La gentilezza è un valore che, perseguito con costanza e con tenacia, può cambiare il mondo. Tra i suoi sinonimi possiamo ricordare parole come garbo, cortesia e amabilità: di certo evoca subito alla mente l’immagine di persone e comportamenti composti e rispettosi, improntati alla dolcezza e al sorriso. Tutti la considerano una virtù, ma nella vita quotidiana è sempre più difficile incontrarla e metterla in pratica: all’indomani della Giornata Mondiale a lei dedicata è stato persino annunciata la nascita del primo Osservatorio italiano della gentilezza e del comportamento, per osservarla e misurarne gli effetti.
CHE COS’È LA GENTILEZZA - La gentilezza è quel comportamento altruistico che si propone di prendersi cura degli altri, tenendo conto della loro sensibilità per non offenderli. È considerata fondamentale per lo sviluppo della società e dei rapporti umani ed è uno degli aspetti dei quali si tiene più conto quando ci si accosta per la prima volta a una persona: è considerata da tutti, uomini e donne, come una virtù che non deve mancare in un potenziale partner, e la si cerca già dal primo incontro, insieme all'intelligenza, all'aspetto fisico, all'attrattiva e all'età. La gentilezza è un atteggiamento che riflette la comprensione di quanto sia preziosa la vita dell’altro e quindi implica un senso di rispetto e simpateticità. Da tutte le scuole di pensiero è ritenuta una virtù e, secondo la filosofia, appartiene alla sfera dell’etica. Essere gentili rende felici le persone a cui ci rivolgiamo, ma nello stesso tempo, aumenta la soddisfazione del soggetto gentile, migliorando la sua soddisfazione e l’autostima.
OBIETTIVO GENTILEZZA – Forse non tutti sanno che esiste nel nostro Paese un Movimento per la gentilezza (MIG), ente no profit fondato nel 2001 con lo scopo di diffondere e promuovere l’uso della gentilezza nella società e di favorire il multiculturalismo e la coesione sociale. Dal 2023 è diretto da Natalia Re: sarà proprio il Movimento a coordinare il neonato Osservatorio per la gentilezza, un organismo indipendente che svilupperà progetti di ricerca multidisciplinari sul valore sociale, ambientale ed economico di questo atteggiamento. "Siamo abituati a pensare alla gentilezza come un elemento accessorio, un plus relazionale, in realtà dovremmo rivendicarne il diritto. - spiega la presidente Re - Nel concetto di gentilezza, infatti, risiedono le basi del vivere comune, il rispetto dell’altro, delle differenze e delle leggi dello Stato, la gentilezza è lo strumento che ci aiuta a vivere e interagire con il prossimo in maniera virtuosa”. Gentilezza, infatti fa rima con altruismo e cooperazione, ed è provato che l’efficace interazione tra i membri di una specie è fondamentale per garantirne la sopravvivenza. Collaborare con gli altri attraverso una serie di atti gentili ci consente di soddisfare i nostri bisogni di relazione e appartenenza, con comprovati effetti positivi a livello sociale. Obiettivo dell’Osservatorio sarà quindi analizzare gli effetti reali della gentilezza sulla società contemporanea, a cominciare dal PIL, studiando in che modo un ecosistema più gentile può influenzare positivamente la creazione di ricchezza di un Paese.
GENTILI SI NASCE O SI DIVENTA? - Uno studio del 2011 realizzato da un’équipe di psicologi della Hebrew University e dedicato alle radici biologiche della gentilezza, ha scoperto l’esistenza di un gene, AVPR1A, il quale si attiva quando si compie un atto gentile, rilasciando alcuni neurotrasmettitori che producono una sensazione di benessere. Questo fa pensare che siamo biologicamente portati a compiere atti di gentilezza. In pratica, però, questo impulso biologico ad essere gentili è ostacolato da modelli sociali e culturali che abbiamo appreso negli anni dell’infanzia e continuamente rafforzati dall’ambiente sociale in cui siamo immersi: gran parte di essi, purtroppo, inibiscono la gentilezza. Sotto accusa sono soprattutto i ritmi frenetici della vita quotidiana, ma anche il dilagare dell’arrivismo, dell’egoismo e della mancanza di empatia. Quindi, in un certo senso, la natura ci porta alla gentilezza, ma con il passare del tempo, la propensione a esercitare questa virtù tende ad offuscarsi.
I COMPORTAMENTI CHE ALLENANO ALLA GENTILEZZA – Per rimanere gentili occorre quindi fare un po’ di pratica, per contrastare le cattive abitudini che assorbiamo dall’ambiente sociale.
- Cominciamo a essere gentili con noi stessi: -trattiamo noi stessi con l’empatia e la comprensione che mostreremmo a chi amiamo;
- coltiviamo il nostro istinto alla gentilezza, ad esempio fermandoci a pensare a come si deve sentire l’altro davanti ai nostri comportamenti;
- troviamo il modo di portare quotidianamente la gentilezza nella nostra giornata; ad esempio compiendo un gesto altruista o dicendo qualcosa di generoso sulle persone con cui stiamo interagendo;
- essere gentili significa trattare gli altri come qualcosa di distinto da noi, ma come vorremmo essere trattati a nostra volta;
- quando ci troviamo al lavoro e il cattivo umore è dilagante, riflettiamo bene prima di esprimere un commento, specie se è negativo. Se riusciamo, meglio sorvolare;
- attenzione alle espressioni del viso e al linguaggio del corpo: una smorfia vale cento parole.