Il mondo potrebbe aver superato un punto di svolta sulle fonti di energia e il solare è destinato a diventare quella dominante anche prima rispetto alla scadenza del 2050 concordata a livello internazionale dagli Accordi di Parigi.
Lo studio, pubblicato recentemente su Nature Communications rileva che allo stato odierno il solare fotovoltaico diventerà probabilmente la prima fonte di energia globale anche senza il sostegno di politiche climatiche più ambiziose di quelle già in essere. Tuttavia, avverte che quattro “barriere” potrebbero ostacolarlo. Si tratta della creazione di reti elettriche stabili, del finanziamento del solare nelle economie in via di sviluppo, della capacità delle catene di approvvigionamento e della resistenza politica delle regioni che perdono posti di lavoro.
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I ricercatori dell'Università di Exeter e dell'University College London che hanno condotto lo studio affermano che le politiche che superano le quattro barriere potrebbero essere più efficaci degli strumenti di prezzo come le tasse sul carbonio nell’accelerare la transizione verso l’energia pulita. La prima è rappresentata dalla resilienza della rete: la produzione solare è variabile (giorno/notte, stagione, tempo meteorologico), quindi le reti devono essere progettate per questo. I metodi per renderle flessibili includono investimenti in altre energie rinnovabili come l’energia eolica, cavi di trasmissione che collegano diverse regioni, un ampio stoccaggio di elettricità e politiche per gestire la domanda (come gli incentivi per caricare le auto elettriche nelle ore non di punta).
La seconda è l'accesso ai finanziamenti: la crescita del solare dipenderà inevitabilmente dalla loro disponibilità che però attualmente è fortemente concentrata nei Paesi ad alto reddito. Con quelli a basso reddito – ad esempio gli stati africani – carenti da questo punto di vista nonostante l’enorme potenziale di investimento rappresentato. C'è poi un problema di catene di approvvigionamento e dipendenza geografica: un futuro dominato dal solare sarà probabilmente ad alta intensità di utilizzo di materie prime. Mentre i Paesi accelerano i loro sforzi di decarbonizzazione, si prevede che le tecnologie rinnovabili costituiranno il 40% della domanda totale di minerali per rame e terre rare, tra il 60 e il 70% per nichel e cobalto e quasi il 90% per il litio entro il 2040.
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Per finire, indicano i ricercatori, la resistenza delle industrie in declino potrebbe avere un impatto sulla transizione. Il ritmo dipende anche da considerazioni politiche e di salvaguardia dei posti di lavoro per milioni di persone che lavorano nelle industrie dei combustibili fossili e in quelle collegate. Le politiche di sviluppo economico e industriale regionale possono risolvere le disuguaglianze e mitigare i rischi posti dalla resistenza delle industrie in declino. Nonostante queste barriere, però, la strada verso il solare sembra più luminosa di quanto ci si potesse aspettare.