ENEA sta coordinando il monitoraggio ambientale delle due vasche di laminazione delle acque del torrente Lura, che durante le piene garantiscono la sicurezza idraulica di un’ampia superficie all’interno e nelle aree circostanti dell’omonimo parco in Lombardia, valorizzando al contempo la porzione del Parco compresa tra i comuni di Lomazzo e Bregnano (Como).
In base alla convenzione appena sottoscritta con l’Ente parco, i ricercatori ENEA saranno impegnati per i prossimi sei anni in attività tecnico-scientifiche che comprendono l’osservazione costante delle diverse componenti ambientali, sia vegetali che faunistiche, e il controllo della qualità delle acque. Inoltre, contribuiranno alle attività di verifica delle opere di riqualificazione idromorfologica, oltre a dare supporto al Parco affinché la fruizione dell’area avvenga minimizzando gli impatti su flora e fauna.
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“Il progetto in corso dà seguito a un primo accordo di collaborazione siglato nel 2015 tra ENEA e Ente Parco per il monitoraggio della fase di realizzazione delle vasche e di numerosi aspetti dell’ecosistema per valutare l’efficienza ambientale dell’opera”, spiega Simone Ciadamidaro ricercatore del Laboratorio ENEA Biodiversità e Servizi Ecosistemici.
Il torrente Lura nasce presso il confine italo-svizzero e costituisce il maggior affluente del fiume Olona, nel quale confluisce nei pressi di Milano. Il corso d’acqua, percorrendo un totale di 46 km e drenando un bacino di 120 km² tra le provincie di Como e Varese, attraversa una delle aree più urbanizzate d’Europa, interessata da agricoltura intensiva e da una diffusa impermeabilizzazione del suolo.
La riduzione dello spazio di pertinenza fluviale, legata all’urbanizzazione intensiva, ha ridotto l’area di possibile espansione del corso d’acqua durante gli eventi di piena, comportando così una situazione di rischio allagamento di importanti centri urbani come Saronno. Inoltre, la forte antropizzazione dell’area ha causato una massiccia alterazione e impoverimento di flora e fauna, determinando parallelamente la diffusione di specie esotiche invasive.
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Tale situazione ha comportato gravi criticità per il territorio attraversato dal torrente, tanto che già dagli inizi degli anni 2000, la Regione Lombardia ha proposto a tutti gli attori che insistono sull’area la sottoscrizione di un accordo quadro per la riqualificazione e la messa in sicurezza.
“Quella dei ‘Prati del Ceppo’, come è chiamata l’area delle vasche, costituisce un esempio ben riuscito di ‘soluzione basata sulla natura’, in grado di assicurare molteplici benefici ambientali, economici e sociali. Una soluzione che ha legato la riduzione del rischio di disastri ambientali, l’adattamento ai cambiamenti climatici con il ripristino e la protezione della biodiversità e degli ecosistemi”, aggiunge Ciadamidaro.
Le vasche sono già entrate diverse volte in funzione durante eventi di piena, salvando da danni ingenti comuni come Saronno; al tempo stesso hanno fatto registrare un aumento della biodiversità del Parco nell’area delle vasche, che è divenuta un centro di attrazione per la pratica di sport e di attività legate all’ambiente, come il birdwatching.
“La situazione di rischio che si è cercata di mitigare nel bacino del Lura è la stessa che ha vissuto l’area in cui scorre il fiume Seveso, esondato recentemente a Milano, fiume che fa parte dello stesso sistema idrografico del Lura. Replicare questo modello virtuoso in altri territori contribuirebbe a ridurre gli effetti e i danni legati alle piene di altri corsi d’acqua, restituendo nello stesso tempo alla popolazione importanti aree naturalistiche ricche di biodiversità”, conclude Ciadamidaro.