la perizia

Bus Mestre, l'autista non ha avuto un malore: il cuore era sano

Alberto Rizzotto, 40 anni, secondo gli esami medico-legali, è deceduto per lo sfondamento del cranio in seguito alla caduta del pullman da un'altezza di oltre 10 metri

L'autista del bus precipitato dal cavalcavia di Mestre il 3 ottobre, con un bilancio di 21 morti, non ha avuto un malore prima dell'incidente. Lo ha escluso la perizia sul cuore di Alberto Rizzotto, dal quale è emerso che l'uomo non aveva problemi cardiaci. L'autista, 40 anni, secondo gli esami medico-legali, è deceduto per lo sfondamento del cranio in seguito alla caduta del pullman da un'altezza di oltre 10 metri.

© Tgcom24

L'indagine affidata alla cardiologa -

 La magistratura aveva chiesto un'indagine affidandola alla cardiologa Cristina Basso, dell'Università di Padova. La consulente aveva avuto l'incarico di verificare la presenza di eventuali "elementi patologici a carico dei vasi coronarici e/o del tessuto miocardico" tramite la verifica del sistema di conduzione cardiaco. Già dal primo esito dell'autopsia non erano state evidenziate anomalie.

Il secondo esame sul cuore -

 Basso aveva avviato il secondo esame sul cuore il 28 novembre. Anche dalle testimonianze di colleghi e del datore di lavoro, Rizzotto non aveva manifestato problemi di salute e si sottoponeva ogni anno ai controlli medici previsti per chi guida mezzi pubblici, senza ricevere alcuna prescrizione.

In ospedale per controlli di routine -

 Il quarantenne si era recato in ospedale a Mestre nel giugno scorso per motivi che, aveva ricordato il suo legale, "nulla hanno a che fare con problemi al cuore e - aveva rimarcato - negli anni precedenti, gli ingressi ospedalieri erano avvenuti per motivi di routine, o per controlli legati alla professione".

Morte per sfondamento del cranio -

 Resta quindi confermato che la morte di Alberto Rizzotto è avvenuta per lo sfondamento del cranio, a causa dello schiacciamento del pullman, che si è sfracellato al suolo da un'altezza di oltre 10 metri causando, oltre alla sua, la morte di altre 20 persone e il ferimento di 15, tutti turisti stranieri che viaggiavano sul servizio navetta offerto da un campeggio di Marghera.

Le indagini proseguono su due filoni -

 Mentre dunque sembra avviarsi all'esaurimento il filone relativo a un possibile infarto del guidatore del mezzo, la ricerca da parte della magistratura veneziana delle cause dell'incidente prosegue lungo gli altri due filoni, quello delle condizioni di sicurezza dell'infrastruttura e quello della sicurezza dell'autobus, un mezzo a motore elettrico costruito dalla cinese Yutong, acquistato dall'azienda di trasporti veneziana LaLinea e noleggiato dal campeggio per trasportare i propri ospiti a Venezia.

Perizia affidata a funzionario del Mit -

 Il cavalcavia e il tratto di guardrail, assieme al "varco di servizio" in corrispondenza del quale è avvenuto lo sfondamento da parte del bus, sono oggetto della perizia affidata a Placido Migliorino, il funzionario del Mit che aveva svolto gli accertamenti sul Ponte Morandi di Genova. La richiesta verte sull'esistenza o meno di una "situazione di precarietà o di pericolo imminente" nelle strutture e nel punto della caduta, sullo "stato attuale delle barriere" del cavalcavia, se queste "rispondevano agli standard di sicurezza" e se la loro "installazione e geometria garantivano il contenimento" prescritto dalla legge. Su quel tratto erano iniziati da poco i lavori di ristrutturazione, che il Comune aveva approvato fin dal 2018.

Esami sull'autobus precipitato -

 Sempre Migliorino sta svolgendo esami sull'autobus, ancora custodito nell'area dell'ex mercato ortofrutticolo di Mestre; dal mezzo è stata prelevata una parte di guardrail che la notte dell'incidente è rimasta conficcata nella carrozzeria ed è precipitata con tutto il resto. Pare invece difficoltoso l'esame delle immagini ritratte dalle telecamere interne del bus. Per la tragedia sono indagati tre funzionari del Comune di Venezia e l'amministratore delegato de LaLinea.

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