Green Deal e cambiamento climatico | Guarda la terza puntata di "TOGETHER - Europa2024"
L'approfondimento, realizzato in collaborazione con il Parlamento europeo, è andato in onda venerdì 1 dicembre. Ospiti dell'appuntamento: Maria Angela Danzì e Pietro Fiocchi, europarlamentari rispettivamente di M5s e FdI, e Stefano Caserini dell'Università di Parma
Green Deal e cambiamento climatico. Questi i temi della terza puntata di "TOGETHER - Europa2024", il nuovo progetto multimediale di Tgcom24 realizzato in collaborazione con il Parlamento europeo che vi porterà fino alle elezioni europee del 2024. In particolare, si è parlato di come coniugare gli obiettivi della transizione verde con le esigenze delle imprese. Ospiti dell'appuntamento: Maria Angela Danzì e Pietro Fiocchi, europarlamentari rispettivamente di M5s e FdI, e Stefano Caserini dell'Università di Parma.
Green Deal, a che punto siamo? - Giovedì 30 novembre, è iniziata la Cop28 di Dubai, la conferenza delle Nazioni Unite dedicata al cambiamento climatico. Un tema attorno a cui l'Unione europea ha creato un pilastro: il Green Deal. Molte, in questo senso, sono le sfide da affrontare: dalle case green allo stop ai motori a diesel e benzina fino all'economia circolare basata sul riuso.
Non mancano i dibattiti su queste sfide. Da un lato, c'è l'urgenza di portare avanti le iniziative, dall'altro, i timori di imprese e privati. L'Eurocamera discute di misure concrete, ma su molti dossier l'unità europea entra in stallo. Come per il regolamento sugli Euro7: Consiglio e Parlamento hanno approvato una versione annacquata della proposta della Commissione. Stessa sorte per le case green: in questo caso si punta a dare più discrezionalità ai singoli Stati. Infine, solo pochi giorni fa il voto del Parlamento europeo sugli imballaggi.
La Commissione europea aveva definito una serie di punti che privilegiavano il cosiddetto riuso rispetto al riciclo. La settimana scorsa, al Parlamento c'è stato un voto ha un po' annacquato le proposte della Commissione. Si è andato ad ammorbidire l'obbligo di riuso, con l'Italia, leader in Europa nel riciclo, e le sue imprese che hanno tirato un sospiro di sollievo.
In merito, Danzì dice: "Io non sono stata fra quelli che hanno sposato l'idea che il riciclo sia l'unica fonte per contenere i rifiuti e l'inquinamento. La partita non è chiusa, perché il Consiglio potrà intervenire nuovamente insieme alla Commissione e al Parlamento. Ho paura che i nostri imprenditori si siano fatti un'illusione e che, però, poi di fronte alla giusta negoziazione, all'idea di un'Europa che si muova in sinergia, altri Paesi si stiano attrezzando ad esempio nel campo del riuso, mentre noi stiamo fermi e perdiamo un'occasione. I nostri imprenditori ci chiedono chiarezza e certezze sulla direzione nella quale stiamo andando. L'altra richiesta - che è degli imprenditori ma anche del Movimento 5 Stelle - è che la transizione si debba accompagnare con strumenti economici, debito sovrano, perché tutti i Paesi devono essere in grado di aiutare le proprie imprese ad affrontare questo passaggio, che se li vedrà protagonisti potrà portare nuove opportunità di lavoro".
"Siamo tutti d'accordo sul cambiamento verde, sul Green Deal, ma se uno non arriva a fine mese, non ha i soldi per comprare da mangiare, non gliene frega nulla dell'ambiente. Per cui, bisogna avere un approccio molto più pragmatico rispetto a quello che ha avuto questo Parlamento. Dobbiamo legare la lotta per la protezione dell'ambiente all'economia e ai posti del lavoro. In particolare, sulla questione del riciclo, l'Italia sta facendo molto bene. Ci sono tantissime altre nazioni europee che buttano in discarica o addirittura usano per incenerire senza neanche produrre acqua calda o energia elettrica. Secondo me, uno dei nostri obiettivi dovrebbe essere proprio quello di ridurre l'ammontare dei rifiuti che vanno in discarica o negli inceneritori. Poi, è vero, tutto è perfettibile, sicuramente il riuso in certe categorie può essere fatto. Però, cerchiamo di fare le cose giuste, e soprattutto ricordiamoci dell'economia e dei posti di lavoro" è invece il commento di Fiocchi.
Green Deal, e a che punto sono le nostre aziende nel percorso della transizione? - Nel periodo 2018-2022, le aziende italiane che hanno effettuato eco-investimenti sono state 510.830, il 35,1% del totale. Per quanto riguarda l'impegno per raggiungere lo zero netto entro il 2050, in Europa solo il 24% delle imprese può dire di avere un numero di emissioni tale da raggiungere in tempo l'obiettivo.
Le emissioni di gas serra nel mondo nel 2022 - Cina, India, Stati Uniti, i Paesi dell’Ue, Russia e Brasile sono stati i principali responsabili delle emissioni inquinanti nel 2022. La Cina è al primo posto con il 29,2%, l'Europa si posiziona quarta. Per quanto riguarda quest'ultima, sono tanti i settori sui quali è opportuno intervenire: l'energia in primis, con il 77% delle emissioni inquinanti, l'agricoltura (10,55%), i processi industriali (9,1%) e il trattamento dei rifiuti (3,32%). Tutti dossier sul tavolo di discussione della Commissione e del Parlamento.
"È evidente che siamo in ritardo nell'affrontare la crisi climatica. Lo siamo per tanti motivi. Innanzitutto, perché per tanto tempo in molti hanno negato quello che la scienza diceva sulla gravità della situazione climatica. Però, siamo ancora in tempo per evitare una gran parte dei danni catastrofici. Tutti devono fare la loro parte. Il settore cruciale è quello dei combustibili fossili. Quasi l'80% della C02, il principale gas climalterante che mettiamo nell'atmosfera, deriva dall'uso dei combustibili fossili, per i trasporti, per il riscaldamento, per la produzione dell'energia elettrica. E qui la scienza è molto chiara: dobbiamo rottamare il sistema fossile nel giro di 30 anni. Quindi, è un'operazione industriale grandiosa che dobbiamo mettere in campo perché agire costa meno che non agire. Bisogna passare dalle dichiarazioni di principio alle azioni concrete e mettere in campo dei dispositivi legislativi che agiscano in modo adeguato, ma soprattutto in modo rapido", ha spiegato Caserini.
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