Giuseppe Conte affronta il nodo dei rapporti tra Pd e M5S. "Nel Pd esiste ancora, in alcuni, un riflesso condizionato. La memoria di un passato in cui quel partito aveva una vocazione maggioritaria e una pretesa egemonica - afferma il presidente del Movimento -. Oggi non funziona più lo schema dei satelliti che ruotano attorno a loro. Oggi c'è un rapporto alla pari. C'è un gioco a scaricare sul Movimento la responsabilità di non favorire la nascita di una coalizione. Vogliamo solo discutere e non ci allineiamo al Pd".
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"Serve un chiarimento" -
"La verità - prosegue Conte intervistato dal Corriere della Sera - è che mentre noi abbiamo fatto chiarezza al nostro interno, tra loro esistono molte anime. E quando un giorno arriverà il voto politico non possiamo permetterci ambiguità". "Bisogna che" con il Pd "ci intendiamo".
Quanto al sentimento della base, dopo che a Faenza, durante l'assemblea regionale 5 Stelle, sono comparsi cartelli con scritto "mai con il Pd", Conte sottolinea: "Molto più di un cartello conta il senso di un'assemblea di oltre 1.500 persone in cui abbiamo ribadito il grande lavoro in Emilia-Romagna, e ovunque, per sostenere nei Comuni i progetti di segno progressista - prosegue -. Bisogna che ci intendiamo. Per presentare un domani un progetto serio e credibile va approfondito il confronto oggi. Dobbiamo scacciare l'ipocrisia: non possiamo nasconderci le differenze, anzi proprio su queste serve un chiarimento. E soprattutto non si può chiedere certo al Movimento di abbandonare quella forza propulsiva che da oltre 10 anni sta cambiando il Paese. Noi siamo questo".
"Bisognerebbe - aggiunge quindi Conte - interrogare il Pd per verificare quanti nostalgici ci sono ancora del Jobs act e della Buona scuola, quanti sostengono il turbo-atlantismo e politiche europee neoliberiste. Chiediamo a chiunque si professi progressista di essere radicale su questi obiettivi. Perché se affermi un principio devi essere conseguente".
Salario minimo e le altre battaglie "da fare insieme" -
Per Conte intanto Elly Schlein "sta provando a realizzare un nuovo percorso. Ad esempio sul salario minimo ha imposto al partito di convergere su una nostra battaglia storica. E così abbiamo messo un mattone per l’alternativa a una Meloni che si preoccupa degli “amichetti”, ma che se ne infischia di chi prende 4 euro all’ora. Le prossime battaglie da fare insieme sono sul conflitto di interessi e sulla regolamentazione delle lobby: dobbiamo impedire contaminazioni tra politica e affari. Ma sulla politica europea urge chiarirsi. Avremmo dovuto rendere strutturale il Next generation Eu e sul Mes continuare a combattere per trasformare l’accordo da intergovernativo in comunitario".