LA GIORNATA PRO GRAMMATICA

“Green” è da boomer: quando si parla di ambiente i giovani preferiscono i vocaboli italiani

La Generazione Z ama e usa frequentemente termini di derivazione anglosassone. Tuttavia sui temi ambientali si riscopre tradizionalista. Anche perché spesso il significato delle parole straniere, abusate dal dibattito pubblico, è oscuro

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Quando si parla di difesa del Pianeta le nuove generazioni preferiscono usare l’italiano. In controtendenza rispetto ad altri campi semantici del linguaggio di tutti i giorni, dove spopolano gli anglicismi: da cringe a crush a shippare. Ma, nel quotidiano, parole come “Riscaldamento globale”, “Cambiamento climatico”, “Zero rifiuti”, “Sciopero per il clima” vincono sulle loro controparti straniere.

Il sondaggio 

Lo hanno rivelato al portale Skuola.net i 1.000 giovani, tra gli 11 e i 25 anni, che hanno partecipato a una ricerca svolta in occasione della “Giornata ProGrammatica 2023” - l’evento per la promozione della lingua italiana ideato da “Radio3 – La Lingua Batte” insieme al Ministero dell’Istruzione e del Merito (MIM) e in collaborazione con Ministero degli Esteri (MAECI), Accademia della Crusca e Comunità Radiotelevisiva Italofona (CRI), di cui Skuola.net è partner - dedicata proprio al tema “Italiano e sostenibilità”.

Posti di fronte a diversi “bivi” linguistici, la stragrande maggioranza degli intervistati predilige infatti proprio la variante di casa nostra. Così, 2 su 3 preferiscono parlare di “Ambiente” e derivati anziché di “Green” in tutte le sue declinazioni. Ancora di più, oltre 8 su 10, per descrivere la condizione in cui versa la Terra attualmente optano sempre per “Riscaldamento globale” in luogo del britannico “Global warming”, preferito invece da 1 su 10. Stessa cosa per lo stravolgimento del ritmo delle stagioni: più di 8 su 10 parlano di “Cambiamento climatico”, solo 1 su 10 di “Climate change”.

Anche sui temi più tecnici si preferisce usare l'italiano

La situazione non cambia neanche al cospetto di questioni più tecniche e di dettaglio. Circa 7 su 10 preferiscono utilizzare il termine “Zero rifiuti” - ovvero la strategia per la riduzione e il riutilizzo degli scarti - e non del più esotico “Zero waste”, adottato da meno di 1 su 5. Così come, per supportare la lotta all’eliminazione delle plastiche dall’ambiente, oltre la metà (54%) punta dritto sulla filosofia del “Senza plastica” anziché del “Plastic free”, scelta da meno di un terzo (32%).

Oppure, nonostante sia una parola apparentemente un po’ forzata, per descrivere la condizione di equilibrio tra emissioni e assorbimento di carbonio nell’atmosfera, il 43% dei ragazzi vota per il concetto di “Neutralità carbonica”, relegando a un più modesto 21% i sostenitori del “Carbon neutral”.

Infine, per raccontare delle manifestazioni che periodicamente vedono milioni di giovani scendere in piazza per sensibilizzare su questi argomenti, sebbene si senta parlare quasi sempre di “Global strike”, ben 3 intervistati su 4 si dichiarano più affezionati all’italianissimo “Sciopero per il clima”. Ma è su un po’ tutta la questione ambientale che la nostra lingua, nella testa della Gen Z, ha un potere di convincimento superiore: per il 55% deve essere usata in via prioritaria, il 33% apre all’alternanza con i termini stranieri, appena il 9% è convintamente esterofilo.

Una netta contrapposizione, per l’appunto, rispetto a quanto avviene in tutti gli altri aspetti e ambiti della loro vita: infatti, come rilevato da un’indagine svolta sempre da Skuola.net in occasione della giornata “ProGrammatica 2022”, più in generale ben 2 giovani su 3 usano sempre o quasi, anche in situazione formali, neologismi di matrice straniera.

L'uso di termini stranieri confonde

Indicazioni, quelle dei ragazzi, che peraltro andrebbero prese alla lettera anche da chi fa comunicazione sul tema. Perché, l’abuso di parole internazionali rischia di generare tanta confusione. Lo dimostrano le risposte date a un rapido quiz su alcuni neologismi, ormai entrati nel sentire comune. Appena 1 su 4, ad esempio, ha saputo associare il termine “Greenwashing” all’ambientalismo di facciata e solamente la metà (50%) ha individuato nei “Green jobs” quei lavori in cui vengono applicate le buone norme sulla sostenibilità ambientale. Però quasi 2 su 3 sanno perfettamente cosa vuol dire Eco-ansia: forse perché è una sensazione comune tra le giovani generazioni ma anche perché è una parola italiana. E se dovessero scegliere loro un termine alternativo, citato poco, per sintetizzare l’intero argomento? Basterebbe rispolverare la cosa più semplice: Ecologia.