Un uomo di La Spezia sulla quarantina, che aveva iniziato a chattare tramite Facebook con un sedicente profilo di Angelina Jolie, a un certo punto ha accettato la proposta della presunta attrice di vendergli la propria auto, ma, in cambio di 50mila euro, ha ricevuto "solo" il video dell'imbarco sulla nave della vettura che in Italia non è mai arrivata. "Ovviamente si trattava di una truffa", spiega Alessandro De Nanni della Polizia Postale.
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Pensava di chattare con Angelina Jolie... -
Come riferisce nel dettaglio La Nazione, non c'era, dunque, Angelina Jolie dietro a quel profilo Messenger, ma "dei truffatori del Centro-Africa, che una volta intascati i soldi, sono spariti". E il truffato, "che credeva di avere agganciato la celebre interprete di Lara Croft, non ha potuto fare altro che denunciare l’accaduto alla polizia postale. Con ben poche speranze di riavere i suoi soldi".
In guardia dalle truffe online -
"Il crimine informatico si va specializzando ed è in continua evoluzione - aggiunge De Nanni della Polizia Postale -. Dal classico messaggino telefonico che invita a cliccare su un link bancario e a inserire i dati del proprio conto, che vengono poi rubati informaticamente, fino allo spoofing, ovvero un sistema che permette di clonare un numero di telefono conosciuto, per esempio quello della questura, per spingere l'ignara vittima a fidarsi dell'interlocutore".
E si segnalano sempre più casi di truffe legati al trading finanziario. "Si parte con piccoli investimenti da 150-200 euro - spiega De Nanni - e poi si convince la vittima ad aumentare l'impegno, mostrando, attraverso delle app create ad arte, i fantomatici guadagni che vengono accumulati. Di solito la truffa diventa palese nel momento in cui l'utente chiede di poter prelevare. Ci può cascare chiunque, a noi è capitato anche direttore di banca in pensione".
Alle spalle delle truffe online ci può essere la criminalità organizzata. "È assodato tramite indagini e anche il procuratore Nicola Gratteri ha spiegato nel suo ultimo libro l'attenzione della Ndrangheta a questo tipo di attività. Si sfrutta una sorta di mutamento antropologico se è vero che passiamo in media 7 ore al giorno di fronte a un dispositivo elettronico".