L’orologio dell’Apocalisse ha suonato ancora: mancano novanta secondi alla fine del mondo.
No, non è l’incipit di un romanzo distopico. Stiamo parlando del Doomsday Clock, l’iniziativa lanciata dal Bulletin of Atomic Scientists, organizzazione fondata – pensate un po’ – da Albert Einstein e da altri scienziati dell'Università di Chicago nel 1947. Cosa fanno queste lancette speciali? Segnano la distanza che separa l’umanità dal disastro globale.
Un tempo simbolico ovviamente, ma che segna minacce reali. Conflitti mondiali o catastrofi naturali, fino ad arrivare al cambiamento climatico. Sono stati tanti i fattori che negli anni hanno spostato in avanti o indietro le lancette.
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Appena inaugurato, l’orologio segnava sette minuti alla mezzanotte, nel 2023 novanta secondi. Un dato confermato anche per quest’anno. Una buona notizia solo a metà. Perché il tempo non è diminuito, questo è vero, ma non è neppure aumentato. A pesare ad esempio sono le guerre in corso, che secondo gli scienziati atomici rischiano di alimentare una “escalation nucleare”. C’è poi ovviamente la crisi climatica. L’anno appena passato è stato il più caldo mai registrato, la temperatura del mare ha toccato nuovi record e fenomeni come siccità o inondazioni sono minacce con cui il mondo fa i conti quotidianamente.
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C’è poi da dire che noi non facciamo molto per migliorare la situazione. Il 2023 ha visto grandi investimenti nelle fonti di energia rinnovabile, ma anche a questi ci sono stati anche miliardi puntati sui combustibili fossili.
Insomma, le mani sulle lancette sono le nostre. Tocca a noi scegliere di correre verso la fine del mondo o decidere di posticipare questa sveglia.