Smartphone e tablet a prova di adolescenti. Il “parental control”, lo strumento con cui, tra le altre cose, viene bloccato l’accesso dei figli minori ai siti web con contenuti online ritenuti pericolosi a cui potrebbero essere esposti, viene attivato al momento dell’acquisto della sim, in modo automatico, sui cellulari intestati ai minori.
In base a una delibera dell’Autorità garante per le comunicazioni (Agcom), dal 20 novembre tutti i contratti di telefonia mobile intestati agli under 18, e quindi le relative sim, prevedono infatti questo “filtro” pre-impostato. Il provvedimento ha anche una valenza per le sim sottoscritte prima del 20 novembre, sulle quali il filtro dovrà essere progressivamente applicato. Inoltre, il Parental control, su richiesta dei genitori, può essere attivato anche sulla linea di casa che, a differenza della SIM che può essere anche intestata al minore, è sempre intestata al titolare maggiorenne. In questo modo il Parental control funziona anche quando il minore si collega tramite la rete Wi-Fi di casa.
Un’innovazione che, peraltro, trova d’accordo gli stessi ragazzi. Secondo un recente sondaggio effettuato dal portale Skuola.net, su un campione di 1.500 giovani tra i 10 e i 25 anni, circa l’80% si mostra favorevole a misure votate a limitare l’esposizione a questo tipo di materiali.
Le incognite legate al “Parental control” automatico: risponde l’Agcom
Se la filosofia del meccanismo è abbastanza chiara, ci sono molte informazioni di dettaglio, sul suo funzionamento concreto, su cui le famiglie sembrano ancora un po’ confuse. Per questo, sempre Skuola.net ha interpellato chi meglio di ogni altro conosce ogni risvolto del provvedimento: Giovanni Santella, direttore della Direzione Tutela dei Consumatori presso l'Agcom, che ha coordinato il procedimento e che svolgerà la vigilanza sul rispetto della delibera.
Innanzitutto, come funzionerà nel pratico il Parental control automatico? “Le soluzioni tecnologiche messe in campo dagli operatori - afferma Santella - sono principalmente due: una prima basata su APP da installare sui dispositivi degli utenti e una seconda che non richiede l’installazione dell’APP e opera unicamente mediante un filtro di rete che agisce a livello di Domain Name System (DNS), cioè il server del fornitore della linea di accesso e del servizio connettività a Internet che viene interrogato quando si digita un dominio (esemplificando, il nome del sito Web) per ottenere il corrispondente indirizzo IP a cui poi il cliente si connette".
Con la soluzione DNS, prosegue Santella, “il blocco impedisce la risoluzione di indirizzi IP non consentiti proprio in base alle Linee guida allegate alla delibera 9/23/CONS dell’Agcom. L’APP da installare sul terminale, ad oggi utilizzata in misura minoritaria dagli operatori, è in grado di bloccare l’installazione di programmi e applicazioni non consentite o non adatte ai minori, oltre a monitorare le ricerche e l’apertura dei siti (bloccando i siti indesiderati, i siti pericolosi e i siti non adatti ai minori). Tecnicamente con l’APP il servizio di blocco dei siti web non consentiti si basa sullo stesso principio, con la differenza che, in genere, il traffico web originato dal terminale su cui è installata l’APP viene direzionato sui server del fornitore della piattaforma, che “filtra” il traffico in funzione della policy definita dal cliente (sulla falsariga di quanto detto in precedenza per il servizio DNS)”.
Un’altra questione particolarmente dibattuta è legata ai possibili tentativi di aggiramento del divieto da parte del minore, utilizzando una rete Wi-Fi o una sim intestata a un adulto, cose abbastanza diffuse. Gli stessi ragazzi interpellati da Skuola.net, seppur favorevoli, sembrano scettici sull’efficacia del provvedimento in questi casi: il 47%, pur ritenendolo opportuno ritiene sia comunque facile accedere ai contenuti vietati. E in effetti, su questo, si chiede uno sforzo in più ai genitori: “Per le simintestate a un adulto o nel caso di linee di rete fissa - sottolinea il dirigente dell’Agcom - non essendo prevista la pre-attivazione, per attivare il blocco di determinati contenuti il genitore può farlo agevolmente, a secondo del gestore, dal sito Web, o tramite call centero recandosi in un punto vendita”.
E poi ci sono quei minori che già prima del 20 novembre erano in possesso di una sim personale. In che modo, nel loro caso, si applicheranno le modifiche normative? “L’attivazione del Parental control per i contratti sottoscritti prima di quella data - spiega Santella - è sicuramente più agevole se il gestore utilizza sistemi basati sul blocco degli indirizzi IP tramite DNS, in quanto potranno operare direttamente configurando tali apparati. Se invece il gestore utilizza sistemi basati su APP, la società dovrà provvedere a contattare i clienti per assisterli all’installazione dell’applicativo, ad esempio presso i punti vendita”.
Quali saranno i contenuti vietati bloccati dal nuovo “filtro”?
Infine la domanda delle domande: qual è il criterio che porterà al blocco delle pagine web? Cosa si intende per “contenuti vietati”? L’elenco delle categorie interessate è molto ampio: si va dai siti con materiale “per adulti” (pornografia, accessori sessuali, attività orientate al sesso, ecc.) a quelli che incentivano giochi d’azzardo e scommesse, vendita di armi, violenza (siti di istigazione al suicidio, autolesionismo, ecc.), odio e discriminazione, passando per quelli che promuovono pratiche che possono danneggiare la salute fisica e mentale (siti che supportano bulimia, anoressia, uso di sostanze stupefacenti, alcol, tabacco, sette, ecc.), infine siti per anonimizzare la navigazione in Rete.
Più nello specifico, dice il responsabile Agcom, “per la classificazione dinamica dei siti web, nelle diverse categorie, gli operatori si affidano a soluzioni messe a disposizione da primari partner tecnologici che operano nel settore della protezione della navigazione web e della sicurezza informatica. Per individuarli si sfruttano gli algoritmi di società specializzate. Nel caso delle piattaforme, che possono contenere oltre ai servizi e contenuti ammessi anche, in quota parte, contenuti vietati, resta valido il sistema di verifica dei contenuti, di Parental control e verifica dell’età delle piattaforme stesse”.
Il sistema funzionerà? Il parere dei genitori
Un sistema quindi articolato e teoricamente “tutelante” in modo estensivo. Ma basterà a proteggere i bambini e gli adolescenti dall’esposizione a contenuti pericolosi? Rispondere a questo interrogativo è forse prematuro. Ma un giudizio sul senso della riforma si può già provare a darlo. Per farlo. Skuola.net ha interpellato Antonio Affinita, direttore generale del Moige (Movimento Italiano Genitori), che peraltro ha collaborato alla stesura della delibera. La sua è una promozione piena, che interpreta il pensiero delle famiglie: “Il provvedimento - assicura Affinita - è un innovativo primo passo verso la tutela dei minori, che risponde all’esigenza di proteggerli dalle insidie della Rete. Ed è un servizio è gratuito, quindi alla portata di tutti. I genitori e gli operatori possono inoltre usufruire delle Linee Guida, per poter utilizzare il blocco in modo consapevole e informato”.