Sebbene oggi sia una "software house" che pubblica i suoi giochi su diverse piattaforme, in passato SEGA ricopriva l'importante ruolo di produttrice di console per videogiochi. In particolare, per noi italiani il marchio è particolarmente legato all’arrivo di due specifiche console amatissime dagli appassionati di retrogaming: Master System e soprattutto Mega Drive, che dall’alto dei suoi trenta milioni di esemplari venduti è il dispositivo di maggior successo mai lanciato sul mercato da SEGA.
La società che ha creato videogame come Out Run e Sonic the Hedgehog ha festeggiato proprio in questi giorni il 35esimo compleanno di Mega Drive, che ha esordito in Giappone sul finire di ottobre 1988. O meglio, sul mercato in realtà è arrivata una certa Genesis, nome originale di Mega Drive, cambiato poi nel 1990 per l’uscita europea avvenuta esattamente due anni dopo il debutto nipponico. Una bella differenza con le console moderne che, nella maggior parte dei casi, arrivano in contemporanea in tutto il mondo.
© Ufficio stampa
Dopo un primo insuccesso con la semi-sconosciuta console SG-1000 e un risultato discreto con Master System, che si è trovato a combattere contro un fenomeno come NES di Nintendo, SEGA si getta nel mondo dei sistemi a 16-bit con una console che ha l’arduo compito di portare nelle case la qualità degli avanzati videogame da sala giochi della software house giapponese. Non a caso, tocca a una discreta conversione di Altered Beast, gioco d’azione coi lupi mannari (e non solo), il delicato compito di essere offerto direttamente nella confezione della console, un ruolo che qualche anno più tardi passerà a un certo velocissimo riccio azzurro patito di anelli.
Basata su un potente processore Motorola 68000 a 7,6 MHz e dotata di 64 KB di RAM, Mega Drive è una console all’avanguardia che riesce in effetti a mettere nelle mani degli sviluppatori abbastanza potenza da consentire un salto di qualità nella creazione dei videogame "da casa".
© Ufficio stampa
Tra le interessanti caratteristiche di Mega Drive troviamo un controller finalmente ergonomico grazie alle sue forme arrotondate, con quattro pulsanti (A, B, C e Start) nonché una porta per le cuffie direttamente sul corpo della console, con tanto di regolatore del volume, a voler sottolineare le capacità audio della nuova arrivata, affidate a un versatile chip prodotto da Yamaha che negli anni darà grandi soddisfazioni. Soprattutto, sulla scocca nera di Mega Drive campeggia in bella vista la scritta 16-bit, a sottolineare il salto generazionale, rappresentando così la prima volta in cui nella battaglia per la conquista dei salotti entra in gioco una certa terminologia.
Appurato che l’hardware di Mega Drive "c’è", SEGA deve però concentrarsi sui giochi. Anche perché la povera console viene lanciata in Giappone assieme a un certo Super Mario Bros. 3, un evento che le toglie buona fetta del palcoscenico relegandola a una partenza a rilento. Colpa anche di una line-up iniziale che punta troppo alle conversioni da coin-op (reputate in buona parte poco profonde per un acquisto "da casa") e meno ai titoli originali, un errore che SEGA corregge rapidamente col tempo pubblicando su Mega Drive decine di titoli appositamente realizzati per essa, tra cui lo stra-citato Sonic (da allora impegnato in una lotta diretta con Super Mario), The Revenge of Shinobi, dei capitoli originali di Golden Axe e via dicendo.
© Ufficio stampa
Da notare come alcuni importanti videogame per Mega Drive arrivino proprio per controbattere alle esclusive della concorrente Nintendo (un fenomeno attuale oggi così come ai tempi del retrogaming), come Streets of Rage, nato per contrastare l’esclusiva di Final Fight, oppure Shining Force, "baluardo" di SEGA assieme a Phantasy Star per contrastare lo strapotere di SNES in termini di giochi di ruolo giapponesi. Anche il supporto di software house di terze parti non manca, a partire dall’importantissimo sodalizio con Electronic Arts che porta sulla console grandi videogiochi come FIFA e Desert Strike.
Alla fine della sua carriera, nelle sue varie versioni Mega Drive supera i trentadue milioni di esemplari venduti nel mondo e propone una libreria di giochi di assoluta qualità. Meno successo trovano invece Mega CD e 32X, due aggiunte studiate per potenziare la console e allungarne il ciclo vitale. Soprattutto, il successore di Mega Drive, conosciuto con il nome di SEGA Saturn, non riuscirà a seguire le orme del predecessore a 16-bit, finendo a vendere meno della metà di esemplari e iniziando quel declino poi continuato con il Dreamcast che ha portato SEGA ad abbandonare il mercato dell’hardware per concentrarsi su ciò che le riesce meglio: i videogiochi.