L’invidia è un sentimento malevolo che ha la capacità di far del male, oltre a chi ne è oggetto, anche e soprattutto a chi lo prova. È una pulsione profonda, a volte incontrollabile e nello stesso comunissima, tanto che tutti la sperimentiamo, almeno di quando in quando: è l'avversione che proviamo nei confronti della felicità altrui e il desiderio di fare qualunque cosa in nostro potere pur di distruggerla. Ma è anche un veleno che assale soprattutto l'invidioso, lo avvelena e che spesso è indice di bassa autostima.
COME NASCE L’INVIDIA -
La parola viene dal latino invidere, un termine composto dalla particella avversativa "in" e dal verbo "videre", che significa guardare. Alla lettera, dunque, vuol dire “guardare contro”; la parola implica quindi ostilità, ma anche l’atto di “gettare il malocchio”. L'invidia è, nella catechesi cattolica, uno dei sette vizi capitali, ossia uno dei peccati capaci di portare l'anima alla perdizione. Il poeta Dante, nella Divina Commedia, colloca gli invidiosi in Purgatorio e immagina che, per punizione, abbiano le palpebre cucite, per impedire gli sguardi malevoli con cui invidiarono la buona sorte degli altri e gioirono alla vista dei mali altrui. Gli invidiosi, dunque, soffrono nel vedere la felicità di qualcun altro, specie se costui gode di un bene che loro invece non possiedono. Chi è invidioso non solo vorrebbe avere ciò che invece è toccato all'altro, ma in più desidera che il suo simile soffra della stessa privazione che avverte dolorosamente in prima persona. L'invidia non va quindi confusa con la gelosia, un sentimento simile e che a volte si presenta contemporaneamente, ma che si riferisce soprattutto all’ambito affettivo e sentimentale: in ogni caso, mentre la prima nasce dal desiderio di possedere qualcosa che non abbiamo, la seconda nasce dal timore di perdere qualcosa che abbiamo già, che si tratti dell’amore di una persona o del possesso di qualcosa.
IL LATO BUONO DELL’INVIDIA -
Anche se è difficile immaginarlo, l’invidia non ha sempre un significato completamente negativo. Dato che nasce dal desiderio di qualcosa che un nostro simile ha e noi no, può essere un buon motore che ci spinge a impegnarci per ottenere quello che invidiamo ai nostri simili. Inoltre, trattandosi della conseguenza emotiva di un confronto da cui usciamo sconfitti, può trasformarsi nella molla che ci spinge a migliorare noi stessi. In questo, può suscitare una serie di sentimenti positivi, tra cui la curiosità, l’apprezzamento e perfino l’ammirazione. Diventa un veleno, invece, quando innesca comportamenti disfunzionali verso l'altro o verso se stessi, che rischiano di compromettere le relazioni con gli altri e il proprio benessere psico-fisico.
COME RICONOSCERE L’INVIDIA BEGLI ALTRI -
Dato che l’invidioso non va tanto per il sottile quando si trova davanti a chi è oggetto della sua avversione, può essere utile riconoscere le manifestazioni di questo sentimento nelle persone che ci stanno vicine e imparare a difenderci. Oltre ai segnali di allarme che ci invia di solito l’istinto, ci sono alcuni comportamenti da tenere d’occhio, a cominciare dalle lodi eccessive e in malafede per quello che diciamo o facciamo. Per lo più questi complimenti contengono una vena di sarcasmo più o meno nascosto, o pur volendo esprimere un significato positivo, tendono a minimizzare o sminuire il valore di un nostro buon risultato. Un altro segnale di invidia è il ricorrere spesso a confronti in cui l’invidioso si mette in mostra a scapito degli altri, come se fosse in corso una gara permanente sui terreni più vari, dallo sport al lavoro, ai successi dei figli. Se una persona invidiosa non può eguagliare il nostro successo, potrebbe cercare di screditarci per minimizzarlo. Potrebbe diffondere voci negative su di noi o sul nostro lavoro e sottolineare ogni piccolo difetto di quello che facciamo. Infine, una persona invidiosa elargirà facilmente lodi e attenzioni a persone che percepisce come rivali meno pericolosi di noi.
COME DIFENDERSI DALL’INVIDIA ALTRUI -
Se riconoscere un invidioso è abbastanza facile, può essere un po’ più complicato difendersi dalle stilettate che prima o poi ci pioveranno addosso. Una buona strategia di autodifesa consiste nell’evitare di ostentare e mettere troppo in evidenza i nostri successi e la nostra buona sorte. Un altro modo efficace per difendersi è prendere le distanze dalle persone invidiose, allontanarle da noi o, se non è possibile, limitare il più possibile i contatti con loro. L’empatia ci può dare una mano: proviamo a metterci nei loro panni e immaginare come deve sentirsi: questo può aiutarci a tollerare con più facilità certi atteggiamenti da parte sua che ci infastidiscono. Ci sembra troppo? Allora limitiamoci a passare oltre e non considerarli del tutto, evitando di lasciarci ferire.
GUARIRE DALL’INVIDIA CHE PROVIAMO -
L’invidia, proprio come la gelosia, è un sentimento universale dal quale nessuno è del tutto immune. Però, siccome è un tarlo che mangia il legno nel quale abita (e questo legno siamo noi), è necessario imparare a liberarsene o, per lo meno, a controllarla. Se scopriamo di provare i suoi morsi, dobbiamo agire innanzi tutto su noi stessi. Il primo passo sta nel non fare confronti tra la nostra e l’altrui situazione, ma concentrare l’attenzione su tutto ciò che possediamo di buono e di bello. Trasformiamo questo sentimento così riprovevole nell’energia necessaria a migliorare noi stessi e la nostra situazione, in modo da ottenere ciò che desideriamo senza essere feriti dalla vista di chi è già arrivato a quel punto. Smettiamo anche di idealizzare quello che gli altri possiedono (o che ci sembra che possiedano): come dice il proverbio, “l’erba del vicino è sempre più verde”, ma non sempre.