Una delle più grandi piattaforme di ghiaccio del mondo, quella della Groenlandia, si è ristretta di oltre 5.000 chilometri quadrati a partire dal 1985. L'analisi realizzata dal gruppo di ricerca guidato da Chad Greene, del Jet Propulsion Laboratory di Pasadena, e pubblicata su Nature indica inoltre che dal 2000 la riduzione si è fatta più marcata, con la perdita in media di 218 chilometri quadrati l'anno, il 20% in più di quanto si pensasse in precedenza.
La ricerca -
La calotta glaciale della Groenlandia è considerata la seconda più grande al mondo e secondo le analisi satellitari, prendendo in considerazione ben 236mila misurazioni, si sarebbe ridotta in poco meno di 40 anni, tra il 1985 e il 2022, di 5.091 chilometri quadrati. Una massa equivalente a 1.034 gigatonnellate, ossia mille miliardi di tonnellate, di acqua che si sarebbe dispersa negli oceani. Nonostante i numeri, l'impatto di questa massa sull'aumento degli oceani è stato modesto ma, spiegano gli autori, ha invece implicazioni importanti sulla circolazione delle correnti oceaniche e sulla distribuzione globale dell'energia. Secondo l'analisi, la calotta glaciale si è ridotta in media di 218 chilometri quadrati ogni anno a partire dal gennaio 2000 confermando un'accelerazione del ritiro dei ghiacci negli ultimi anni.
L'impatto ambientale -
Nel nuovo studio, ricercatori negli Stati Uniti hanno usato quasi 240.000 immagini satellitari sulle posizioni dei ghiacciai a ridosso dell'oceano dal 1985 al 2022. "Quasi tutti i ghiacciai della Groenlandia si sono assottigliati o si sono ritirati negli ultimi decenni". L'autore principale Chad Greene, un glaciologo del Jet Propulsion Laboratory della Nasa, ha detto all'Afp che "non ci sono davvero eccezioni, questo accade ovunque e tutto in una volta." Si stima che lo scioglimento della vasta calotta glaciale della Groenlandia, la seconda più grande del mondo dopo l'Antartide, abbia contribuito per oltre il 20% all'innalzamento del livello del mare osservato dal 2002. L'innalzamento del livello del mare minaccia di aumentare le inondazioni nelle comunità costiere e insulari che ospitano centinaia di milioni di persone e potrebbe eventualmente sommergere intere nazioni insulari e città costiere.