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Pensioni, come utilizzare la "pace contributiva" dal 2024: istruzioni per l'uso

Ecco come riscattare i periodi contributivi "mancanti". Attenzione: non è una procedura gratuita, ecco come calcolare i costi Chi è fuori dalla pace contributiva
Cosa significa "contributivo puro"
Riscattare i periodi contributivi: le aliquote

Come calcolare il costo

Andare in pensione il prima possibile: è l'obiettivo, superati i 60 anni, di molti lavoratori. Ma le regole per uscire dal mondo del lavoro sono spesso cambiate e anche nel 2024 ci sono novità. Un modo per anticipare il pensionamento il prossimo anno potrebbe essere quello di ricorrere alla "pace contributiva", uno strumento che il governo ha riproposto dopo averlo introdotto con la riforma del 2019 (il famoso "Decretone" che si portò dietro anche "Quota 100" e "Reddito di Cittadinanza") e che era valido fino al 2021. La pace contributiva permette di colmare i buchi contributivi dovuti a periodi di assenza dal lavoro, come aspettative, disoccupazione, interruzioni tra un’occupazione e l’altra o studi non riscattabili con il "riscatto di laurea", ad esempio. Si possono recuperare fino a 5 anni (anche non consecutivi) di contributi. 

Tgcom24

Chi è fuori dalla pace contributiva   L'obiettivo fissato dal governo Meloni per il biennio 2024-205 è così riassumibile: per ritirarsi prima in pensione bisogna pagare. La pace contributiva non riguarda solo chi è prossimo alla pensione e ha bisogno di pochi anni di contributi in più: lo strumento, infatti, può essere utile a tutti quelli che vogliono incrementare il proprio montante contributivo e quindi avere una pensione più alta. La possibilità di riscattare fino a 5 anni però è riservata solo a chi è nel sistema contributivo puro. Si tratta di tutti quelli che hanno versato contributi solo dal 1° gennaio 1996 in poi. Sono quindi fuori quelli che sono nel calcolo misto (meno di 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995) e quelli che sono nel calcolo retributivo (almeno 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995).

Cosa significa "contributivo puro"  La "pace contributiva" è uno strumento utilizzabile sono da chi è un "contributivo puro", in sostanza non devi aver iniziato a lavorare (in regola) prima del 31 dicembre 1995. Bisogna anche sottolineare che dal calcolo dei "buchi" contributivi vanno eliminati anche quei periodi in cui si aveva un contratto di lavoro, ma il proprio datore non versava i contributi. Anche la contribuzione figurativa (esempio: il servizio militare, la maternità, la disoccupazione, ecc.) viene esclusa. Quindi si possono riscattare i periodo privi di versamento contributi ma esentati dall'obbligo e che siano avvenuti nel periodo dal 1° gennaio 1996 al 31 dicembre 2023

Riscattare i periodi contributivi: le aliquote  In altre parole, il lavoratore deve pagare interamente il costo del recupero dei periodi senza contributi. Il pagamento si basa sul reddito imponibile dei 12 mesi precedenti la richiesta di adesione alla pace contributiva e si usa il sistema contributivo, applicando la percentuale relativa alla gestione per cui si fa il recupero. Per semplificare:
- Lavoratori dipendenti: aliquota 33%
- Lavoratori autonomi: 24% (circa)
- Gestione Separata Inps: 25,72%

Come calcolare il costo   Per calcolare il costo del riscatto, bisogna prima applicare le aliquote previste alla media della retribuzione ricevuta nei 12 mesi antecedenti la richiesta. Poi, bisogna moltiplicare il risultato per gli anni che si vogliono riscattare, con un limite di 5. La pace contributiva consente anche di versare il riscatto in 10 anni, cioè in massimo 120 rate mensili senza interessi (a meno che il riscatto non sia necessario per andare subito in pensione: in questo caso niente rate). Infine, il versamento è detraibile al 50% dalla tassazione lorda in cinque quote annuali uguali.
 

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