodi, dove ognuno di questi fa storia a sé. Però le varie parti funzionano singolarmente e anche nell'insieme. Peccato che a tratti il fiato si spezzi un po': ah l'emozione! 6+

Santi Francesi, "L'amore in bocca" -

 Anche per Alessandro De Santis qualche problema di audio con gli auricolari ma ne esce bene con una canzone che mescola elettronica e melodia in maniera affatto banale. 6/7

Fred De Palma, "Il cielo non ci vuole" -

 Niente reggaeton né rap, Fred De Palma punta su una cassa dritta senza fronzoli che all'1:20 di notte comincia a farsi sentire... E forse i fronzoli sono troppo pochi perché melodicamente il pezzo stenta a far presa. 5,5

Maninni, "Spettacolare" -

 Ma quindi la canzone "sanremese" non si è estinta? Perché quella di Maninni solo 10 anni fa da queste parti sarebbe stata la regola. Oggi è un'eccezione. Al punto che la si ascolta con più indulgenza. 6

Alfa, "Vai!" -

 La ballata country-acustica che strizza l'occhio a Ed Sheeran è piacevolmente allegra e contribuisce a tenere svegli. Per lui un bel passo avanti ma che gli servirà più in futuro che in questo Festival. 6+ 

Il Tre, "Fragili" -

 Tocca al suo impasto di flow e melodia, con grande attenzione sul testo, chiudere la serata. E proprio per questo merita di essere risentito. Per ora è un 6-

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