Quando la tecnologia è al servizio dell’ambiente crescono la conoscenza e la difesa del nostro patrimonio più prezioso: la natura, così come l’inclusione digitale.
Lo conferma la seconda edizione del progetto “Guardiani della natura”, che vede impegnati Huawei e WWF Italia. Obiettivo: valutare la relazione tra diverse pratiche agricole e la conservazione della biodiversità.
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Come ha spiegato Fabio Romano, di Huawei Italia: “Nel 2018 abbiamo iniziato una collaborazione a livello globale con un’organizzazione non governativa californiana, che si chiama Rainforest Connection. E qui in Italia la partnership si è arricchita portando all’interno del progetto WWF Italia. Il progetto quindi ha avuto due fasi. In un primo momento mettere a disposizione la tecnologia a servizio della lotta contro le attività illecite che entrano all’interno dei parchi. Ad esempio il bracconaggio, il taglio boschivo. Poi con il controllo della biodiversità, dal punto di vista della verifica del comportamento delle specie animali, che molto frequentemente vengono impattate dall’attività umana”.
Il progetto prevede l’utilizzo di dispositivi di monitoraggio bioacustico e di piattaforme cloud e intelligenza artificiale. In otto oasi del WWF sono stati installati 48 dispositivi che hanno raccolto oltre 500mila registrazioni audio di specie animali, soprattutto avifauna, fornendo dati dettagliati sulla presenza e variazione della biodiversità nelle diverse aree agricole osservate. La metà coltivate tradizionalmente, l’altra con metodo biologico.
Ha aggiunto Fabio Romano: “Sostanzialmente è una rete di sensori. L’orecchio umano e l’analisi umana non riuscirebbero mai in real time a capire da questo enorme volume di dati che cosa sta avvenendo in un’oasi con delle dimensioni che vanno dai 200 ai 600 ettari. La tecnologia è a tutti gli effetti a supporto dell’analisi e riesce a restituire informazioni in tempo reale, sia nello scenario del contrasto degli illeciti sia nello scenario del monitoraggio della presenza e della ricchezza della biodiversità all’interno dei parchi”.
Ed ecco i risultati di questa ricerca.
Come ha raccontato Isabella Pratesi, di WWF Italia: “Noi abbiamo visto che l’agricoltura biologica, che è un’importantissima soluzione per conservare la natura anche nei campi agricoli, riesce a mantenere la fauna in maniera eccezionale. Abbiamo visto che gli uccelli, lì dove l’agricoltura è biologica e non chimica e di sintesi, sono più presenti, sono più attivi. E la biodiversità è più ricca”.
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I dati del progetto mostrano come nelle aree agricole biologiche sia presente il 10% in più di specie animali rispetto a quelle ancora dipendenti dall’uso di pesticidi. Potenza di una tecnologia amica della natura e sempre più vicina a tutti.
Ha concluso Isabella Pratesi: “La biodiversità ci dà tutto. Se la distruggiamo creiamo il peggior nemico per l’uomo. La tecnologia può fare moltissimo. Noi speriamo che questo progetto faccia anche capire che la biodiversità va protetta e va conservata soprattutto dai governi e dalla politica. Oggi dobbiamo arrivare a un’economia fondata sulla ricostruzione della natura. E speriamo che il regolamento europeo per il ripristino degli ecosistemi possa diventare una pratica per tutto il nostro territorio”.