Una soluzione per l'ex Ilva che mantenga aperto lo stabilimento, paghi i creditori, mandi avanti le bonifiche e tuteli l'azionista privato: è il difficile puzzle a cui stanno lavorando in queste ore Invitalia, il governo e Mittal e che sarà al centro dell'incontro di lunedì a Palazzo Chigi. Il primo nodo è quello delle risorse finanziarie. Per assicurare la continuità aziendale scongiurando la liquidazione, come assicurato dal governo ai sindacati nei giorni scorsi, l'ipotesi più accreditata è quella di una crescita dell'azionista pubblico dal 38% fino al 60% in Acciaierie d'Italia.
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Soluzione condivisa -
Questa soluzione sarebbe auspicata da una parte del governo, dai sindacati e da alcuni esponenti delle opposizioni come l'ex ministro Andrea Orlando e verrebbe effettuata tramite la conversione del finanziamento da 680 milioni di euro già deliberato da Invitalia. Nell'aumento, Mittal non parteciperebbe diluendo così la propria partecipazione azionaria.
Richieste "precise garanzie" -
Al socio privato il governo, dopo l'incontro con i sindacati del 29 dicembre, affermava di volere chiedere "precise garanzie su investimenti, livelli di produzione, sicurezza dei lavoratori, salvaguardia degli impianti e tutela ambientale". All'interno dell'esecutivo tuttavia vi sono diverse voci che vogliono evitare uno scontro con il gruppo franco indiano e un coinvolgimento massiccio dello Stato nella gestione.
Attesa per il summit -
Per l'esecutivo nel faccia a faccia con Mittal ci saranno i ministri Giancarlo Giorgetti, Raffaele Fitto, Adolfo Urso e il sottosegretario alla presidenza Alfredo Mantovano. Come da attese non parteciperà il presidente del Consiglio Giorgia Meloni. L'incontro preparatorio della scorsa settimana con Invitalia, Mittal e i rappresentati dei ministeri sono stati compiuti dei "passi avanti", come riferivano subito dopo la riunione.
Problema urgente di pagamento delle forniture -
L'azienda ha comunque un problema urgente di pagamento delle forniture: il gas a Snam innanzitutto con un arretrato milionario che non ha portato al blocco della fornitura solo grazie all'intervento del Tar. Ma anche le aziende dell'autotrasporto che nei giorni scorsi hanno iniziato un presidio a oltranza davanti all'impianto di Taranto. E per i sindacati c'è anche una necessità di manutenzione la cui assenza, denunciano, è causa di emissioni e problemi di sicurezza per i lavoratori.