CULTURA DELLA SOSTENIBILITÀ

Palazzo Moroni: dove la natura diventa arte

Abbiamo visitato un palazzo del Seicento, bene del FAI, che ha saputo creare un perfetto equilibrio con la natura, diventando un angolo di campagna in pieno centro urbano

di Redazione E-Planet

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La natura ha molti volti. C’è quella selvaggia, sterminata, sconosciuta. Ma anche quella serena e familiare. Delle volte, poi, la natura sa essere accogliente ed elegante.

Questo succede dove l’uomo ha saputo intrecciare la sua arte con l’ambiente, facendone un tutt’uno. Esempi che vi abbiamo raccontato molte volte, percorrendo insieme la strada di chi si impegna ogni giorno per preservare architettura e paesaggio. Una strada che spesso si è incrociata con quella di un protagonista speciale: il FAI.

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Questa volta il cammino della sostenibilità ci ha portati a Bergamo, in un luogo che è un vero gioiello. Un palazzo del Seicento, dei giardini all’italiana e persino un’area agricola: tutto questo è Palazzo Moroni. Un perfetto esempio di equilibrio tra uomo e ambiente.

Un bene che il Fondo Ambiente Italiano si impegna a tutelare dal 2019, anno dell’accordo con la Fondazione Museo di Palazzo Moroni, proprietaria del palazzo e istituita dal conte Antonio Moroni proprio per rendere l’edificio un patrimonio collettivo. Il Palazzo conserva ancora l’impianto seicentesco e gli interni stupiscono per gli affreschi e la ricca collezione d’arte. Una meraviglia che però va oltre le splendide mura e si riversa nel verde del giardino e dell’ortaglia. Un angolo di campagna nel cuore della Città Alta.

Come ci ha raccontato Gimmy Schiavi, Responsabile FAI di Palazzo Moroni: “La storia che lega Palazzo Moroni alla natura è molto interessante perché quando la famiglia Moroni acquistò il terreno per costruire questo palazzo, non era proprietaria di tutta l’area verde che invece oggi è possibile visitare. Stiamo parlando di più di 2 ettari. È una famiglia che grazie allo sviluppo che ha avuto nel corso dei secoli ha poi deciso di investire anche in natura. Quindi andando avanti nei decenni ha pian piano acquisito tutte le aree verdi che oggi si strutturano in due macro aree. Una è l’area dei giardini storici, giardini all’italiana quindi formali, molto belli da un punto di vista estetico, molto attrattivi. L’altra è l’ortaglia, un’area di campagna nel cuore di Bergamo Alta”. 

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E spesso il FAI utilizza luoghi come questo come veri e propri laboratori di sviluppo sostenibile, intrecciando tecnologie nuove e saperi antichi. Ce ne ha parlato Gimmy Schiavi: “Uno dei progetti più importanti e interessanti da un punto di vista ambientalistico e sostenibile all’interno di Palazzo Moroni è quello di lasciare all’interno delle aree verdi dei nostri giardini degli spazi incontaminati, dove la natura può fare il suo corso. In alcune aree, che abbiamo chiamato prati alti, l’erba e le piante crescono senza l’intervento dell’uomo, quindi in maniera spontanea. Questo perché sviluppiamo la biodiversità. Quindi gli insetti impollinatori, come api o farfalle, possono trovare nutrimento in questi ambienti”.

Le porte e i giardini di Palazzo Moroni riapriranno al pubblico dal primo febbraio, per continuare a diffondere la loro cultura della natura. Perché prendersi cura dell’ambiente oggi significa consegnare intatta la sua bellezza a chi arriverà domani

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