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Nucleare sì o nucleare no?

Con Sara Del Dot ci immergiamo nel dibattito sull’energia nucleare, tema dibattuto dentro e fuori dalla comunità scientifica

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Indispensabile fonte di energia oppure ostacolo a una transizione ecologica basata sulle rinnovabili? L’energia nucleare è un tema dibattuto da anni dentro e fuori la comunità scientifica.

Prodotta oggi nelle centrali con la tecnica della fissione, ovvero la rottura di atomi pesanti che in questo modo liberano energia, da un lato offre la possibilità di produrre energia senza emissioni di CO2, dall’altro richiede di fare i conti con la dipendenza da materiali, come l’uranio, la cui presenza non è illimitata sul Pianeta, e la gestione di scorie radioattive in grado di durare anche migliaia di anni. 

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Oggi i primi Paesi al mondo per la produzione di energia nucleare sono Stati Uniti, Francia Cina e Russia, che da soli detengono quasi il 60% dei reattori funzionanti nel mondo.

L’idea generale di puntare su questa fonte energetica, che al momento fornisce appena il 10% dell’elettricità mondiale, c’è. Alla fine della COP28 a Dubai, 22 Paesi si sono impegnati a triplicarne la produzione entro il 2050. In Italia è stata bocciata con due referendum popolari. Sul nostro territorio costruire nuove centrali da zero potrebbe richiedere troppo tempo e risorse. D’altra parte la ricerca promette grandi sviluppi. Ma l’energia nucleare è davvero indispensabile oggi? Oppure rischia di sottrarre investimenti a fonti rinnovabili di energia pulita? E queste sarebbero sufficienti? Lo abbiamo chiesto a due protagonisti di questo dibattito: Marco Ricotti, docente di Impianti Nucleari al Politecnico di Milano e Sandro De Cecco, docente di Fisica Nucleare all'Università La Sapienza di Roma

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Marco Ricotti: "Non so se riusciremo ad eliminare i combustibili fossili, a livello mondiale intendo, in tempi brevi… ma certamente abbiamo solo due soluzioni da sfruttare: le rinnovabili e il nucleare. Dobbiamo elettrificare molto di più (i trasporti, la mobilità, il riscaldamento nelle case) e quindi sembra un po’ irragionevole non sfruttare il nucleare".

Sandro De Cecco: "Negli ultimi 20 anni in Italia la percentuale di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili è quasi raddoppiata. Mentre la Francia che produce il 70% dell'energia elettrica del nucleare ha tenuto piatta la produzione di energia da fonti nucleari. Quindi il nucleare può avere un ruolo come zoccolo di produzione ma in qualche modo non si adatta bene a essere un mezzo complementare nella produzione di fotovoltaico ed eolico. Per non buttare l'energia prodotta dovremo spegnere le altre sorgenti di produzione. Questo si può fare con sorgenti che sono spegnibili o accendibili. Una centrale nucleare non può reagire su dei cicli brevi".

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Marco Ricotti: "L’opportunità è quella di avere una fonte energetica che produce energia elettrica e anche termica, volendo, in modo continuo, stabile, certo e programmabile, per moltissime ore in un anno; Utilizzando poco territorio, molte meno terre rare e materiali critici rispetto alle rinnovabiliì. È una tecnologia completamente europea, e l’Uranio possiamo prenderlo da paesi con i quali abbiamo buoni rapporti. Producendo pochissimi rifiuti rispetto all’energia prodotta, in questo caso rifiuti radioattivi che possono essere smaltiti in sicurezza in depositi dedicati; una fonte tra le più sicure, nonostante i tre incidenti severi di Three Mile Island, Chernobyl e Fukushima".

Sandro De Cecco: "La produzione di energia elettrica deve aumentare e devono aumentare le centrali di produzione. Il nucleare sarà difficile pensare che sia una filiera che possa dal 10% della produzione elettrica attuale arrivare a una frazione molto grande".  

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