Saman Abbas, ergastolo ai genitori per omicidio: 14 anni allo zio Danish, assolti i cugini
La sentenza dei giudici della Corte di assise di Reggio Emilia dopo quasi cinque ore di camera di consiglio. Nessun risarcimento al fratello e al fidanzato. Cade la premeditazione per tutti gli imputati
I genitori di Saman Abbas sono stati entrambi condannati all'ergastolo per l’omicidio della figlia di 18 anni. Questa la pena per il padre Ahabbar Abbas, presente in aula, e per la madre Nazia Shaheen, latitante da 31 mesi. Quattordici anni allo zio, Danish Hasnain, assolti i cugini Ikram Ijaz e Nomanhulaq, dei quali è stata ordinata l'immediata liberazione. Cade la premeditazione per gli imputati. A deciderlo è stata la Corte di assise di Reggio Emilia dopo quasi cinque ore di camera di consiglio.
© Tgcom24
I cugini in lacrime dopo l'assoluzione -
Sono usciti dall'aula in lacrime, abbracciando i loro difensori, i due cugini di Saman assolti dalla Corte di assise di Reggio Emilia nel processo sull'omicidio della 18enne. Nomanhulaq e Ikram Ijaz erano detenuti, dopo essere stati arrestati all'estero. Shabbar Abbas, il padre di Saman condannato all'ergastolo, ha invece lasciato l'udienza senza parlare, subito dopo la lettura del dispositivo.
Le richieste della Prcura -
La Procura reggiana aveva chiesto condanne all'ergastolo per il padre Shabbar Abbas, che è detenuto nel carcere di Modena, e per la madre Nazia Shaheen, ancora latitante in Pakistan, e 30 anni per gli altri imputati (26 con le attenuanti generiche). Il giudice alla fine ha confermato le richieste dei pm, ma ha stabilito che i cugini sono estranei ai fatti.
Nessun risarcimento al fratello e al fidanzato -
Nessun risarcimento è stato disposto per il fratello e il fidanzato di Saman, costituiti entrambi parte civile nel processo sulla morte della 18enne. Dal dispositivo della Corte di Assise di Reggio Emilia emerge, invece, che risarcimenti sono stati concessi alle associazioni sulla violenza contro le donne (25mila euro ciascuno), a quelle islamiche (10mila euro), all'Unione Comuni bassa reggiana (30mila) e al Comune di Novellara (50mila).
Cade la premeditazione per tutti gli imputati -
Sono cadute le aggravanti contestate, premeditazione e motivi abietti, con l'eccezione di quella del legame familiare contestata ai genitori. Per padre e madre dunque c'è un'unica aggravante. Ma la coppia è stata assolta dalla soppressione di cadavere per non aver commesso il fatto. Anche lo zio è stato condannato per omicidio, ma senza aggravanti, e per soppressione di cadavere. Gli sono state concesse le attenuanti generiche e l'ammissione al rito abbreviato, che aveva chiesto, con la riduzione di un terzo della pena. Assolti tutti gli imputati, perché il fatto non sussiste, dall'accusa di sequestro di persona.
Le dichiarazioni in aula del padre prima della condanna -
"Ho sentito tante parole false", aveva detto Shabbar Abbas, che nelle dichiarazioni spontanee aveva negato di aver ucciso la figlia. "Non è vero che sono andato a casa di Saqib (il fidanzato di Saman, ndr) a minacciare. E' falso, come quelli che dicono: 'Ha ammazzato la figlia ed è scappato via'", aveva aggiunto, parlando in italiano stentato. L'uomo aveva anche negato di aver organizzato un matrimonio combinato per Saman, che sparì da Novellara nella primavera del 2021 e fu trovata morta nel novembre del 2022.
"Non ho mai picchiato mia figlia" -
"Anche io voglio liberarmi di tanti mesi di peso. Figlia mia morta, mia famiglia finita per me. Io dico tutta la verità. Saman stava sempre chiusa? No, andava per Novellara", aveva affermato parlando per un'ora e 40 minuti, continuando a ribattere a quelle che ha definito falsità. "Ho sentito mio figlio dire che ho tirato fuori un coltello, che lo picchiavo. Signori giudici, nella mia vita non ho mai picchiato nessuno. Non ho mai picchiato mia figlia o figlio o qualcun altro. Ho sentito tante parole false che mi fanno sentire molto male".
"Saman era il mio cuore, non l'ho uccisa" -
"Mai nella vita mia ho pensato di uccidere mia figlia. Neanche gli animali fanno queste cose. Signori giudici non ho mai pensato queste cose", aveva detto Shabbar Abbas, scoppiando a piangere. "Era mio cuore, mio sangue, ho portato qua il mio cuore e il mio sangue. Non ammazzo figli, non sono un animale. Neanche da pensare", aveva aggiunto. "Non è vero che sono persona ricca, non è vero che sono una persona mafiosa. Non è vero che ho ammazzato una persona qua, una in Pakistan".
"Anche lei era contenta di sposare il cugino" -
"Ho sentito parlare di un matrimonio combinato, anche questo non è vero. Lei era contenta di sposare il cugino", aveva dichiarato ancora il padre di Saman, parlando delle nozze con un parente in Pakistan che per l'accusa sarebbe stato combinato dalla famiglia.