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"Educare alle relazioni", a scuola s'impara il rispetto | Ministro Valditara: "Studenti coinvolti in prima persona"

L’iniziativa partirà in via sperimentale già quest’anno e rientra nel più ampio ddl Roccella pensato per contrastare la violenza di genere. Si tratta di un modulo extracurricolare - quindi non obbligatorio - della durata di 30 ore, stanziati 15 milioni di euro

Ansa

A poche ore di distanza dal ritrovamento del corpo di Giulia Cecchettin, la violenza di genere continua a tenere banco e non solo nel mondo dell'informazione. In sole ventiquattro ore abbiamo assistito a una nuova preoccupante escalation: vicino Como una donna è stata aggredita con l'acido muriatico dall'ex fidanzato, mentre a Fano un uomo ha ucciso sua moglie strangolandola. Una scia di paura che non trova fine e che ci ricorda ancora una volta quanto lavoro ci sia da fare per costruire una società più equa, che sappia davvero tutelare tutti. Così a scuola s'impara il rispetto con "Educare alle relazioni", iniziativa che partirà in via sperimentale già quest’anno e che rientra nel più ampio ddl Roccella, pensato per contrastare la violenza di genere. Si tratta di un modulo extracurricolare - quindi non obbligatorio - della durata di 30 ore e per il quale sono stati stanziati 15 milioni di euro. Il ministro Valditara: "Studenti coinvolti in prima persona".

Tgcom24

La prevenzione e il contrasto alla violenza contro le donne non può che passare anche e soprattutto per le giovani generazioni. Se davvero si vuole cambiare rotta, il primo passo è, dunque, quello di intervenire in maniera strutturale, partendo dall’educazione nelle scuole. Ed è questa la logica alla base del documento d’intesa firmato dai Ministeri dell’Istruzione e del Merito, della Famiglia e della Cultura. Un documento destinato agli studenti delle scuole medie e superiori che è stato presentato in Senato dai Ministri Valditara, Roccella e Sangiuliano.

“Educare alle relazioni”: gli influencer nelle scuole per educare all’affettività

L’iniziativa rientra nel più ampio decreto legislativo, che porta il nome del ministro Roccella, volto al contrasto della violenza di genere. Sono principalmente tre i pilastri su cui poggia il progetto "Educare alle relazioni". Innanzitutto, diffondere i valori del rispetto reciproco e della parità di genere. Dopodiché, aiutare i giovani a riconoscere la discriminazione e la violenza contro le donne. Infine, migliorare la conoscenza degli strumenti a disposizione delle ragazze vittime di violenza, come la linea telefonica di emergenza 1522 o le case rifugio. Ma, più in generale, si punta a una maggiore informazione sulle norme esistenti in un’ottica di responsabilizzazione dei ragazzi sulle conseguenze.

Obiettivi importanti, e decisamente ambiziosi, che possono essere raggiunti solo riuscendo a entrare nella sfera comunicativa dei giovani. Per farlo sono diverse le iniziative che il MIM intende mettere in campo. Prima di tutto con il coinvolgimento diretto di tutte quelle personalità che al giorno d’oggi sanno davvero parlare loro: influencer, cantanti e personaggi del mondo dello spettacolo, infatti, saranno decisivi vestendo i panni di ambassador ed entrando nelle scuole per attività di sensibilizzazione.

Il ministro Valditara: “Riflettere su sé stessi insieme agli altri”

Il ministro dell’Istruzione e del Merito, Valditara - supportato dai ministri Roccella e Sangiuliano - ha evidenziato le principali linee guida del progetto che, “si sviluppa su più piani, nelle scuole superiori, e si articola con gruppi di discussione, con il coinvolgimento degli studenti in prima persona: saranno invitati a prendere consapevolezza circa l’argomento e verranno edotti delle conseguenze penali che comportamenti impropri possono generare”. Perché troppo spesso c’è una totale mancanza di conoscenza dei giovani di quello che è il Codice Penale: “Questi gruppi possono così costituire una forma di supporto in ambito relazionale, riflettendo su se stessi insieme agli altri”

Non a caso si chiama metodologia del T group e si basa sul “sensitivity training group”, vale a dire gruppi di addestramento alla sensibilità. Il numero uno del MIM promette quindi un cambio di mentalità. E il progetto “Educare alle relazioni” - un modulo d’insegnamento extracurricolare rispetto ai programmi scolastici - è il primo passo: “I moduli avranno una durata di 30 ore complessive, i gruppi potranno essere supportati da esperti qualificati, come psicologi e altri operatori attivi in questo campo. Ho firmato un’apposita direttiva ministeriale che indica per ogni scuola l’individuazione di un docente referente e di un docente moderatore, che verranno sottoposti ad adeguata formazione”.

Proprio gli psicologi saranno centrali in questo progetto: la collaborazione con gli esperti darà vita a un apposito protocollo per realizzare presidi territoriali al servizio delle scuole. Ma non solo professionisti della salute mentale. In questi incontri interverranno, a turno, anche esperti in educazione affettiva e relazionale, avvocati, assistenti sociali, operatori di organizzazioni attive nel campo del contrasto alla violenza di genere, che potranno essere invitati autonomamente dalle singole scuole.

Anche i genitori avranno un ruolo di primo piano. Più nello specifico, il FONAX - il Forum dell’Associazione Genitori della Scuola - vedrà incrementato il proprio raggio di azione. A questo organo andrà “il compito di raccordare modalità di attuazione del progetto con le esigenze e le osservazioni migliorative”. Per fare tutto ciò, il ministro Valditara ha annunciato lo stanziamento di 15 milioni di euro provenienti dai fondi PON. L’INDIRE gestirà il percorso garantendo l’erogazione degli specifici percorsi di formazione, in accordo con gli altri organismi scientifici competenti. Al termine del progetto gli studenti dovranno poi elaborare una relazione sull’esperienza svolta. 

Elaborati audiovisivi per narrare la violenza di genere: i migliori saranno presentati al Festival di Venezia

L’idea è quella di “allargare e accompagnare, appunto, con una campagna di sensibilizzazione ampia nelle scuole e non soltanto, cioè più in generale una campagna culturale, quello che riteniamo il cambiamento necessario per questo paese” ha sottolineato Eugenia Roccella, ministro per la Famiglia e le Pari Opportunità, prima firmataria del decreto legislativo sulla violenza di genere. Il ministro ha celebrato l’intesa con i colleghi di governo, dicendo: “Cambiare il costume, la cultura, i sentimenti, le emozioni, non è impresa da poco e quindi necessariamente c'è bisogno veramente di condivisione e collaborazione, a partire appunto dalla collaborazione fra i Ministri per allargarci poi alla collaborazione politica con l'opposizione e poi alla collaborazione fra tutti: fra le agenzie educative, fra gli enti interessati, fra tutti i soggetti, abbiamo detto che possono avere un ruolo in questo senso”. Ma il primo step da cui partire resta sempre quello, ossia la scuola: La partecipazione diretta degli studenti sarà fondamentale. Dobbiamo aiutarli a identificarsi con le storie e i racconti, perché è solo quando ci si identifica con l’altro che nasce il rispetto”.

Ecco perché i ministri hanno pensato a una speciale iniziativa per garantire l’interazione degli studenti con vicende e storie di violenza: “Abbiamo pensato a stimolare i ragazzi a produrre video e cortometraggi sulla violenza per favorire proprio questa partecipazione diretta e questa identificazione”, ha spiegato Roccella. Le ha fatto eco il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano che ha dato qualche informazione in più circa questi elaborati: “Io ho aderito all’idea di far sì che i migliori tra i prodotti audiovisivi che verranno fatti dagli studenti, dalle studentesse e dagli studenti sul tema della violenza contro le donne possano accedere al Festival di Venezia”.

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