Non solo in adolescenza

Timidezza: il blocco emotivo che può trasformarsi in risorsa

Non è una malattia, ma può complicare la vita: i consigli per tenerla a bada e vivere sereni

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La timidezza è quella terribile sensazione di blocco che, ad esempio, ci impedisce di trovare le parole per inserirci in una conversazione anche se vorremmo dire la nostra o difendere le nostre posizioni. Oppure è un imbarazzo che ci fa arrossire come gamberi quando una persona che ci interessa posa gli occhi su di noi. Non è purtroppo uno stato d’animo che si esaurisce negli anni dell’adolescenza: alcuni ne sono tormentati in tutte le età della vita. È anche un problema molto comune: si stima che il 40% della popolazione sia timido e che il 12% arrivi a soffrire di ansia sociale. Eppure, la timidezza non è una nemica invincibile e può anche essere sfruttata a nostro vantaggio. 

CHE COS’È LA TIMIDEZZA– Alle radici della timidezza sta il timore del giudizio altrui e l’ansia di non essere all’altezza della situazione: per questo il soggetto timido non si sente a suo agio davanti a persone che incontra per la prima volta e dalle quali non sa cosa aspettarsi. Alla timidezza si accompagna spesso una intensa emotività, dalla quale dipendono rossore del viso, sudorazione, incertezza nel parlare, tremori, posture goffe e altro ancora, causa di ulteriore imbarazzo. Può anche accadere che a un atteggiamento riservato e schivo davanti agli estranei si accompagni, negli ambienti in cui il soggetto si ritiene più al sicuro, un’eccessiva aggressività come forma di compensazione. Chi è timido fa spesso fatica a difendere i suoi diritti e le sue ragioni, e spesso è considerato non adatto a svolgere mansioni di responsabilità nel suo ambiente lavorativo: tutto questo genera un comprensibile stato di disagio e la necessità quindi di arrivare a gestire quello che può arrivare a essere un vero e proprio blocco relazionale. 

GLI STUDI SCIENTIFICI - Dal punto di vista scientifico, esiste un organismo deputato a studiare la timidezza: è lo statunitense Shyness Research Institute, secondo il quale esistono varie forme di timidezza, con caratteristiche diverse a seconda delle reazioni fisiologiche all’ansia e al tipo di valutazione che il soggetto riserva a se stesso.  Può trattarsi di uno stato temporaneo proprio di alcune situazioni specifiche, come parlare in pubblico o affrontare circostanze nuove; oppure di un tratto della personalità, o ancora di una caratteristica stabile che varia da individuo a individuo. Nonostante sia un problema molto diffuso, la timidezza non è considerata una malattia. Se però peggiora fino a trasformarsi in paura intensa che si scatena quando ci si trova insieme agli altri e che impedisce, ad esempio, di mangiare insieme ad altri o parlare in pubblico o conversare con sconosciuti, allora si tratta di ansia sociale, classificata fra i disturbi d’ansia e quindi come patologia.

LE CAUSE DELLA TIMIDEZZA – Le radici di questo stato tratto della personalità possono avere origini molto diverse, che di solito dipendono da un mix di fattori. Alcuni studi suggeriscono che potrebbe esistere addirittura una base biologica: alcuni individui possiedono un sistema nervoso più reattivo e quindi risultare più sensibili all'ambiente circostante, con un disagio che si manifesta sotto forma di timidezza.  In altri casi entrano in gioco cause psicologiche, come eventi traumatici e bassa autostima, associate a fattori sociali, come esperienze interpersonali negative, umiliazioni e critiche costanti. Una difesa possibile e messa in atto comunemente è un comportamento particolarmente schivo e riservato. 

COME VINCERE LA TIMIDEZZA – Per fortuna, la timidezza si può vincere o per lo meno si può imparare a gestirla, riducendone il disagio. I ricercatori dello Shyness Research Institute suggeriscono di individuare innanzi tutto le caratteristiche della propria timidezza: ad esempio, se il timore si scatena in determinate situazioni, ad esempio davanti un collega aggressivo, o se è frutto di pensieri irrazionali, come il timore di non riuscire a farci dei nuovi amici o di essere considerati degli “sfigati”. A seconda delle situazioni ci sono alcune contromisure da mettere in atto, caso per caso. 
-Per controllare sudorazione, rossore, batticuore -  Impariamo la respirazione diaframmatica, che contribuisce a regolarizzare il battito cardiaco e a favorire un senso di calma. Accostarsi a discipline come lo yoga e la meditazione può essere utile per insegnarci a mantenere il controllo. 
-Tutti mi fissano! – Per contrastare questa sensazione irrazionale, impariamo a non tenere istintivamente la testa bassa (posizione che amplifica la sensazione irrazionale di essere osservati da tutti), ma esploriamo l’ambiente intorno a noi: scopriremo che siamo uno solo dei soggetti di osservazione delle persone presenti. 
-Impariamo a non essere ipercritici nei confronti di noi stessi – Non saremo perfetti, ma abbiamo i nostri lati buoni. Impariamo a riconoscerli e, semmai, impegniamoci per migliorare. 
-Deviare l’attenzione da ciò che fa paura – Impariamo a isolarci dall’ambiente circostante quando, irrazionalmente, ci appare minaccioso, concentrandoci su quello che stiamo facendo. Se dobbiamo parlare in una riunione, pensiamo solo alla nostra presentazione, che magari avremo scritto in precedenza; se dobbiamo conversare con una persona, soffermiamoci solo su di lui/lei e non su noi stessi e sulla nostra paura.
-Accettare la timidezza – Respingerla non serve, anzi è controproducente. Meglio accettarla e imparare a convivere con essa, arrivando a “metterla tra parentesi”: è questo il primo passo per superarla.
-Concentriamoci sui lati buoni – Chi è timido ha imparato a sviluppare tante apprezzabili virtù, che possono essere sfruttate nelle relazioni sociali. Il timido di solito è un buon ascoltatore, riservato nel conservare i segreti altrui e quindi un buon confidente. Ha anche buona memoria ed è un buon osservatore, capace di cogliere sottigliezze e particolari che agli altri sfuggono.