Da quando il sostituto procuratore generale di Milano, Cuno Tarfusser ha presentato la richiesta di revisione della sentenza di condanna di Rosa e Olindo presso la corte di Brescia, sempre più persone stanno iniziando a mettere in dubbio la versione ufficiale sulla strage di Erba e sul modo in cui sono state svolte le indagini. Secondo il giornalista Edoardo Montolli: "le indagini sono state svolte a senso unico su Olindo Romano e Rosa Bazzi". L'inviato del programma di Italia 1, Antonino Monteleone, si concentra su uno degli elementi che dimostrerebbe la tesi di Montolli: "Dove sono finite le intercettazioni che mancano?" Secondo Giovanni Tartaglia, ex maresciallo dei carabinieri ci sarebbero moltissime intercettazioni che avrebbero potuto portare le indagini in altre direzioni.
"Le Iene" hanno intervistato Giovanni Tartaglia, ex carabiniere che ha avuto guai anche seri con la giustizia: prima era stato in servizio per 24 anni, dieci dei quali al comando provinciale dei carabinieri di Como. "Ho fatto parte della strage di Erba - ha raccontato Tartaglia -, sono stato anche sulla scena del crimine". Sembra, infatti, che molte intercettazioni di Rosa e Olindo siano sparite. Giovanni Tartaglia dice di averle ascoltate: "Mi sono occupato prevalentemente di intercettazioni ambientali nella casa di Rosa e Olindo e telefoniche - ha spiegato -. Il vuoto? Si può averlo solo se non funziona più la microspia, ma il vuoto va segnalato".
Tartaglia parla anche delle società con cui hanno collaborato i carabinieri: "La Sio e la Waylog". Quest'ultima, in particolare, secondo la ricostruzione di Monteleone era posseduta da una società fiduciaria svizzera, il cui scopo è mantenere riservati chi sono i soci effettivi. L'inviato del programma di Italia 1 si chiede per quale motivo la Procura di Como abbia affidato il tutto a una società di cui non si conoscono i proprietari. Monteleone ipotizza che potrebbero crearsi conflitti di interessi legati alle indagini. Per questo motivo, hanno chiesto al fiduciario dell'azienda chi sia il proprietario, intercettando il commercialista svizzero Renato Bullani, il quale risponde così alle domande della iena: "Questo è salvaguardato dal diritto svizzero - dice -, per questo non le rispondo". Anche Luca Ganzetti, amministratore delegato della Waylog afferma: "Preferisco non rispondere".
Tartaglia fa dichiarazioni molto forti, sostenendo che non si siano battute piste alternative. Tuttavia, a telecamere spente, l'ex carabiniere rivela: "Si è capito dall'inizio, bisognava fare tutto per trovare la colpevolezza di Rosa e Olindo - dice -. Si è concentrata tutta l'indagine su di loro. Dentro di loro sanno, non è stata fatta bene quell'indagine. Dopo due giorni doveva essere focalizzato tutto su Rosa e Olindo, cioè si doveva fare di tutto per tirare fuori la loro colpevolezza". E sull'approfondimento di altre piste, come quella del racket della droga: "Non è stata presa in considerazione - aggiunge Tartaglia -, però è ovvio se la Procura mi dice: fate così. Però noi sapevamo che per dire così glielo aveva detto Gallorini. Loro si appoggiavano a Gallorini, perché sennò lui lo diceva al Magistrato e il Magistrato poi ci riprendeva a noi. Bisognava fare tutto per Rosa e Olindo, altre piste non erano proprio... Se le provavi ad abbozzare lì come abbiamo fatto dicevano: fatevi i fatti vostri. Loro hanno ritenuto opportuno prendere in considerazione solo le intercettazioni che potevano incastrare Rosa e Olindo, quelle servivano. Questo è quello che ho capito io direttamente e l'hanno capito tanti altri dall'inizio. Le trascrizioni non so che fine hanno fatto ".
E sulle società legate alle intercettazioni, dice: "A Como c'era la SIO di Cantù, che parte se n'è occupata di questa storia e poi la Waylog di un certo Ganzetti Luca, e qua iniziano le cose strane. Sto Ganzetti Luca, in pratica, prende monopolio di tutto, intercettazioni, dobbiamo farle con lui. A noi quello che ci sembrava strano è che noi lavorando lì, a volte sceglievamo noi no? Però quando andavi con determinati *** non potevi scegliere, era quello". Poi Tartaglia allude a una presunta amicizia tra Ganzetti e un uomo di legge: "Hanno un'azienda di investigazioni private in Svizzera. Ganzetti è il prestanome ma i fondi sono stati versati anche da *** e da un altro che non c'entrava con le indagini". Monteleone si dissocia da quest'ultima accusa di Tartaglia: "Lui fa intendere che la Waylog, in virtù di questo presunto rapporto avrebbe avuto una sorta di corsia preferenziale, ma questa tesi non possiamo supportarla"