L'ultimo saluto

Vanessa Ballan, funerale a Castelfranco Veneto: bara bianca e fiori azzurri | Il vescovo: superare la follia del possesso

Il fratello: "La sua morte ci apra gli occhi". La rabbia dell'amica: "Non deve più succedere". Zaia: "Inasprire le pene per i femminicidi". Il sottosegretario alla Giustizia Ostellari: "La Procura spiegherà se il caso è stato sottovalutato"

Una folla di amici, parenti e tanta gente comune ha partecipato al funerale di Vanessa Ballan, la 26enne al terzo mese di gravidanza uccisa nella sua casa a Spineda di Riese, nel Trevigiano, da Bujar Fandaj. Tra i fedeli accorsi, molti avevano un fiocco rosso, simbolo della lotta contro la violenza di genere. Nel Duomo di Castelfranco Veneto la bara bianca è arrivata con un mazzo di fiori azzurri e bianchi, accompagnati da una foto della giovane donna sorridente. "Non c'è un motivo per questa violenza: è il male - ha detto durante l'omelia il vescovo di Treviso, monsignor Michele Tomasi -. Adesso è l'ora di fare silenzio e di superare la follia del possesso per una persona". La cerimonia è stata celebrata senza giornalisti e telecamere, che non hanno varcato la soglia della chiesa né avvicinato i genitori o il compagno Nicola Scapinello: la funzione ès tata sobria, come chiesto dalla famiglia. 

© Tgcom24

Il vescovo: "Contro Vanessa una violenza senza senso" -

 "E' troppo grande quanto è accaduto, è troppo al di fuori di ogni pur pessimistica previsione - ha detto il vescovo -. Non c'è un motivo al mondo che giustifichi questo atto, questa violenza. Non c'è mai. Non c'è sicuramente nel caso di Vanessa e della creatura che lei portava in grembo. Non c'è un senso nella sua brutale uccisione. Questo è il male. E con il male non possiamo, non abbiamo il diritto di venire a patti". 

"Superare la violenza del possesso" -

 Monsignor Tomasi ha poi chiesto "il silenzio dai clamori e dalle curiosità. Silenzio della memoria e delle emozioni più negative. Silenzio della preghiera che invoca la consolazione delle vittime e la conversione dei violenti. Non certo il silenzio della ricerca della giustizia e nemmeno il silenzio nell'impegno per una civiltà che rifiuti nelle parole, negli atti e nei fatti la violenza sulle donne, e che superi finalmente la follia di voler possedere una persona, o di volerne determinare con la violenza le scelte e le decisioni". 

Il fratello: "La sua morte ci apra gli occhi" -

 Dal pulpito è intervenuto anche il fratello di Vanessa, Nicola, che ha voluto leggere il suo messaggio: "Vorrei che mia sorella fosse considerata molto più di quello che è stato detto o scritto. Mi piacerebbe che ciò che è successo ci facesse aprire veramente gli occhi su quello che ogni giorno ci accade intorno". 

La rabbia dell'amica: "Non doveva succedere" -

 "Abbiamo tanta rabbia perché questo non doveva succedere - ha detto una collega di Vanessa, che lavorava con lei in un supermercato -. Queste cose non devono più succedere. Io mi chiedo a questo punto a cosa servano le leggi. Noi avevamo paura quando Fardaj (il kosovaro arrestato per l'omicidio) entrava in negozio, il suo sguardo non mi piaceva". 

Zaia: "Pene più aspre per i femminicidi" -

 "E' la seconda volta che vengo nel Duomo di Castelfranco per un funerale - ha detto il presidente del Veneto Luca Zaia uscendo dalla chiesa -: la prima volta fu per Iole Tassitani, era un altro femminicidio. Penso che da un lato si debbano inasprire ancora di più le pene, perché pensare che si possa addirittura prendere 10, 20, 30 anni di condanna e non restare in carcere a vita è grave. Dall'altro serve il lavoro di tutta la comunità". 

Il sottosegretario Ostellari: "La Procura spiegherà se il caso è stato sottovalutato" -

 "Avevo fatto per primo una richiesta di accertamento su quanto detto dal procuratore di Treviso a proposito della denuncia di Vanessa: se c'è stata una sottovalutazione del caso, ce lo spiegherà il procuratore, persona preparata e seria - ha detto il sottosegretario alla Giustizia Andrea Ostellari al termine del funerale -. Attendiamo dalla Procura di capire cosa sia accaduto. Credo che ognuno debba assolvere ai propri compiti proprio per evitare il ripetersi di fatti di questo genere. L'indignazione non basta. Quello che abbiamo fatto con il codice rosso è sicuramente utile. Se ci sarà bisogno di fare ancora qualcosa noi ci saremo. Credo che sconti di pena o di procedura per i femminicidi non possano più esistere. La giustizia può fare molto, ma a volte interviene quando il fatto è già stato commesso". 

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