
Emergono nuovi dettagli sulla latitanza di Matteo Messina Denaro. Il boss di Cosa Nostra "ha vissuto a lungo nel territorio del Trapanese, il suo territorio, sicuro di non essere scoperto. Indagando abbiamo scoperto che venne addirittura fermato a un posto di blocco, sette anni fa, in provincia di Trapani". L'ex super latitante però, "non fu riconosciuto dai carabinieri che controllarono il suo documento. Tutto sembrava in regola". A rivelare la notizia è stato il procuratore di Palermo Maurizio de Lucia, il magistrato che ha coordinato le indagini che hanno portato all'arresto del capomafia avvenuto il 16 gennaio del 2023.
© Carabinieri|L'immagine dell'arresto del boss, prelevato da una clinica privata di Palermo, è stata diffusa dai carabinieri
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© Ansa|Un'immagine d'archivio dell'attentato di via D'Amelio del 1992, in cui perse la vita il giudice Paolo Borsellino. Inflitte tredici condanne all'ergastolo
© Ansa|Un'immagine d'archivio che mostra la scena dell'attentato in via D'Amelio
© Ansa|L'attentato in via D'Amelio
© Ansa|Un'immagine del luogo in cui furono uccisi il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti di scorta
© Ansa|Il luogo della strage di Capaci, in cui morì il giudice Giovanni Falcone
© Ansa|Il luogo della strage di Capaci
© Ansa|Un'immagine d'archivio che mostra i vigili del fuoco invia dei Georgofili a Firenze il 27 maggio 1993, quando un attentato provocò la morte di cinque persone
© Ansa|Il vigile del fuoco Massimo Salsamo, a sinistra, uno degli scampati della strage di via Palestro a Milano nel 1993, raggiunge il luogo dell'esplosione
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© Ansa|Un'immagine d'archivio dell'attentato di via D'Amelio del 1992, in cui perse la vita il giudice Paolo Borsellino. Inflitte tredici condanne all'ergastolo
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© Ansa|Un'immagine del luogo in cui furono uccisi il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti di scorta
© Ansa|Il luogo della strage di Capaci, in cui morì il giudice Giovanni Falcone
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© Ansa|Un'immagine d'archivio che mostra i vigili del fuoco invia dei Georgofili a Firenze il 27 maggio 1993, quando un attentato provocò la morte di cinque persone
© Ansa|Il vigile del fuoco Massimo Salsamo, a sinistra, uno degli scampati della strage di via Palestro a Milano nel 1993, raggiunge il luogo dell'esplosione
© Tgcom24
Procuratore Palermo: "C'era chi avvisava il boss dei movimenti degli investigatori" -
La rivelazione del procuratore è arrivata nel corso di un incontro con i ragazzi delle scuole di Casal di Principe, in provincia di Caserta, andati ad ascoltarlo nella villa confiscata dove ha sede Casa don Peppe Diana, il luogo dedicato al sacerdote ucciso dalla camorra il 19 marzo del 1994. "Messina Denaro confidava sul fatto che le forze dell'ordine avevano sue foto vecchie di anni - ha raccontato il procuratore di Palermo - ma c'era anche chi lo avvisava dei movimenti degli investigatori. Ci dobbiamo interrogare su come sia stato possibile che abbia trascorso trent'anni in latitanza. Oggi, l'impegno della procura di Palermo è quello di individuare chi ha favorito Messina Denaro".
"La malattia non aveva cambiato le abitudini del latitante", ha anche spiegato il procuratore rispondendo alle domande dei ragazzi che hanno letto il libro "La Cattura - i misteri di Matteo Messina Denaro e la mafia che cambia" scritto da de Lucia con l'inviato di Repubblica Salvo Palazzolo.