A parlare dello stato di salute degli alberi di Napoli e di chi se ne prende cura, sono gli alberi stessi. Un progetto, artistico e sostenibile, che parte dalla mappatura, da parte di studenti universitari, di alcuni esemplari di Eucalipto e Ficus Benjamin, curati spontaneamente da comuni cittadini tra cui i pazienti del Distretto 24 di Salute Mentale dell’Asl Napoli 1.
Una relazione tra alberi e persone, tradotta nell’installazione di anelli di bronzo, realizzati con un materiale a base di cellulosa batterica. Inquadrati attraverso un QR Code e un’app gratuita, gli alberi raccontano storie di cura, dati sullo stato di salute, specie ed età, lanciando un messaggio fondamentale sulla necessità della tutela del verde pubblico urbano
Ha un nome che sembra uno scioglilingua “'A rareca rarechea” (tradotto dal napoletano: la radice radica) ed è una delle iniziative inserite all’interno di EDI Global Forum, l’evento internazionale di Fondazione Morra Greco che ha riunito 90 musei da tutto il mondo, in rappresentanza di 30 Paesi dai 5 continenti.
Un anello relazionale che racconta l’unione tra le persone di Napoli e gli alberi di Napoli. Come ci ha raccontato Antonella Raio, artista: “Nel curare un albero noi curiamo noi stessi. Per questo il nome A rareca, che significa radice, ma che ha origine da una parola napoletana che significa famiglia. Il concetto di radice è quindi legato all’idea di famiglia. Quindi già nella parola stessa è contenuto il rapporto tra uomo e natura. Perciò curare le piante è curare noi stessi”.
Ha continuato Francesca Cocco, Project Manager di EDI Global Forum: “Ne è nato un racconto collettivo, un racconto di persone che si prendono quotidianamente cura della natura. Ed è nato anche un impreziosimento di questo rapporto, che è visibile in città con questi cinque anelli che sono posizionati in punti diversi. Noi ovviamente speriamo che questi anelli diventino molti di più. In realtà sono diventati già attivatori di altre iniziative, proprio per sensibilizzare e valorizzare i gesti positivi che le persone fanno”.
Università, accademie, istituzioni e associazioni culturali per un evento che si è chiuso con una pizza collettiva, simbolo di integrazione.