IL CASO

Mamme gay dai giudici sulla cancellazione degli atti di nascita, la Procura di Padova: "Decida la Consulta"

Sono 33 gli atti di opposizione alla trascrizione dei bambini all'anagrafe presentati dopo la circolare di Piantedosi. Udienze in calendario fino alla fine dell'anno

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Sugli atti d'anagrafe dei figli di mamme gay a Padova, la Procura ha cambiato idea. E pare che sulla questione, che riguarda la richiesta di cancellare la trascrizione dei bambini con due mamme gay, la parola potrebbe ora passare alla Consulta. La domanda di annullare gli atti di nascita delle mamme lesbiche, 33 coppie e 37 bambini, era scattata in seguito a una circolare del ministro dell'Interno Matteo Piantedosi, e riguardava tutti i certificati fin dal 2017. Ma in Aula la Procura ha chiesto di sollevare la questione di costituzionalità sulle leggi che vietano alle coppie gay di riconoscere i loro figli alla nascita. E quindi ora il tribunale dovrà decidere se mettere tutto nelle mani della Corte costituzionale. 

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I 33 atti di opposizione alla trascrizione -

 La questione è appunto quella dei 33 atti di opposizione alla trascrizione dei bambini con due mamme, quella partoriente e quella intenzionale, e doppio cognome, registrati nel Comune di Padova. Nella città, nonostante l’impugnazione di quegli atti, decisa a giugno dall'ex procuratore della Repubblica Valeria Sanzari, il sindaco Sergio Giordani è andato avanti ad accogliere le richieste di altre mamme gay: altre quattro le coppie che hanno presentato la domanda, l'ultima per un bimbo nato 40 giorni fa. 

Il sit-in e la paura delle mamme -

 All'udienza di martedì mattina il clima tra le mamme, in sit-in davanti al palazzo di giustizia, era tutt'altro che positivo. I pareri depositati agli atti dai giudici tutelari ai quali si era rivolto il Tribunale prospettavano, come soluzione per non lasciare i bambini privi di tutela, in caso di accoglimento delle impugnazioni, l'istituto dell'affido. "In assenza dell'invocato intervento del legislatore - si legge in uno degli atti -, considerate le favorevoli pronunce, il procedimento di adozione in casi particolari rappresenta allo stato attuale l'istituto presente nel nostro ordinamento per poter riconoscere al minore lo status di figlio del genitore di intenzione". Le mamme Arcobaleno avevano però già detto che la via non è quella dell'adozione, ma del riconoscimento di un atto anagrafico in cui il bambino ha già i cognomi di entrambe le mamme. 

La richiesta della "inammissibilità dell'impugnazione" -

 L'esito delle prime quattro udienze ha però riacceso la fiducia delle coppie gay padovane. "E' andata molto bene - ha commentato all'uscita dall'Aula l'avvocato Susanna Lollini, che difende Laura, Irene e i loro due bambini -. Ci ha colpito che i giudici ci abbiano ascoltato con molto interesse. La questione dell'inammissibilità delle procedure (quindi l'impugnazione dei certificati anagrafici dei bimbi con due madri) che abbiamo presentato è sembrata convincente". 

L'avvocato: "La Procura per la questione di incostituzionalità" -

 Ma soprattutto, ha aggiunto Lollini, "la Procura ha cambiato posizione e ha aderito alla questione di incostituzionalità, sollevata da noi avvocati di tutte le coppie di madri, ritenendo opportuno che la Consulta torni a esaminare il tema". E, dato che l'invito rivolto al legislatore con la sentenza 32 del 2021 della stessa Consulta è rimasto inascoltato, "potrebbe decidere di intervenire". La decisione spetterà sempre poi al Tribunale civile, "ma - ha aggiunto - il fatto che la Procura abbia aderito a sollevare la questione di costituzionalità è rilevante, anche per il Tribunale stesso. Ho anche insistito molto sulla inammissibilità di questi procedimenti perché, se il Tribunale dovesse definire le procedure inammissibili, Consulta o non Consulta, la questione si chiuderebbe qui". 

Udienze ancora a lungo -

 I giudici per il momento hanno comunque soltanto ascoltato le parti senza prendere decisioni. I casi sono tutti simili ed è possibile che il Tribunale voglia arrivare a sentenza una volta vagliate tutte le procedure di impugnazione firmata dall'ex procuratrice Sanzari. Le udienze sono in programma fino alla fine di dicembre. 

Schlein: "Serve una legge" -

 Sul caso è intervenuta anche Elly Schlein, che ha definito "molto dolorosa" la vicenda di Padova, "che potrebbe portare a privare legalmente questi bambini di una delle due mamme". La segretaria del Pd ha quindi commentato: "Questo avviene perché in Italia non c'è una legge che riconosca pari dignità a tutte le famiglie e pieni diritti ai bambini di famiglie omogenitoriali. Fin dal 2021, la Corte costituzionale ha invitato il Parlamento a provvedere per colmare un intollerabile vuoto di tutela. La risposta è stata il silenzio e, con il governo Meloni, l'aperta ostilità verso queste famiglie".