Approfittando dell’uscita del videogioco UFO Robot Goldrake: Il banchetto dei lupi, qualche giorno fa Cortocircuiti Pop ha dato spazio a uno dei fenomeni più ricorrenti dell'intrattenimento digitale (e, di conseguenza, dei videogiochi): i robottoni giganti. Impossibile, dunque, non dedicare un nuovo appuntamento della rubrica che analizza le contaminazioni tra cinema, tv e videogiochi ai loro nemici giurati: i mostri giganti.
Si tratta di un fenomeno conosciuto con il nome di "kaiju" in Giappone, il paese che più di ogni altro ha contribuito alla loro definizione e diffusione.
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Non è un caso, infatti, se proprio da quelle parti sia emerso uno tra i più potenti bestioni in circolazione: Godzilla, una sorta di lucertolone mutato comparso per la prima volta nel 1954 in seno al film omonimo diretto da Ishirō Honda, e da lì diventato il padrino del genere "Kaiju Eiga", il "cinema dei mostri". Esistono varie ragioni che hanno spinto gli autori nipponici ad abbracciare quel genere di narrazione, la più comune delle quali viene spesso identificata con il trauma nazionale innescato dall’esplosione degli ordigni "Little Boy" e "Fat Man", sganciati dagli americani sui cieli di Hiroshima e Nagasaki al tramonto della Seconda guerra mondiale.
Non si può negare che il terrore legato alle guerre atomiche abbia contribuito ad alimentare il genere kaiju, così come l'incidente di Daigo Fukuryu Maru, il quale prende il nome dall’imbarcazione da pesca che, nel marzo del 1954, venne accidentalmente esposta alle radiazioni causate da un esperimento nucleare statunitense. Di contro, se sotto alcuni punti di vista i mostri giganti rimandano ai "peccati della scienza", per altri evocano il complesso rapporto che, da sempre, lega il popolo giapponese alla terra che lo ospita; una terra storicamente agitata da alluvioni, tifoni e terremoti dove la precarietà ha finito per infilarsi nella filosofia e nella spiritualità locali, così come nel design, nell’architettura e - ovviamente - nella narrazione.
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A prescindere dalle origini, negli anni il cinema Kaiju Eiga è andato incontro a parecchi cambiamenti, diventando progressivamente sempre più pop e contestualmente meno politico, fino a mescolare i suoi bestioni con altre creature più o meno affini come King Kong; tra l’altro, proprio il leggendario scimmione figura tra i protagonisti del cosiddetto "MonsterVerse" innescato da Warner e Legendary Pictures dal film "Godzilla" del 2014, ed espansosi recentemente grazie alla serie televisiva "Monarch: Legacy of Monsters". Di contro, parallelamente ci sono stati diversi tentativi di restituire il genere alle sue origini, come nel caso dell’eccellente "Shin Godzilla", del 2016.
Parlando di mostri in pixel, è impossibile non cominciare da un classico assoluto del retrogaming come Rampage, prodotto da Bally Midway nel 1986. Nel gioco, uscito originariamente in versione coin-op e da lì convertito per vari formati casalinghi, fino a tre giocatori contemporaneamente possono scegliere il loro mostro preferito tra George, Lizzie e Ralph, rispettivamente ispirati a King Kong, Godzilla e a un lupo mannaro (nella conversione per Atari Lynx era presente anche il ratto gigante Larry), e da lì darsi alla pazza gioia distruggendo i palazzi di ciascun livello, arrampicandovisi sopra e persino divorandone gli occupanti per recuperare le forze, cercando al tempo stesso di far fronte agli attacchi dell’esercito.
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A tre anni dall’uscita di Rampage, nel 1989, il game designer Will Wright consegnò al mondo la sua opera più famosa, ovvero SimCity, un altro classico del panorama retrogaming: si tratta di un gestionale pubblicato originariamente in versione MS-DOS e da lì convertito per praticamente tutti i formati dell’epoca. Nel gioco in questione, come suggerisce anche il titolo, gli utenti prendono le redini di una città scegliendo se crearla da zero, definendone di conseguenza tutte le istanze urbanistiche, sociali e politiche, oppure se cimentarsi con alcuni scenari di crisi disposti a monte dall’autore.
Scenari che a volte erano basati su eventi storici, come l’Amburgo del 1944 sconvolta dalla Seconda guerra mondiale; altre su previsioni distopiche che oggi appaiono spaventosamente azzeccate, vedi la Rio de Janeiro del 2047 alle prese con le inondazioni; altre volte ancora ispirati alla fiction, tipo la Tokyo del 1957 invasa da un mostro decisamente simile a Godzilla. In questo caso, tra l’altro, è interessante notare come nella versione per SNES il bestione in questione sia stato sostituito da Bowser, il nemico storico di Mario.
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Facendo un balzo in avanti nel tempo, e senza più bisogno di giri di parole per riuscire a indicare i nostri mostri preferiti, si arriva a Godzilla: Destroy All Monsters Melee, picchiaduro sviluppato nel 2002 da Pipeworks Software per Nintendo GameCube. La trama del gioco è tanto semplice quanto sconclusionata: gli alieni hanno invaso la Terra, prendendo contemporaneamente il controllo di alcuni tra i più celebri Kaiju in circolazione come Gigan, King Ghidorah, Rodan, Mothra e Mechagodzilla.
Sfortunatamente per loro, gli alieni non hanno fatto i conti col più famoso e potente di tutti, Godzilla, chiamato a combattere con tutti i suoi rivali per evitare la funesta colonizzazione. Pur non essendo eccezionale, Godzilla: Destroy All Monsters Melee resta un buon gioco capace di intrattenere sia gli amanti delle mazzate, sia i fan del genere Kaiju Eiga, e nel caso non doveste avere sottomano un GameCube potete sempre rivolgervi alla versione sbarcata nel 2003 sulla prima Xbox.
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Visto che siamo partiti dai robottoni, impossibile non includere nella rassegna War of the Monsters, altro picchiaduro a incontri creato da Incognito Entertainment su PS2 nel 2003. Robottoni, dicevamo, perché a questo giro tra i combattenti selezionabili dal giocatore sono presenti anche Robo-47 e Ultra V, dei mecha rispettivamente ispirati al Gigante di ferro e a Goldrake; di contro, i veri protagonisti dell’esperienza rimangono pur sempre i kaiju, nonostante l’assenza di creature "ufficiali" rimpiazzate da altre ideate ad hoc, ma pur sempre debitrici dei vari film e fumetti acconci. Nel 2015 il gioco è tornato su PS4 con una versione in HD, compatibile anche su PS5.
Chiudiamo con quello che, a oggi, rappresenta probabilmente uno dei titoli a base di mostri più interessanti, nonché il sogno proibito per i giocatori occidentali a digiuno di giapponese; ci riferiamo a City Shrouded in Shadow (Kyoei Toshi, in originale), sviluppato da Granzella e pubblicato nel 2017 su PS4. Il gioco rappresenta il successore spirituale della serie Disaster Report, dove gli utenti sono chiamati a sopravvivere a diversi disastri naturali (o presunti tali); qui la meccanica è simile, con la "piccola" differenza che al posto dei terremoti a sconvolgere i vari scenari troviamo mostri come Godzilla, King Ghidorah, Mothra e Battra, ma anche Ultraman, i robottoni di "Patlabor" e le Unità e gli angeli di "Neon Genesis Evangelion", in un tripudio di citazioni e riferimenti da mandare fuori di testa i fan del genere.
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Purtroppo City Shrouded in Shadow non è mai stato pubblicato al di fuori del Giappone principalmente per questioni di diritti legate alle proprietà intellettuali che ospita. Ovviamente è possibile procurarsene una copia sui vari servizi di vendita online oppure recandosi fisicamente nella Terra del Sol Levante, tuttavia l’assenza di una localizzazione in lingua inglese rende difficile (ma non impossibile) godersi appieno l’esperienza di gioco.