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Sanremo, vigile timbrò cartellino in slip: per lui reintegro e mega risarcimento

La Corte d’Appello di Genova ha stabilito che il Comune non solo dovrà riassumere Alberto Muraglia ma gli dovrà corrispondere circa 250mila (meno quanto percepito per lo svolgimento di altre attività lavorative in questi anni)

Alberto Muraglia, ex vigile di Sanremo, passò alla ribalta della cronaca perché immortalato dalle videocamere della Guardia di Finanza mentre timbrava il cartellino in mutande. Accusato di truffa e di infedele timbratura fu licenziato. Ora non solo dovrà essere reintegrato dal Comune, ma gli spetta, a titolo di risarcimento del danno, la retribuzione globale dal giorno del licenziamento a quello dell'effettiva reintegra, dedotto quanto percepito per lo svolgimento di altre attività lavorative. E' quanto stabilito dalla sezione lavoro della Corte d'Appello di Genova.

La sentenza di licenziamento - La Corte d'Appello di Genova ha accolto il ricorso di Muraglia contro la sentenza del 2016 del giudice del lavoro di Imperia che aveva confermato il licenziamento. Il vigile era finito a processo a seguito dell'operazione Stachanov della Guardia di Finanza sul presunto assenteismo dei dipendenti del Comune di Sanremo. L'indagine che lo ha coinvolto aveva portato nell’ottobre del 2015 agli arresti domiciliari di 43 persone, sotto inchiesta un’altra ottantina.

Il ricorso e il reintegro - Muraglia aveva subito impugnato la sentenza con successo. Anche nel procedimento penale, infatti,  i giudici avevano dato ragione all'ex vigile - che era stato assolto con formula piena sia in primo grado che dalla corte di Appello di Genova. Nonostante le assoluzioni, però, il Comune di Sanremo aveva respinto la successiva richiesta di riapertura del procedimento disciplinare, confermando il licenziamento. Assistito dai propri legali, Muraglia ha impugnato il provvedimento e ora dovrà essere reintegrato e risarcito.

Il risarcimento - Palazzo Bellevue dovrà corrispondergli anche "a titolo di risarcimento del danno la retribuzione globale di fatto dal giorno del licenziamento a quello dell’effettiva reintegra, dedotto quanto percepito per lo svolgimento di altre attività lavorative". Sono circa 250mila euro, meno gli importi guadagnati negli anni dall’ex vigile accusato di truffa e di infedele timbratura del cartellino, che aveva aperto un laboratorio come “tuttofare”.

"La fine di un incubo" - "E' la fine di un incubo", dice Muraglia a Repubblica: "Sono stati anni di grande sofferenza, in cui mi hanno sbattuto come un mostro sulle prime pagine di tutto il mondo in mutande, senza che io avessi fatto nulla. Sono otto anni che soffro senza aver fatto nulla di male". Ora il futuro di Muraglia è nelle sue stesse mani: è libero di scegliere se rientrare effettivamente al lavoro. Se rinuncerà al posto di lavoro, oltre agli indennizzi, dovrà accordarsi anche per una buonuscita.

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