A Roma il 26 dicembre alle 11.00 torna alla Basilica di Santa Maria in Aracoeli, il tradizionale concerto di Santo Stefano, giunto alla sua XXVI edizione. Definito da Peter Gabriel “il respiro sacro di Roma”, il suggestivo evento, curato e diretto da Luigi Cinque, negli anni ha conquistato il pubblico e accresciuto il suo successo grazie al suo unicum di multiculturalità, stili musicali, poetici e narrativi a confronto, ospitando artisti nazionali e internazionali dal mondo del jazz, della classica, della "musica del mondo", della poesia e del giornalismo: tra loro Djivan Gasparyan, Raiz, Michel Godard, Gianluigi Trovesi, i Tenores di Bitti, Fausto Mesolella, Francesco di Giacomo, Area, Stefano Di Battista, Marsalis connection, Balanescu Quartet, Michael Nyman, Coro femminile di Sarajevo, Su Cuncordu 'e Su Rosariu di Santulussurgiu, Efren Lopez, solo per citarne alcuni.
L’edizione 2023, intrisa di un importante messaggio di pace e cooperazione tra i popoli, vede la collaborazione autoriale e la presenza di Enzo Avitabile, insieme alla Hypertext O’rchestra di Luigi Cinque. I due straordinari musicisti sono graditi ospiti a "Popular" Enzo Avitabile si è tuffato con grande entusiasmo nell'ennesima tappa di un percorso per lui sempre più avvincente. "Con Luigi - spiega Avitabile -, confermiamo la nostra amicizia fatta di creatività e di scambio in campo musicale; ho sempre amato la ricerca che lui ha portato avanti negli anni. Il concerto, per quanto mi riguarda, nasce dalla spiritualità, rappresenta un inno alla vita un'aspirazione ad andare oltre il quotidiano. La musica "da cuore a cuore" è un linguaggio che consente a ognuno di noi di ritrovare pace e speranza in un momento difficile per il mondo, come quello che stiamo vivendo".
Enzo, il tuo percorso musicale in questi anni è stato sempre più interessante, dal punto di vista musicale, quindi culturale
Ho sempre cercato di "disincollare" , quindi di "smontare" le cose nei loro vari aspetti: la musica, la parola, il gesto e la danza dando vita a un lavoro reciproco, dove i musicisti si esprimono e trasmettono emozioni al pubblico, ma nello stesso tempo ampliano anche i loro orizzonti. Il mio scopo è quello di arrivare a un suono unico che nasce dai suoni singoli, liberi, che si ritrovano in un solco comune, dando vita a una sorta di "preghiera laica". Nella prima parte della mia carriera ho avuto modo di lavorare con grandi nomi della musica, poi la mia ricerca mi ha indotto ad approfondire la conoscenza della musica del mondo, portando nella mia "casa madre", che è Napoli, suoni che venivano da altri paesi. Con Luigi ci siamo trovati su un territorio e una consapevolezza comune, dando vita un suono che vuota l'involucro e lo riempie di energia universale. Il collaborare con musicisti di estrazioni e di generazioni differenti mi entusiasma: io do loro la mia energia e loro mi fanno da sponda.
A Luigi Cinque abbiamo chiesto dove va ricercato il successo di una iniziativa che prosegue e si amplia, di anno in anno. "Un concerto che è diventato il concerto del mondo assolutamente straordinario - ci dice il sassofonista -, con musicisti di molti paesi e culture differenti. Nasce da un concetto di meditazione, in particolare quest'anno un argomento su cui riflettere è la pace; per questo facciamo una grande preghiera con Enzo Avitabile, un grande raga coinvolgendo il pubblico e i tanti musicisti che si avvicenderanno sul palco.
Enzo ha ancora una volta dimostrato quanto sia eclettico.
Considero Avitabile dal punto di vista artistico un fratello; lo sta diventando anche dal punto di vista umano, ammiro le sue cose sa essere meditativo attuando una "sottrazione", all'insegna del "meno è più" come dicono gli inglesi, con una ricerca della semplicità che non significa banalità. Enzo porta nel concerto ritmi vesuviani propri della sua formazione musicale, dando vita una preghiera mediterranea per la pace. E' diventato da ospite del concerto di Santo Stefano a coautore e ne sono felice.
Pur nelle vostre storie differenti ci sono quindi molti "punti di incontro"
Tra noi ci sono stati sempre degli incroci; io ho più divagato nella musica contemporanea e nel jazz, mentre lui è uno degli interpreti e musicisti più famosi del nostro Paese e non solo ed ha sua volta collaborato con Pino Daniele e con tanti musicisti duella scena internazionale. Io appartengo alla cultura del jazz e della musica popolare che venne portata al grande pubblico da un gruppo come Il Canzoniere del Lazio del quale ho fatto parte, tenendo concerti in molti luoghi nel mondo. Nonostante le differenze nella formazione musicale, sono molte le cose che ci uniscono. Nel cast anche la cantante mongola Urna Chahar Tugchi (con un’estensione di quattro ottave) e solisti come Peppe Frana con il suo oud modale, giovani straordinari come la violinista Anaïs Drago e Marcello de Carolis alla chitarra battente, il clarinettista Marco Colonna e la violoncellista Giovanna Famulari, i contrabbassisti Silvia Bolognesi e Paolo Damiani, il Coro Baobab di Barbara Eramo e Stefano Saletti, oltre a maestri suonatori di gaida, zampogna, tammorra.