L’uva è una delle coltivazioni più diffuse al mondo. Nel 2022 la produzione mondiale di vino si è attestata sui 258 milioni di ettolitri. La filiera enologica produce però enormi quantità di residui solidi: basti pensare che, in media, per ogni ettolitro di vino sono prodotti 20 chilogrammi di vinacce. Occuparsi in modo innovativo dello smaltimento dei rifiuti della vinificazione e del recupero e della valorizzazione degli scarti viti-vinicoli risulta quindi fondamentale.
Combattere lo spreco e dare un nuovo valore agli scarti di produzione della catena enologica creando prodotti cosmetici naturali e performanti. Questo è l’obiettivo di Grapey, startup innovativa italiana fondata nel 2022. Una linea cosmetica virtuosa che ridà potere ai sottoprodotti dell’uva.
Come ci ha raccontato Sara Menato, fondatrice di Grapey: “Il nostro è un brand di cosmetica, ideato da me e da mio fratello, Luca Menato. Nasce dall’idea di sfruttare una grandissima potenzialità che c’è all’interno del mondo del vino, quando alla fine del processo produttivo si generano gli scarti, le vinacce”. Una visione che raccoglie al 100% la sfida dell’economia circolare. Ha aggiunto Sara Menato: “Grapey nasce da un’idea di ottica circolare al 100%, quello che viene chiamato upcycling. Quindi quello che è uno scarto nella filiera vitivinicola, in realtà viene portato a un livello superiore per creare valore. Perché all’interno degli scarti dell’uva si conservano delle proprietà, dei principi attivi che fanno benissimo alla pelle. L’uva infatti ha straordinarie potenzialità anti-age e antiossidanti. E quindi abbiamo utilizzato proprio questi principi attivi derivati dalle vinacce per creare una linea cosmetica innovativa, naturale e sostenibile”.
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Estrarre tutte le potenzialità antiage e cosmetiche dell’uva migliorando l’impatto ambientale della vinificazione e allo stesso tempo aprendo nuove opportunità di business per le cantine italiane.
Come ha spiegato Alessandro Filippini, chimico e fondatore di Phenbiox: “Noi utilizziamo un processo brevettato, che abbiamo sviluppato all’Università di Bologna, che prevede l’utilizzo di enzimi per andare a fare dei tagli a livello molecolare sulla fibra della vinaccia. Questi tagli ci permettono di liberare il 100% dei principi attivi che la buccia d’uva trattiene. Come ad esempio polifenoli, antociani e tante altre sostanze che servono alla pianta per la propria autodifesa ma che possiamo utilizzare anche noi per difendere la nostra pelle dallo stress ossidativo o per proteggere il nostro collagene, prevenendo le rughe”.
Una risorsa naturale preziosa. Un vero e proprio superfood del quale non si butta via nulla.