Sul caso Ilaria Salis, Giorgia Meloni ha avuto un colloquio telefonico con il premier ministro ungherese Victor Orban. Il nostro presidente del Consiglio ha, nel pieno rispetto dell'indipendenza e dell'autonomia della magistratura ungherese, "portato l'attenzione di Orban" sulla nostra connazionale detenuta in Ungheria. In precedenza diverse iniziative diplomatiche erano state adottate, a partire dal 22 gennaio, dal ministro degli Esteri, Antonio Tajani, con il suo omologo ungherese Peter Szijjarto.
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Ue "senza armi" per Salis -
La protezione dei richiedenti asilo, il sistema giudiziario, il rispetto della comunità Lgbt, la libertà accademica: il carnet dei diritti e delle tutele che, agli occhi dell'Ue, l'Ungheria ha violato si è arricchito negli anni, portando al congelamento dei fondi europei per il Paese magiaro e a un muro contro muro tra Bruxelles e Budapest con effetti funesti sull'intera azione comunitaria. Il rapporto tra la Commissione e Viktor Orban è ormai da tempo ai minimi termini. E giovedì, al vertice straordinario dei 27, molto probabilmente andrà in scena una nuova puntata dello scontro, con l'Ungheria che sembra voler mantenere il veto sulla revisione del bilancio comune, inclusa l'assistenza finanziaria da 50 miliardi per l'Ucraina.
In termini generali Budapest è nel mirino dell'Ue da tempo sul versante dello stato di diritto. Ma, nello specifico, sul caso Ilaria Salis Bruxelles può poco. "La detenzione è una competenza primaria dei Paesi membri", ha spiegato il portavoce dell'esecutivo europeo Eric Mamer mentre il commissario alla Giustizia, Didier Reynders, lunedì si è limitato ad offrire "supporto" per facilitare i contatti bilaterali tra Italia e Ungheria. Eppure, Bruxelles nei mesi scorsi è intervenuta sulla materia, emanando nel dicembre 2022 una raccomandazione che fissava alcuni principi chiave: la custodia cautelare deve costituire una misura di ultima istanza; i detenuti devono essere trattati nel rispetto e nella dignità e in linea con i relativi obblighi in materia di diritti umani; devono essere compiuti sforzi per gestire la detenzione in modo da facilitare il reinserimento sociale dei detenuti, al fine di prevenire la recidiva. È stato il comitato anti-tortura del Consiglio d'Europa, nel 2018, a censurare Budapest per l'esposizione in pubblico, quando non necessaria, di detenuti in catene o al guinzaglio.
C’è sempre la questione dei diritti dietro lo scontro tra Ue e Ungheria sui fondi europei, scoppiato con l'attivazione del meccanismo di condizionalità sullo stato di diritto e il conseguente blocco ai finanziamenti deciso da Bruxelles nel dicembre del 2022. La Commissione, alla vigilia del vertice dei 27 di dicembre, ha sbloccato 10 miliardi sostenendo che le 4 misure chieste a Budapest sull'indipendenza giudiziaria sono state adottate. La mossa, arrivata a poche ore dal voto sull'allargamento all'Ucraina osteggiato proprio da Orban, è stata oggetto di un'ondata di critiche, a partire da quelle dell'Eurocamera.
Al momento, sono 21 i miliardi ancora congelati dall'Ue. Per Bruxelles, nelle altre tre aree delle cosiddette condizioni abilitanti orizzontali - protezione dei minori, libertà accademica, diritto di asilo - Budapest non è in linea. A ciò va aggiunto che anche sul Pnrr ungherese da 5,8 miliardi l'Ue ha usato la mano dura, vincolando l'erogazione al raggiungimento di 27 super-obiettivi, sempre legati allo stato di diritto. E lo scontro tra la Commissione e Budapest è anche giuridico. Sulla violazione dei diritti Lgbt l'esecutivo Ue, dopo aver avviato una procedura d'infrazione nel 2021, lo scorso febbraio ha deciso di portare l'Ungheria davanti alla Corte di Giustizia. Quindici Paesi membri si sono uniti alla Commissione nel contenzioso. Tra questi non figura l'Italia.