il leader di Forza Italia

Regionali, Tajani: confermiamo i candidati uscenti, no terzo mandato | Mes, "per sì italiano non basta intesa su Patto di stabilità"

Il vicepremier conferma "lo stop al terzo mandato per i presidenti di Regione"

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"Per le Regionali confermeremo i candidati uscenti". Lo afferma il vicepremier Antonio Tajani. "Non c'è bisogno di riequilibrare i rapporti di forza con FdI e non è una questione di lottizzazione", spiega il leader di Forza Italia a Il Messaggero, mentre si conferma la linea dello stop al terzo mandato per i presidenti di Regione. "Seguiremo la prassi, com'è giusto. E la prassi è ricandidare gli uscenti. A meno che un partito non decida di sostituirlo e proponga un nome alternativo. Per quanto ci riguarda non è così: confermiamo Cirio in Piemonte e Bardi in Basilicata".

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"Non è questione di lottizzare. FdI ha tanti ministri e bravi presidenti di Regione. Non credo sia il momento di riaprire polemiche o cominciarle. Se poi un partito decide di rinunciare per qualunque motivo a una Regione è un altro discorso", ribadisce il ministro degli Esteri. E sulla riforma del limite dei due mandati conclude: "Non è che possiamo fare le leggi per qualcuno, e poi è sano garantire un ricambio nella leadership delle Regioni dopo 10 anni. Un conto sono i sindaci dei comuni piccoli, un conto i presidenti delle Regioni".

FdI: "Tajani per ricandidature governatori? Qui resta un 'no'" - "La nostra posizione resta quella già espressa. Tajani lancia la ricandidatura dei governatori uscenti? Per noi resta un no". Così, a LaPresse, la coordinatrice in Sardegna di Fratelli d'Italia Antonella Zedda sulle dichiarazioni del leader di Forza Italia. Il partito della premier Meloni si è espresso pubblicamente e ufficialmente con una posizione contraria al bis di Christian Solinas, esponente del partito sardo d'azione alleato con la Lega, ritenendo che non ci siano le condizioni per una ricandidatura e spingendo per un proprio candidato. In Sardegna il voto per le elezioni regionali è previsto fra fine febbraio e inizio marzo.

Trentino, frattura in FdI: Cia lascia e fonda Gruppo Misto - È frattura all'interno di Fratelli d'Italia in Trentino. Claudio Cia, rieletto in Consiglio provinciale con il partito della Meloni, lunedì mattina ha comunicato ufficialmente agli uffici di palazzo Trentini le dimissioni dal gruppo consiliare di Fratelli d'Italia a partire da domenica. Contemporaneamente, ha chiesto di costituire il Gruppo Misto del quale si è dichiarato presidente. L'abbandono di Cia è l'ultimo atto della contrapposizione politica con il commissario del partito, Alessandro Urzì.

"Quando sono entrato in Fratelli d'Italia l'ho fatto per Giorgia Meloni che con lealtà e coerenza sta elevando l'immagine dell'Italia - ha sottolineato Cia -. Nel partito ci sono persone di grande equilibrio, veduta e impegno. In Trentino, l'attuale ministro Adolfo Urso da commissario era riuscito a rimettere il partito su binari positivi. L'arrivo di Alessandro Urzì è stato catastrofico. Ho vissuto 11 mesi di isolamento, di gestione in solitaria del partito, senza confronto. Con lui ha prevalso lo scontro interno e verso gli alleati di coalizione con un uso sguaiato di termini che hanno rasentato l'offesa. In questo modo di fare politica non mi sono mai riconosciuto. Sono stato più volte minacciato di esclusione se non mi fossi allineato". Cia da consigliere e assessore in forza a Fratelli d'Italia in Provincia di Trento si è autosospeso dal partito rimettendo le deleghe nelle mani del rieletto presidente Maurizio Fugatti. 

"Per il sì italiano al Mes non basta intesa su Patto di stabilità" -

 Tajani torna a parlare anche del Mes. "Un mese in più o in meno non credo cambi le cose. Non dobbiamo pensare che il Mes sia una questione di calendario ma di politica macroeconomica. E in questo senso la necessità europea è sostenere l'economia reale. Anche se noi come FI siamo favorevoli al Mes, bisogna essere consapevoli che non basta, dobbiamo completare l'architettura composta anche dal Patto di Stabilità, dall'unione bancaria e dall'armonizzazione fiscale. Altrimenti saremmo davanti a una scelta monca che servirebbe probabilmente solo alle banche tedesche dato che le nostre siamo già riusciti a rinforzarle anche con un buon testo sugli extra-profitti".

"Mi aspetto aperture dagli altri Paesi Ue, è un tema che l'Italia pone già con grande forza. Non è che Roma per fare una cortesia ai tedeschi - prosegue il ministro degli Esteri - poi non fa il proprio bene. Ma è un ragionamento che estendo anche ai partiti italiani: chiedo a tutti coloro che sono favorevoli cosa intendono fare su unione bancaria e fiscalità".

"Non accetteremo proposte lesive per noi. I frugali non sono Paesi industriali ma devono tenere conto del fatto che noi siamo la seconda manifattura d'Europa e che altri Paesi, come la Francia, hanno le nostre stesse posizioni critiche. Ricordo loro - sottolinea il ministro degli Esteri - che il Patto è di stabilità ma è anche di crescita. Non è che possono tagliare quest'ultima o si fa la fine delle vecchie regole recessive che nel 2008 hanno provocato guai enormi. Ribadisco: io mi auguro si possa trovare un accordo entro Natale ma non vogliamo sia penalizzante per noi", conclude Tajani. 

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