per il dipinto attribuito a Rutilio Manetti (1571-1639)

Vittorio Sgarbi indagato a Macerata per riciclaggio di beni culturali | La difesa: il quadro è mio, Sangiuliano ce l'ha con me

La procura marchigiana sul caso del dipinto attribuito a Rutilio Manetti trafugato nel 2013 e riapparso nel 2021 come inedito di proprietà del critico d'arte e sottosegretario

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Il sottosegretario ai Beni Culturali Vittorio Sgarbi è indagato dalla Procura di Macerata per riciclaggio di beni culturali nel caso del dipinto attribuito a Rutilio Manetti (1571-1639), uno dei maggiori esponenti del Seicento senese, trafugato nel 2013 dal Castello di Buriasco vicino Pinerolo e riapparso a Lucca nel 2021, come inedito di proprietà del critico d'arte ferrarese. Una vicenda che tocca varie città italiane per approdare a Macerata, nella cui provincia si trova San Severino Marche, cittadina del cratere sismico 2016 di cui Sgarbi fu sindaco nel 1992 e dove dichiara il domicilio. La difesa: "Il quadro è mio, Sangiuliano ce l'ha con me".

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La vicenda approda a Macerata -

 Così la Procura di Imperia, che nel 2023 ha indagato il sottosegretario per l'esportazione di un quadro all'estero ritenuta illecita, ha trasmesso agli inquirenti maceratesi gli atti ricevuti dai carabinieri del Nucleo tutela patrimonio culturale a dicembre, dopo che la vicenda era emersa in seguito a un'inchiesta congiunta de Il Fatto Quotidiano e di Report.

E' stato il procuratore di Macerata Giovanni Fabrizio Narbone, senza aggiungere altri particolari, a confermare l'iscrizione del fascicolo per il reato di riciclaggio di beni culturali previsto dall'art. 518 sexies del codice penale. Un reato diverso dall'ipotesi di furto di beni culturali che potrebbe essere mutata nel percorso tra la segnalazione dei carabinieri e l'iscrizione del fascicolo.

La difesa di Sgarbi -

 Dal canto suo Sgarbi dapprima ha respinto le accuse: "Non ho ricevuto nessun avviso d'indagine. Né saprei come essere indagato di un furto che non ho commesso. E per un reato compiuto 11 anni fa, in circostanze non chiarite dagli inquirenti di allora. Da questa notizia risulta una palese violazione del segreto istruttorio, l'unico reato di cui ci sia evidenza".

Aggiungendo, successivamente su La Stampa, che il quadro di Rutilio Manetti "è mio" e "la fiaccola c'è sempre stata" mentre quello rubato a Buriasco "è una brutta copia". Così giornali e tv che hanno pubblicato inchieste su di lui "sono diventati il ricettacolo di tutti quelli che hanno qualcosa da dire contro di me - ha spiegato il sottosegretario. - Il primo è Sangiuliano. E' lui che ha preso la documentazione anonima spedita da un mio ex collaboratore e l'ha inviata all'Antitrust. Io ho fatto un lavoro paziente di ricostruzione di tutte quelle cose che fa anche lui e l'ho mandato all'Antitrust: conferenze, presentazioni, qualcuna pagata".

L'affondo al ministro Sangiuliano -

 Sul fatto che anche Sangiuliano faccia conferenze pagate, commenta: "Se comprano i suoi libri è come se lo pagassero. Conferenze? Non credo che nessuno lo paghi. Per essere pagati occorre avere un credito. Uno che parla e racconta l'arte non può essere incompatibile col ruolo di sottosegretario alla Cultura. C'è una sola persona competente al ministero e quello sono io".

Sgarbi ha concesso un'intervista anche a Il Corriere della Sera. "La magistrata che se ne occupa è un tipo singolare, nemmeno mi ricordo il nome, ma è quella che si innamorò di Gabriel Garko e fu sottoposta a un procedimento disciplinare del Csm. Una pm della Procura di Imperia, l'unica che ha davvero aperto un fascicolo che mi riguarda, a proposito di un dipinto di Valentin de Boulogne che avrei esportato illegalmente. Una copia pure quello. Oltretutto è roba vecchia, il procedimento sta in piedi da 3 o 4 anni, quando il tempo massimo è 18 mesi. E si avvale di un'intercettazione parlamentare senza autorizzazione, che è inammissibile, lo dice la Corte costituzionale".

E sulla possibilità di dimettersi nel caso che arrivi un avviso di garanzia chiarisce: "Dovrei dimettermi per una cosa inventata? Ma no".

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