Il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, parla a "Quarta Repubblica" su Rete 4 e torna ad attaccare sul Superbonus e la voragine aperta nei conti dello Stato. "Il Superbonus partiva da un principio che è condivisibile, il problema è come è stato fatto", "la norma è scritta così male che si è configurata come la più grande truffa ai danni dello Stato italiano della storia, i miliardi di euro di truffa che stanno venendo fuori sono qualcosa che non si è mai visto". Il premier torna anche a parlare del caso Ferragni: "Nessuno c'è stato nessuno scontro con Chiara, ma giovedì faremo intervento in consiglio dei ministri su attività imprenditoriali e beneficenza".
Una misura, quella del Superbonus, che "costa a ciascun italiano, neonati compresi e chi è senza casa, più di 2mila euro a testa" e "il 50% di queste risorse è andata alla fetta più ricca della popolazione: gente che non aveva casa ha pagato per la seconda casa del miliardario". "Quest'anno ho fatto una manovra di 30 miliardi - ha concluso - partivo da 20 da pagare sul superbonus e 13 sul debito: il superbonus s'è mangiato una finanziaria e così sarà nei prossimi anni".
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"Privatizzazioni per 20 miliardi in tre anni" -
Il premier in relazione ai conti statali ha parlato delle possibili privatizzazioni con l'obiettivo di diminuire il debito. "Per me privatizzazione non è regali miliardari fatti a un imprenditore fortunato e amico. Significa che lo Stato può indietreggiare dove la sua presenza non è necessaria, mentre lo Stato deve avanzare quando è necessaria. Nel documento economico di bilancio prevediamo 20 miliardi in 3 anni, che sono un lavoro che si può fare con serietà".
Giorgia Meloni a "Quarta Repubblica" in onda su Rete4 delinea anche la strategia di dismissioni. "Come lo immagino io? Possiamo cedere alcune quote di società pubbliche senza compromettere il controllo pubblico, e possiamo su alcune società interamente di proprietà dello Stato cedere quote di minoranza a dei privati". Tipo Ferrovie? "Sì, anche - risponde Meloni - è uno dei dossier sul tavolo". "Lo Stato mantiene sempre il controllo quando il controllo è necessario", conclude.
"Nessuno scontro con Chiara Ferragni, ma cambiamo regole si trasparenza beneficenza" -
Alla domanda se si fosse pentita di aver dato risalto politico alla vicenda Ferragni ha così risposto: "Non sono pentita. Mi è dispiaciuto che sia stato letto come uno scontro con Chiara Ferragni, io stavo dicendo una cosa in realtà in positivo verso le persone che producono un'eccellenza, che noi vediamo attraverso gli influencer e diamo più peso a chi la indossa, rispetto a chi la produce, questo era il passaggio". "E' la sinistra anche lì - prosegue Meloni - che si è sbracciata per difendere, che ha creato il caso politico, manco avessi attaccato Che Guevara, come ho detto nella conferenza di fine anno. Sono loro che hanno creato il caso io non volevo creare un caso", ha sottolineato.
"Quello che mi interessa" del caso Ferragni "e ci sto lavorando, arriva nel Consiglio dei ministri di giovedì, è che la vicenda ha fatto vedere che effettivamente c'è un buco nella normativa delle attività commerciali che hanno anche uno scopo benefico in termini di trasparenza. Quindi noi adesso stiamo facendo una norma che dice che per le attività commerciali che hanno anche uno scopo benefico sulla confezione di quello che vendi devi specificare a chi vanno le risorse, quante risorse vanno", in beneficenza. "E' una norma sulla trasparenza".
"Nego liti con Salvini" -
"Nego categoricamente di aver litigato con Salvini sul Piano Mattei, e francamente sono un po' imbarazzata perché secondo me non si possono inventare le notizie di sana pianta, su una cosa sulla quale Salvini è previsto da sempre, confermato la settimana scorsa, nessuna polemica". Così il premier Giorgia Meloni, parlando delle elezioni regionali fa riferimento al fatto che secondo alcuni media il vicepremier e leader della Lega non avrebbe partecipato il 29 gennaio al Senato al vertice Italia-Africa. "Non diamo mai una notizia? Perché piace solo se litighiamo", ha concluso Meloni.