Centodieci anni fa il grande evento a Parigi: il 4 gennaio del 1914, a quasi tre anni dal suo clamoroso furto, la Gioconda di Leonardo da Vinci fa il suo ritorno trionfale al Museo del Louvre. Centodieci anni dopo esce "Il volo della Gioconda. Tutta la verità, nient'altro che la verità sul furto più famoso al mondo", di Savi Arbola Appiani, fondatore e membro della Fondazione Leonardo Da Vinci di Milano. Con questo romanzo-inchiesta si prova a riaprire il caso, con nuovi e "succosi" indizi estrapolati da un approfondito lavoro di ricerca su documenti storici, articoli di giornale dell'epoca pubblicati in tutto il mondo e le testimonianze della valle di Arbola Appiani, la Val Veddasca. E l'autore, a Tgcom24, presenta il suo lavoro cercando di far luce sull'opera d'arte, che è un mistero in sé da sempre, e sul colpo del secolo compiuto a Parigi il 21 agosto 1911 da un imbianchino trentenne del Varesotto, Vincenzo Peruggia. Un colpo che tenne il mondo con il fiato sospeso alla vigilia della Prima Guerra Mondiale. "Emergono nuovi personaggi che in modo consapevole o meno hanno contribuito a creare il mito del furto più famoso di tutti", assicura l'esperto.
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Partiamo dal titolo: "Il volo della Gioconda". L'opera più nota di Leonardo, di cui Lei non si sta occupando per la prima volta, ha messo le ali?
"Per me la Gioconda ha da sempre le ali. Perché ha influenzato generazioni di artisti, a partire dagli allievi di Leonardo fino ai tempi nostri. In particolare, dopo il furto, è stata amata, odiata, reinterpretata. E in tanti si sono cimentati con quest'opera non solo per ricavarne notorietà. Perciò questo volo non avrà mai fine, non solo per la Gioconda esposta al Louvre, ma per l'arte tutta".
Quale motivo l'ha spinta a condurre questa inchiesta sullo storico furto?
"Fin da bambino sentivo raccontare dai nonni di Maccagno (Varese) la storia di una donna nascosta nella valle. Nel tempo, poi, mi sono avvicinato sempre più alla figura di Leonardo: con lui c'è 'qualcosa di personale', perché ho fondato - e ne faccio tuttora parte - la Fondazione Da Vinci a Milano (e con il libro si finanziano le attività del Museo della Gioconda in Val Veddasca di Cadero), con il massimo studioso del Maestro, Silvano Vinceti. Proprio da un suo libro ha preso il via questo mio romanzo-inchiesta, con cui intendo narrare tutta la verità, nient'altro che la verità sul furto della Gioconda al Louvre nel 1911".
L'intento espresso anche nel sottotitolo ci riporta a un'aula di tribunale. Chi c'è stavolta sul banco degli imputati, oltre all'arcinoto Arsenio Lupin Vincenzo Peruggia? E chi deve giudicare come sentenzierà?
"Sì, potremmo trovarci all'avvio di un nuovo processo per furto, dopo la condanna a Firenze di colui che fu ritenuto il solo colpevole, Peruggia appunto. Peruggia non va certamente scagionato, ma tutta la mia ricerca, invece, porta alla scoperta di nuovi personaggi, che, consapevolmente o meno, diventano protagonisti del mito. Considerando che esistono già almeno 60 libri al mondo sul tema, io ho attinto a piene mani ai fatti reali riportati dai giornali dell'epoca e dalle voci tramandate di padre in figlio in Italia, dove si raccontano storie, che narrano verità diverse, a volte scomode e imbarazzanti e che il mondo non conosce. Così traccio nuove ipotesi su quello che è realmente accaduto, sull'esistenza della 'banda dei mandolini italiani' e il finale ci lascerà liberi di credere alle fonti ufficiali della storia o a quello che la gente di Cadero e in Val Veddasca mormora da sempre. E cioé: la Gioconda di Leonardo rubata al Louvre è ancora qui e non è mai andata via".
Quindi, oltre alle ipotesi già note come la vendetta personale del Peruggia contro i francesi discendenti di Napoleone, erroneamente ritenuto colpevole di aver portato la Gioconda in Francia, e il furto commissionato dal mercante d'arte argentino, sono altre le verità che emergono dai suoi studi?
"Tutto il libro spiegherà la combine di nuovi personaggi da portare in tribunale, almeno altre 3/4 persone, comprese i fratelli Vincenzo e Michele Lancellotti, amici e compaesani del Peruggia, Honoré Joseph Géry Pieret che tentò di far condannare Pablo Picasso e lo scrittore Apollinaire... E tante altre figure, anche femminili, senza dimenticare quel mercante d'arte argentino che però ebbe un ruolo marginale. Ecco perché parlo della 'banda dei mandolini italiani'".
Senza spoilerare troppo, qualche indizio per capire qual è l'ipotesi a Lei cara?
"Dico solo che a Parigi, all'indomani del furto, nessuno credeva che la Gioconda fosse stata rubata, perché ritenevano che fosse già sparita da tempo. Eminenti studiosi ritengono che la Gioconda acquistata nel 1518 dal re Francesco I non fosse l'originale, così come non lo fosse neppure quella arrivata al Louvre nel 1808. Di tutto ciò c'è riscontro nelle storie e nelle testimonianze della valle. O meglio, delle valli: la Veddasca e la Dumentina, al confine con la Svizzera, che si contendono il possesso della vera tavola".
Ma, dunque, dal 4 gennaio 1914 cosa ammiriamo al Louvre?
"Al Louvre potrebbe non essere tornata neppure l'opera rubata nel 1911... Ora potremmo ammirare solo un falso realizzato da grandi copisti del primo Novecento. D'altronde quante copie ci sono in giro per il mondo? Il mistero rimane. E gli indizi portano tutti alla Valle dove l'hanno nascosta i fratelli Lancellotti, di lì originari: è dietro una finestra di una casa o di una chiesa in un bosco".
E, allora, si propone di seguire questi indizi?
"Certamente e, alla fine, un'opera salterà per forza fuori. Che sia o non sia la Gioconda di Leonardo. Ma ne parlerò nel sequel. Intanto, questo libro, per ora solo in italiano, verrà lanciato a livello internazionale in inglese, francese e spagnolo il 2 ottobre 2024 a Parigi, da dove partirà il tour mondiale della mostra "Stolen Mona Lisa" di Vianey, artista colombiano, fondatore del movimento Cool Art New York e anche lui da sempre affascinato dalla storia intorno al furto del 1911 della Gioconda".
Un'anteprima per i lettori di Tgcom24:
Il volo della Gioconda. Tutta la verità, nient'altro che la verità sul furto più famoso al mondo
Savi Arbola Appiani
Pag. 253
€ 18,72