II DATI DELL'AGENZIA DELLE ENTRATE

Fisco: oltre 1.200 miliardi di crediti, ma solo l'8% dell'evasione è recuperabile

Il 40% dei crediti in magazzino, 483 miliardi, appare irrecuperabile perché è intestato a persone morte, a nullatenenti o imprese chiuse o fallite

L'arretrato di crediti fiscali non incassati dall'Erario ha superato i 1.200 miliardi di euro, secondo i dati dell'Agenzia delle Entrate al 31 dicembre del 2023. Tuttavia la maggior parte del cosiddetto "magazzino della riscossione" è "irrecuperabile". Lo ha detto il direttore dell'Agenzia, Ernesto Maria Ruffini, spiegando che solo 101,7 miliardi, meno di un decimo dell'importo, sarebbe effettivamente possibile da riscuotere. Il resto dei 163 milioni di cartelle e avvisi è ritenuto fuori portata. 

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Il 40% dei crediti è irrecuperabile -

 Più in dettaglio, il 40% dei crediti in magazzino, 483 miliardi, appare irrecuperabile perché è intestato a persone morte, a nullatenenti o imprese chiuse o fallite. Un altro 42% dei crediti, circa 502 miliardi, riguarda soggetti verso i quali l'agenzia ha già svolto attività di riscossione senza risultati e per circa 100 miliardi l'azione è stata sospesa da provvedimenti giudiziari o altri interventi.

I pagamenti rateali -

 Un discorso a parte sono poi i pagamenti rateali, che rappresentano oltre il 50% degli incassi dell'agenzia di riscossione e sono uno strumento definito da Ruffini "assolutamente utile perché concede una dilazione ai contribuenti che possono riuscire a rimettersi in regola e rientrare nei binari di regolarità dei pagamenti".

Rateizzati 18,8 miliardi di crediti -

 I piani di rateizzazione riguardano 18,8 miliardi di crediti nel magazzino che dovrebbero, nel tempo, se tutto va a buon fine, arrivare nelle casse dello Stato. Queste stime sui crediti fiscali vanno ancora aggiornate con i risultati dell'ultima rottamazione, ma danno comunque un'idea della mole dell'arretrato: fanno capo a 18,9 milioni di persone fisiche, quasi un italiano su tre, e a 3 milioni e mezzo di società, fondazioni ed enti.

Leo: "Nessuna caccia alle streghe" -

 In un'audizione parlamentare, mercoledì, il viceministro all'Economia, Maurizio Leo, ha definito l'evasione un "macigno, tipo il terrorismo" da contrastare con la collaborazione di tutti, anche scandagliando i social network con il cosiddetto data scraping, alla ricerca di elementi significativi del tenore di vita dei contribuenti, come vacanze e cene in ristoranti di lusso. Nel corso di Telefisco 24, il viceministro di Fratelli d'Italia è tornato sul tema e ha assicurato che "non ci sarà nessuna caccia alle streghe" dicendosi dispiaciuto per essere stato interpretato diversamente.

Il concordato preventivo -

 A seguito del suo intervento in Parlamento, diversi esponenti della Lega, infatti, ne avevano preso le distanze e in particolare Armando Siri aveva parlato di uno "slogan, che sicuramente scalda i cuori di chi scambia la giusta lotta all'evasione con un'indiscriminata caccia alle streghe". Dopo le polemiche il viceministro ha voluto chiarire: al contribuente che non aderisce al concordato preventivo sarà chiesto di spiegare perché c'è un disallineamento tra il reddito dichiarato e gli elementi in possesso dell'Agenzia delle entrate.

Verso una riduzione per l'Irpef già dal 2025 -

 "Se è in grado di dare giustificazioni, non ci sarà nessuna conseguenza", ha garantito Leo. Non ci sarà un fisco che vuole colpire gli italiani, tutt'altro, ha spiegato Leo: "Vogliamo tendere una mano al contribuenti, fare in modo che si allineano e dichiarino in relazione alla loro capacità contributiva, gradualmente e, a fronte di questo, abbassare le aliquote", ha detto prospettando una riduzione per l'Irpef già dal 2025.

Sbarra: "Gli evasori rubano due volte" -

 Sul tema è intervenuto anche il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra che, in un'intervista tv, ha ribadito la richiesta rafforzare l'azione contro evasione ed elusione fiscale e destinare i risultati a ridurre la tassazione sul ceto medio. "Gli evasori - ha detto Sbarra - rubano due volte: alle casse dello Stato e alle tasche dei lavoratori dipendenti e dei pensionati che pagano le tasse fino all'ultimo centesimo".