SARCASMO, EQUIVOCI, IPOCRISIA

Oscar Wilde torna a teatro, "L'importanza di chiamarsi Ernesto" nella versione colorata e superpop dell'Elfo di Milano

L'ironia e il sarcasmo del geniale scrittore irlandese raccontano la società tardo-vittoriana in un'irresistibile commedia degli equivoci

La commedia più brillante di Oscar Wilde, "L'importanza di chiamarsi Ernesto", torna al Teatro dell'Elfo di Milano per tutto il periodo delle feste di Natale, in una non-stop di repliche che da martedì 12 dicembre si prolungherà fino a venerdì 12 gennaio. L'allestimento messo in scena con la regia di Ferdinando Bruni e Francesco Frongia ripropone il racconto del geniale scrittore irlandese, che in questa pièce mette a nudo una società dove il denaro e il classismo dominano un mondo di ipocrisie, falsità e doppi giochi. Il racconto delle due protagoniste innamorate del nome dei loro "fidanzati" si snoda in un allestimento tutto ispirato alla colorata, brillante e adrenalinica cultura pop degli anni Sessanta. 

Personaggi da cartoni animati nella società di Wilde -

 La messa in scena è tutta costruita con caratteristiche e suoni tipici dei cartoon e dell'estetica che emerge dal mondo artistico di Andy Warhol: colori sgargianti, tratti decisi, personaggi e caratteri sopra le righe. E' così che si muovono sul palco gli otto interpreti, i quali propongono con ritmi indiavolati un racconto irresistibile. La narrazione della storia d'amore tra i quattro protagonisti è al tempo stesso commedia dell'assurdo e critica feroce di una società in cui tutti i protagonisti indossano maschere di spietato cinismo. Sul palcoscenico disegnato come un foglio bianco, gli attori si stagliano come personaggi da cartoni animati, con tutto il loro carico di "macchiette" tra il divertente e l'amaro, tra l'ironico e il sarcastico.

Tra inganni ed equivoci -

 La "commedia frivola per gente seria", così la definì Wilde, racconta l'amore per un nome, Earnest (giocando sull'equivoco del significato della parola stessa, "onesto") e gli equivoci delle due donne, Cecily e Gwendolen, entrambe determinate nel loro inarrestabile desiderio di sposare inequivocabilmente un Earnest. L'ambigua identità dei loro "innamorati", Jack e Algernon, entrambi con un nome falso che permette loro di condurre una doppia vita, è all'origine degli inganni in cui i personaggi cadono nel corso della vicenda, tra vita di città e di campagna, malati immaginari e amici più o meno veri.

Amore, ironia e lieto fine -

 Amore e fidanzamento sono i cardini di un intreccio che tratteggia la società tardo-vittoriana con pungente ironia, in un ventaglio di caratteri che si incastrano a formare un variegato quanto decadente collage di personalità, fino all'inevitabile lieto fine. 

L'importanza di chiamarsi Ernesto al teatro Elfo Puccini di Milano, sala Shakespeare
Regia, scene e costumi Ferdinando Bruni e Francesco Frongia
Luci Nando Frigerio
Suono Giuseppe Marzoli
Con Riccardo Buffonini, Giuseppe Lanino, Elena Russo Arman, Ida Marinelli, Luca Toracca, Cinzia Spanò, Camilla Violante Scheller, Nicola Stravalaci
Orari: martedì, mercoledì, giovedì e sabato ore 20:30, venerdì ore 19:30, domenica ore 16