Tenuta Contessa Entellina, Sicilia Occidentale. Qui la vendemmia inizia in pieno agosto, ma fa troppo caldo per lavorare di giorno. L’estate torrida e gli effetti del climate change non risparmiano la vigna né i suoi custodi. Così, per raccogliere queste uve Chardonnay, i vendemmiatori di Donna Fugata si sono svegliati addirittura all’alba. Non solo rimedio alle alte temperature. La sveglia presto ha una ragione piuttosto tecnica. Se raccolte prima del sorgere del sole le uve mantengono una temperatura più giusta per la macerazione che avverrà in cantina.
Donnafugata ha scelto l’alba come momento perfetto per raccogliere. Ma in tutta Italia c’è una piccola tradizione di vendemmia che si svolge in orario serale. Solitamente è applicata ai vitigni precoci e ai piccoli appezzamenti. Viene praticata in diversi territori. Con i bianchi e con i rossi.
La cantina Montalbera, in Monferrato, ha scelto da poco di provare con le uve di Ruché, un vitigno a bacca rossa. Il motivo? Evitare gli sbalzi termici nel trasporto dalla vigna alla cantina.
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Ma pratiche del genere sono anche un’interessante frontiera di turismo esperienziale. Quest’anno, la realtà veneta Villa di Sarah, ha deciso di estendere la vendemmia notturna a tutti i suoi 21 ettari di vigneto. All’evento organizzato in tenuta erano presenti circa 200 persone. La cantina, che produce Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore DOCG, ha pure scritto un disciplinare. Con tanto di logo da stampare sulle bottiglie. Può essere usato anche da altre cantine. A patto che si rispettino le regole inserite nel documento.
Dietro il marketing e le motivazioni tecniche, c’è anche il cambiamento climatico a spingere questo tipo di soluzioni. Questo settembre è stato il più caldo in assoluto nella storia del nostro Paese, e anche ottobre ha mostrato notevoli anomalie. Gli sbalzi meteorologici, poi, sono il nemico numero uno del vino. Il sole brucia le piante e le grandinate distruggono le vigne.
Vendemmiare quando non c’è il sole, è solo una delle soluzioni creative per resistere. Per salvare l’uva, e le altre coltivazioni bisognerà pensarne altre.