Il caso

Svizzera, 55enne ricorre al suicidio assistito dopo la morte del figlio e il marito lo scopre via mail

"Sono certo che l'associazione che ha accolto il caso abbia proceduto a tutti gli approfondimenti sanitari", ha dichiarato Silvio Viale, responsabile scientifico di Exit Italia e membro del consiglio generale dell'associazione Luca Coscioni

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Una 55enne, con un impiego in ambito scientifico a Torino, si è rivolta a un'associazione in Svizzera per il suicidio assistito ed è morta lo scorso 12 ottobre in una clinica a Basilea. I familiari non sono stati coinvolti, tranne per il fatto che un'ora prima della morte, l'avvocato della donna ha ricevuto un sms da un numero anonimo, con le ultime volontà: "Per favore, vai a casa, stacca le utenze, regala i miei vestiti in beneficenza e affida a mio marito l'urna con le ceneri di nostro figlio". Al marito è invece arrivata una mail dalla clinica, a suicidio avvenuto, che è finita nello spam. Alcuni giorni dopo, gli è stata recapitata l'urna con le ceneri con un certificato di morte senza riportare una causa. Lo riporta la Repubblica. Nel gennaio del 2023, la donna aveva perso un figlio adolescente per una malattia degenerativa, quindi era seguita da uno psichiatra.

"Già a luglio - ha ricostruito il marito della donna, imprenditore che risiede in Canada per lavoro, parlando con la Repubblica - mia cognata aveva scoperto che Marta stava andando in una clinica svizzera nella quale si pratica il suicidio assistito. Abbiamo raggiunto Marta - ha aggiunto - e l'abbiamo fatta ragionare. Ci aveva tranquillizzati, assicurandoci di avere accantonato l'idea". Il marito e la sorella di lei - viene riportato - avevano cercato invano di contattare l'associazione. "Abbiamo scritto che mia moglie aveva subito un grave lutto, che stava passando un periodo di depressione e che chiedevamo di poter essere messi in contatto con la figura che la stava seguendo nel percorso di suicidio assistito. Non abbiamo mai ricevuto risposta".

"Rispettate le volontà della signora" - "Sono certo che l'associazione svizzera di Basilea che ha accolto il caso abbia proceduto a tutti gli approfondimenti sanitari. Peraltro, se la vicenda era già nota ai familiari prima dell'estate, vuol dire che si è sviluppata per mesi e non mi stupisce che l'associazione abbia rispettato non solo la volontà della signora di morire dignitosamente, ma anche le disposizioni dopo la morte verso i familiari". Così il medico e consigliere comunale torinese Silvio Viale, responsabile scientifico di Exit Italia e membro del consiglio generale dell'associazione Luca Coscioni, interpellato a proposito della vicenda della donna.

"Mi dispiace per il marito che sia stato colto di sorpresa, ma per quanto ci riguarda siamo soddisfatti che la signora abbia potuto ottenere quello che desiderava", aggiunge Viale, precisando che la signora "non risulta essere una socia di Exit né legata all'associazione Coscioni".

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