"voglio combattere una battaglia"

Gino Cecchettin: "Non odio, voglio essere come Giulia | Femminicidi e patriarcato, dobbiamo cambiare"

Il padre della giovane uccisa dall'ex fidanzato: "Bisogna combattere il patriarcato, il concetto di possesso che c'è dietro"

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Quello dei femminicidi è "un problema serio" ma prima d'ora "ne leggevo ma giravo pagina...". Gino Cecchettin, padre di Giulia Cecchettin - la giovane uccisa dall'ex fidanzato Filippo Turetta - ne ha parlato a cuore aperto con Fabio Fazio. E ha spiegato che ora "voglio essere come Giulia: io voglio amare, non voglio odiare. L'odio ti porta via energia". Ma bisogna comunque combattere il patriarcato che "significa che c'è un concetto di possesso e forse è quello il cuore della faccenda: la donna vista come proprietà di qualcuno".

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Ospite a Che tempo che fa, Cecchettin ha spiegato di essere "qui stasera perché mi trovo, mio malgrado, a combattere una battaglia. Una battaglia di cui non ero a conoscenza prima, perché io stesso quando leggevo di femminicidi ero dispiaciuto per la vittima, per i familiari, ma poi giravo pagina come penso facciano la maggior parte delle persone". Ma "avendo vissuto un anno fa un altro lutto molto importante, sono mutato come uomo e tutti gli eventi che mi sono capitati durante quest'anno mi hanno portato a vedere il mondo sotto un altro punto di vista. Io devo ringraziare mia moglie Monica per avermi fatto conoscere l'essenza dell'amore e da lì ho imparato a essere un uomo diverso".
 

"Adesso - ha proseguito - mi trovo senza una moglie, senza una figlia, e con la possibilità di gridare all'Italia, in questo caso, ma il messaggio sta arrivando anche Oltralpe, che dobbiamo cambiare qualcosa. Mia figlia Elena ha dato un messaggio ben chiaro, ha centrato veramente il punto e quando l'ho sentita parlare di patriarcato mi ha un po' interdetto perché conoscevo la parola ma non conoscevo il significato nella società moderna. E io supporterò Elena in tutte le sue battaglie, perché è una battaglia che dobbiamo far tutti".

Patriarcato, ha spiegato Cecchettin, indica un "concetto di possesso": la donna vista "come proprietà di qualcun altro. Utilizziamo al giorno d'oggi alcune espressioni come 'la mia donna', che sembrano innocue, però non è così". Anche nel quotidiano, ha proseguito il padre di Giulia Cecchettin, "dobbiamo cominciare a cambiare il modo d'intraprendere una visione della società".

Cecchettin ha poi spiegato di non voler provare odio o rabbia, nonostante la terribile vicenda che l'ha toccato. "Quando ti trovi a piangere la perdita della figlia, perché io ho cominciato a piangere per Giulia già la domenica, perché un padre certe cose le sente, ti viene quasi normale provare rabbia e odio. Però io ho detto che voglio essere come Giulia, ho concentrato tutto il mio cuore, tutta la mia forza su di lei e sono riuscito ad azzerare l'odio e la rabbia. E mi son chiesto come, però vedo che pure oggi, con questo ragionamento che può magari sembrare troppo razionale, ma alla fine è molto umano, io voglio amare e non voglio odiare, perché comunque l'odio ti porta via energia".

Cecchettin ha quindi invitato "i maschi a dire ti amo alle loro compagne. Ti amo, e non ti voglio bene, Ditelo spesso e ogni volta".

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