"La vita non mi ha fatto mancare niente, le soddisfazioni dei concerti, la popolarità e le sue sfumature, eccessi compresi. Ma sono sopravvissuto a 35 anni di rock and roll e soprattutto a sette operazioni cardiovascolari per un cuore malandrino". Sono le toccanti parole del monologo firmato da Omar Pedrini a "Le Iene", in onda durante la puntata di venerdì 17 novembre in prima serata su Italia 1.
"Nella mia vita c'è sempre stata la musica e in fondo alle mie mani una chitarra - ha esordito il celebre cantautore, nato nel 1967 a Brescia - Io e lei insieme in gita scolastica, la prima band al liceo, il palco di Sanremo a poco più di vent'anni e la conquista del primo disco d'oro del rock alternativo con i miei Timoria".
L'artista ha quindi riportato la mente al dramma vissuto subito dopo il Festival di Sanremo 2004, dove presentò il brano "Lavoro inutile": "In un battibaleno sono passato dalla felicità per il premio per il miglior testo alla paura di morire".
"Eppure tra un ospedale e l'altro ho sempre cercato di fare musica, di non concedermi una resa, mai. Sono stato capace di fare delle mie cicatrici la mia forza e la mia bellezza. Ma so anche che questi anni complessi, dopo quattro interventi al cuore e un suocero cardiochirurgo, mi impongano una pausa".
Quindi Omar Pedrini precisa: "Non voglio andarmene senza salutare. Prima voglio fare un ultimo giro di rock and roll, un'ultima tournée ancora insieme alla mia chitarra elettrica e al mio pubblico". E guardando al futuro, aggiunge: "Dopo tornerò a fare il contadino nella mia campagna in Toscana, tra gli spiriti etruschi, i miei ulivi e la vigna. Ma prima voglio bere e brindare insieme a voi. Come si beve un grande vino, un ultimo sorso di felicità, naturalmente alla mia salute".