Vittorio Sgarbi si è dimesso da sottosegretario alla Cultura. "Mi dimetto con effetto immediato da sottosegretario del governo e lo comunicherò nelle prossime ore a Giorgia Meloni", ha detto lui stesso a margine di un evento a Milano. In merito agli insulti rivolti ai giornalisti, il critico d'arte ha affermato: "Non mi devo scusare con nessuno, ho espresso le mie imprecazioni come fa chiunque. Quelle erano immagini rubate. E uno nel suo privato può dire quello che vuole".
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"Colpo di teatro" -
"È un colpo di teatro, sono due ore che medito se farlo o se non farlo". Così Sgarbi dopo aver annunciato le sue dimissioni da sottosegretario alla Cultura, parlando durante l'evento 'La ripartenza' organizzato da Nicola Porro a Milano.
"Lettere anonime" -
"L'Antitrust ha mandato una molto complessa e confusa lettera dicendo che aveva accolto due lettere anonime, che ha inviato all'Antitrust il ministro della Cultura, in cui c'era scritto che io non posso fare una conferenza da Porro".
"Gli uomini che hanno dignità non accolgono lettere anonime" -
"Il ministro Gennaro Sangiuliano non l'ho sentito, non ci parliamo dal 23 ottobre quando mi ha dato la delega per andare a occuparmi della Garisenda. Non potevo sentire una persona che riceve una lettera anonima e la manda all'Antitrust. Le lettere anonime si buttano via, gli uomini che hanno dignità non accolgono lettere anonime", ha aggiunto.
"Secondo l'avviso dell'Antitrust - ha detto Sgarbi - io non potrei parlare di arte per evitare il conflitto di interesse. E quindi vorrei annunciare qui le mie dimissioni da sottosegretario di Stato alla Cultura".
"La legge consente che io, attraverso il Tar, indichi quelle cose che ho detto - ossia - che non può essere in conflitto di interessi chi non ha un lavoro, chi non fa l'attore, chi non fa il professore, chi è in pensione come professore e come sovrintendente" ha aggiunto, sottolineando che "io ho fatto occasionalmente conferenze come questa. Questa conferenza - ha spiegato - secondo quello che l'Antitrust mi ha inviato, sarebbe incompatibile, illecita, fuorilegge".
Quindi, "per evitare che tutti voi siate complici di un reato, io parlo da questo momento libero del mio mandato di sottosegretario. Avete comunque un ministro e altri sottosegretari - ha sottolineato -. Io riparto e da ora in avanti potrò andare in tv e fare conferenze".
Antitrust, verso conclusione istruttoria su incompatibilità -
È il 15 febbraio il termine previsto entro il quale l'Antitrust dovrà pronunciarsi sull'incompatibilità per Sgarbi tra le sue attività extra governo e il ruolo che ricopre al Mic. Secondo quanto si apprende, il procedimento potrebbe essere già stato chiuso e nei primi giorni della prossima settimana, forse lunedì stesso, potrebbero venirne comunicate le conclusioni.
A chi gli chiedeva quale fosse, in seguito alla sue reazioni, l'immagine di lui che arriva all'estero, il sottosegretario ha risposto: "Dobbiamo chiederlo all'estero. Il sottosegretario non ha rilasciato nessuna intervista quindi quelle erano immagini rubate. E uno nel suo privato può dire quello che vuole". Sgarbi è tornato poi agli auguri di morte rivolti ai giornalisti spiegando: "Non rifarei l'intervista anche perché non l'ho fatta. E comunque il giornalista non morirà per questo".
"Sono noto per le imprecazioni e per le capre" -
"Ovviamente io sono noto per le mie imprecazioni e per le 'capre', non ho nessuna volontà di crudeltà e di morte per nessuno. Mi scuso - ha aggiunto Sgarbi - con i giornalisti che si sentono in pericolo di morte, perché ho detto: 'Vorrei che tu morissi'. Mi scuso, per chi l'ha interpretato in una trasmissione che è stata particolarmente cruda, ma che era sostanzialmente una trasmissione con un'intervista non autorizzata, non voluta".
A un certo punto, "non essendo un'intervista, io ho fatto imprecazioni, che sono sembrate anche a qualche giornalista offensive. Io ritiro il mio augurio di morte, mi scuso di averlo pensato e non sono più neanche in sottosegretario. D'ora in avanti - ha concluso - augurerò la morte senza essere responsabile di essere sottosegretario".
Vittorio Sgarbi è finito nella bufera anche per sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte: non avrebbe pagato debiti per 715mila euro, accuse da lui respinte in pieno.