L'inserimento dei giovani in agricoltura è uno degli obiettivi principali della Pac, la nuova Politica agricola comune, sia in Europa che in Italia. Abbiamo approfondito il tema con il professor Angelo Frascarelli, docente di Politica Agroalimentare all'Università di Perugia ed esperto di Pac, che ci ha spiegato alcuni punti fondamentali.
Professore, quanto è importante la Pac per il nostro Paese?
La Pac in Italia vale 7,4 miliardi di euro l'anno, è molto importante: è il 28% del reddito, quindi se non ci fosse la Pac il reddito scenderebbe. In alcune regioni come Calabria e Umbria supera il 50%, in altre, come il Trentino, resta sotto il 10%. Dipende dalle produzioni. Oltre a rappresentare una percentuale importante del reddito, sostiene gli investimenti, l'innovazione, gli ambienti rurali e le zone rurali. L'agricoltura è importante ma sono importanti anche i servizi economici, ambientali e sociali come lo sviluppo delle zone rurali.
Quali sono le condizioni economiche attuali degli agricoltori?
Uno studio dell'Eurostat dice che la redditività in agricoltura è più bassa degli altri settori, per questo è fondamentale il sostegno a reddito e competitività. La Pac esiste anche perché c'è un divario di redditività. L'agricoltura non può smettere, non può chiudere, è un settore primario per lo sviluppo dell'ambiente. Ecco perché interviene la politica agricola comune. La redditività è bassa perché è difficile inserire nuove produzioni, i capitali sono più ingenti e i giovani trovano maggiori ostacoli rispetto al settore dei servizi. La politica tenta allora di rimuovere questi ostacoli.
L'obiettivo è avvicinare sempre più i giovani all'agricoltura. Lo si fa anche a partire dalle università?
E' un obiettivo della Pac ma anche del settore agricolo europeo perché le imprese hanno bisogno di ricambio generazionale, settimo obiettivo specifico della politica agricola comune, che ne ha 9. La presenza di giovani significa dinamismo, innovazione, visione a lungo periodo. L'università svolge un ruolo di formazione, negli ultimi anni molti agricoltori sono laureati. La Pac e l'Unione Europea sostengono l'insediamento dei giovani con un finanziamento che può arrivare a 100mila euro e poi hanno un incentivo sugli investimenti fino al 50-60%. I giovani hanno priorità nella formazione imprenditoriale finanziata dalla Pac, hanno priorità anche dai sostegni pubblici come il Pnrr e il Pan, il piano d'azione nazionale.
Secondo lei quali sono a oggi gli interventi necessari in ambito agricolo?
L' Europa ha individuato 9 obiettivi, tutti importantissimi. Ma c'è un decimo obiettivo che è trasversale, perché si incontrano conoscenza e innovazione: il futuro dell'agricoltura è basato sulla conoscenza, e il futuro è sostenibile ma con innovazione: digitale, robotica, genetica, sull'uso di metodi di lotta biologica anziché chimica, biostimolanti, zootecnia con minori emissioni. Il futuro passa per l'innovazione, l'agricoltura diventa allora "smart", "smart agri": la parola smart la traduciamo con intelligente ma vuol dire anche veloce, furba, il modello di agricoltura che si affermerà è quella smart. Questo non contrasta con le nostre tradizioni, anche il grana è smart. Vuol dire aderire alle richieste dei consumatori, avere prodotti più certificati e naturali anche se ottenuti con robot.
Dunque un settore primario ma sempre in continua evoluzione.
La Pac dura da 60 anni perché ha saputo rinnovarsi e rispondere alle aspettative dei cittadini: oggi queste richieste sono ambientali e sociali. L'agricoltura ha 3 sostenibilità: economica, ambientale e sociale. Negli anni 60 la politica agricola comune sfamava l’Europa. Negli anni 90 è passata dalla quantità alla qualità, nel 2000 si è puntato sulla multifunzionalità, nel 2010 sulla sostenibilità e oggi sull'innovazione. Gli interventi sono sistemi a ettaro, sostegni ad alcuni settori strategici la zootecnia, un'agricoltura più ambientale, biologica, integrata, una migliore qualità della vita nelle zone rurali per combattere lo spopolamento. Tutti i paesi sviluppati sostengono la loro agricoltura.