Il messaggio vocale inviato a un'amica

Femminicidio Andria, l'audio qualche giorno prima di morire: "Sono andata in ospedale perché mio marito mi ha picchiato"

Emerge anche dalle indagini che, cinque giorni prima di morire, la 42enne era stata schiaffeggiata con violenza dall'uomo durante una lite. Per questo, era finita al nosocomio

Il 23 novembre, cinque giorni prima di morire, Vincenza Angrisano, la 42enne uccisa nel pomeriggio di martedì ad Andria dal marito Luigi Leonetti, era stata schiaffeggiata con violenza dall'uomo durante una lite. Schiaffi che l'avevano fatta finire in ospedale con una prognosi di 4 giorni. È quanto emerge dalle indagini e da quanto aveva raccontato la stessa vittime in un audio inviato a un'amica. Nel messaggio vocale, riportato da "Pomeriggio Cinque" e che risalirebbe al 24 novembre, quattro giorni prima di morire, Angrisano aveva detto: "Purtroppo, ho avuto una settimana molto particolare: sono andata in ospedale, mio marito mi ha alzato le mani. Facevo casa di mia madre-casa mia, giravo per strada. Cercavo di stare quanto più lontano da casa mia".

Il femminicidio - Il femminicidio è avvenuto nell'abitazione della coppia, a circa tre chilometri dal centro abitato. La coppia ha due figli, uno di 6 e l'altro di 12 anni. È stato lo stesso Leonetti a chiamare i soccorsi, ma per la donna non c'era nulla da fare. Secondo quanto ricostruito finora dagli inquirenti, da circa un mese i rapporti tra Vincenza e il marito si erano incrinati. E il giorno in cui è stata uccisa, Vincenza aveva detto a Leonetti, prima di uscire, che non sarebbe più tornata a casa. La donna, però, intorno alle 17, è tornata per riaccompagnare a casa il più piccolo dei loro due figli. È andata in bagno e qui il marito l'ha colpita per almeno tre volte, al torace e all'addome, uccidendola. L'uomo ha poi chiamato il 118 a cui ha confessato il delitto e ha chiesto aiuto, ma il personale sanitario, al suo arrivo, ha solo potuto constatare il decesso della vittima. All'arrivo dei carabinieri, il 51enne non ha opposto resistenza.

I figli della coppia, di 6 e 12 anni, che erano in casa nel momento dell'omicidio, si trovano ora a casa di una parente della 42enne. L'uomo avrebbe usato un coltello da cucina, che è stato poi sequestrato. Il 51enne, recluso nel carcere di Lucera (Foggia), è accusato di omicidio volontario aggravato dall'aver compiuto il fatto ai danni del coniuge.

Sabato l'autopsia della donna - L'autopsia sul corpo di Angrisano sarà eseguita nella tarda mattinata di sabato. A eseguire gli esami autoptici sarà il professor Francesco Vinci dell'istituto di Medicina legale del Policlinico di Bari. Gli accertamenti medico-legali sono stati disposti nell'ambito delle indagini coordinate dal magistrato della Procura di Trani Francesco Chiechi e condotte dai carabinieri.

L'uomo resta in carcere - Il 51enne Leonetti resterà in carcere. Lo ha deciso la gip del Tribunale di Trani, Anna Lucia Altamura, che non ha convalidato il fermo per mancanza del pericolo di fuga, ma ha emesso nei suoi confronti una ordinanza di custodia cautelare in carcere, in quanto ha ritenuto sussistenti sia i gravi indizi di colpevolezza sia le esigenze cautelari. Leonetti, nel corso dell'udienza di convalida del fermo che si è tenuta giovedì, ha ammesso le proprie responsabilità confermando quanto già confessato al magistrato della Procura di Trani e ai carabinieri subito dopo il delitto. Ha escluso che i figli abbiano assistito all'accoltellamento.

Sequestrati i telefonini della coppia - Sarà l'analisi dei contenuti di chat e messaggi ad aiutare gli inquirenti a definire meglio il delitto. I cellulari della coppia sono stati sequestrati e saranno esaminati per capire se si sia trattato di un delitto d'impeto o se, invece, ci sia stata premeditazione. Da comprendere anche se la 42enne vivesse in uno stato di pressione psicologica dovuta al marito.