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Gaza, il valico di Rafah apre per feriti e stranieri: in più di 400 lasciano la Striscia | Ci sono anche 4 cooperanti italiani

Tajani: "Connazionali stanno bene". Uno dei quattro: "Sono provato, le condizioni drammatiche non ci consentivano di lavorare"

Le porte del valico di Rafah si sono aperte lasciando uscire dalla Striscia di Gaza centinaia di stranieri, di persone con doppio passaporto e anche feriti. Tra loro anche i primi 4 italiani, volontari di Ong internazionali, accolti dai diplomatici italiani e accompagnati al Cairo. E' un piccolo spiraglio nel conflitto tra Israele e Hamas che si fa ogni giorno più feroce.

Tgcom24

Sul numero di quanti hanno attraversato il doppio confine tra Gaza e l'Egitto non si ha ancora certezza. Fonti egiziane parlano di 335 stranieri e persone con doppia nazionalità oltre a 76 feriti. Questa prima evacuazione potrebbe essere replicata forse già da giovedì e proseguire nei prossimi giorni per permettere ad altri di lasciare, compresi diversi italiani.

Fotogallery - Gaza, valico di Rafah aperto per evacuazione di feriti e stranieri

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Tajani: "Connazionali sono in buone condizioni"  I primi quattro connazionali che hanno lasciato Gaza sono volontari di Ong internazionali, uno dei quali con moglie palestinese, che nelle scorse settimane erano già stati localizzati presso la base Unrwa a Rafah. "Sono stanchi, ma in buone condizioni", ha confermato il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, assicurando che si continuerà a lavorare "per gli altri italiani e congiunti che sono ancora nella Striscia". 

La testimonianza: "Lavorare era diventato impossibile"  "Sono provato ma sto bene. Il nostro ruolo è di stare al fianco della popolazione ma le condizioni drammatiche sul campo non ci consentono di lavorare", ha detto Jacopo Intini, uno degli italiani appena usciti dalla Striscia di Gaza, a Sergio Cipolla, il presidente della Ong 'Ciss' di Palermo. Con Intini ha lasciato Gaza anche la moglie, Amala Khayan, anche lei operatrice dell'organizzazione. "Ci ho parlato solo qualche istante perché la connessione non era buona - spiega Cipolla - Stanno bene, la loro uscita da Gaza è coincisa col bombardamento del campo di Jabalia che per noi è una importante sede di lavoro".

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